NICOLA MARRA, A POSITANO MORTO PER INCIDENTE PRIMA DELLE 6. I RACCONTI

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Nicola quando è precipitato nel vallone, da un’altezza di circa una settantina di metri, è morto sul colpo. ai suoi genitori, Maria Teresa Incisetto ed Antonio Marra, resta ora solo questa triste consolazione: probabilmente il loro Nico non si è accorto di nulla. Il professore Pietro Tarsitano dell’Università Federico II di Napoli, che ha eseguito l’autopsia ieri sul corpo del 21enne napoletano deceduto la notte di Pasqua dopo una serata con gli amici nella discoteca Music on the Rocks di Positano, non ha dubbi. Durante l’esame peritale, che si è svolto ieri mattina presso l’obitorio dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, sarebbe anche stata stimata l’ora del decesso: tra le 4.30 e le 6 del mattino. Poco dopo, dunque, che il ragazzo avrebbe lasciato il locale che si trova sulla spiaggia della Costiera. Ma non solo. Anche tutti i segni ritrovati sul suo corpo sono compatibili con la caduta. Per conoscere invece lo stato alcolemico del ragazzo e capire se, oltre a bere abbia fatto anche uso di altre sostanze, la tossicologa Pascale Basilicata ha preso qualche giorno: il tempo necessario per analizzare il sangue prelevato. Nel pomeriggio di ieri, dunque, la salma è stata anche riconsegnata alla famiglia perché possa essere riportata a Napoli per l’estremo saluto. A stretto giro, una volta analizzate le informative dei carabinieri della compagnia di Amalfi, agli ordini del capitano Roberto Martina, e visionate le relazioni tecniche dei periti, la procura di Salerno (indaga il sostituto procuratore Federico Nesso con il coordinamento del procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale) potrebbe anche decidere di chiudere il fascicolo ed archiviare l’inchiesta come incidente. In queste ore, difatti, all’esame degli inquirenti, ci sono tutte le dichiarazioni rese dagli amici di Nicola e da quanti, quella notte, hanno avuto dei contatti con lui. Anche la comparazione dei racconti con le immagini acquisite dalle telecamere di sicurezza, non danno adito a fraintendimenti: Nicola si è allontanato da solo, poiché aveva bevuto diversi drink e – probabilmente – non si sentiva bene, potrebbe aver imboccato la stradina sbagliata e invece di raggiungere l’auto è salito verso il cimitero antico perdendo la strada. Potrebbe dunque essere sporto a causa di un conato di vomito e quindi aver perso l’equilibrio. E anche se il magistrato ipotizza, come titolo di reato, morte per conseguenza di altri delitto, gli inquirenti non hanno mai avuto dubbi che si sia trattato soltanto di un fatale e tragico incidente. Così come non hanno avuto dubbi che il ragazzo sia morto poco dopo aver lasciato i suoi amici, nel cuore della nottata. I suoi amici lo aspettavano vicino alla discoteca. Sono rimasti lì, fermi, per parecchio tempo. Una delle due ragazze che erano arrivate a Positano con lui era anche entrata all’interno del locale per riprendere il suo cellulare ritrovato da una dipendente della discoteca. Poi, un po’ la stanchezza, un po’ l’ora tarda, ha deciso – assieme all’amica che era con lei e che Nicola aveva conosciuto soltanto quella sera – di accettare l’invito di altri due amici che avevano preso in affitto una camera in zona per trascorrere in Costiera anche il giorno della pasquetta. La giovane – come ha dichiarato agli inquirenti – ha tenuto il cellulare in carica e acceso tutta la notte sperando in una telefonata di Nicola. Poi si è addormentata fino al mattino quando, dalle 8, ha iniziato a chiamare la madre del giovane, preoccupata per non averlo trovato nel suo letto. È stato allora che anche i ragazzi hanno iniziato ad agitarsi: quando hanno saputo che Nicola non aveva fatto rientro a Napoli. Di cui la corsa in centro a Positano, al parcheggio, dove la vettura del ragazzo era rimasta ferma. E l’allarme lanciato dalla famiglia ai carabinieri i quali, nonostante non fossero trascorse le ventiquattro ore previste dalla legge per dichiarare una persona scomparsa, visto quanto accaduto la notte precedente, hanno subito avviato le ricerche riuscendo, in poco più di 24 ore, a ritrovare il corpo senza vita di Nicola. Una tragedia che ha colpito tutti, anche i suoi amici. Nonostante il duro sfogo del padre Antonio. «Nessuno ha fermato mio figlio. Non si può morire così – ha commentato – Questa tragedia non ha senso. Voglio augurarmi che nessuno avrebbe potuto aiutare Nicola. Forse non hanno capito neanche gli amici. Se chi lo ha visto alterato in discoteca, chiunque, lo avesse fermato prendendolo a schiaffi, tutto questo non sarebbe successo». Di qui l’appello rivolto a tutti, giovani ed adulti: «Fate in modo che non muoiano altri ragazzi. Ai giovani dico: siate amici veri, non solo compagni di viaggio per la durata di un passaggio». «Nicola – sottolinea il padre – era un fiore di ragazzo, uno sportivo, cintura nera di karate. Andavamo a sciare assieme, amava viaggiare e studiare Giurisprudenza. Era sempre il primo a prendere l’iniziativa, non si fermava mai. Di una razionalità incredibile e di una grande sensibilità». Parole che toccano anche una delle due amiche che erano andate con Nicola a Positano. La ragazza, poco meno di vent’anni, di Pozzuoli, conosciuta da poco, appena un paio di settimane fa fino a domenica aveva pubblicato sulla sua bacheca facebook diversi post per chiedere notizie sulla scomparsa di Nico. Poi, una volta venuta a conoscenza di quanto accaduto, si è chiusa nel silenzio. È una delle ultime persone che ha visto il 21enne vivo. Ed è stata quella che ha preso con se il suo cellulare. La prima a ricevere la telefonata della madre e ad essere sentita dagli investigatori. «Ho già detto tutto quello che so ai carabinieri e ai familiari ha precisato garbatamente la giovane non mi interessa di dire altro. Lo conoscevo da poco ma per quel poco che ci siamo frequentati ho capito che era un ragazzo serio, premuroso, gentile e pieno di vita». Chi invece lancia accuse, cariche di rabbia, è il cugino di Nicola, anche lui residente a Pozzuoli. Era «un puro di cuore, buono e generoso che non meritava assolutamente di morire da solo – dice Simone Varriale – C’è poco da dire, avevano tutti bevuto troppo. Lui è stato lasciato andare via da solo. E hanno anche tardato ad avvisare. Non voglio incolpare nessuno, Nicola è morto per una disgrazia. Ma quasi sicuramente si poteva fare di più per evitarla. Sinceramente è già stato detto tanto su mio cugino, e credo sia ora che questo triste evento venga dimenticato e lasciato al dolore dei familiari». Fonte Il Mattino, Petronilla Carillo

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