CLEMENTE GALANO NEL LIBRETTO DI CARMINE BERTON AL CONVENTO DI SAN FRANCESWCO

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    DALL’ENCICLOPEDIA TRECCANI

    GalanoClemente. – Missionario teatino (Sorrento 1611 – Leopoli 1666). Fu inviato nei paesi dei Circassi e in Armenia (1636), dove rimase alcuni anni, e quindi a Costantinopoli(1640), ove aprì un collegio per gli Armeni e lavorò per l’unificazione della chiesa armena alla cattolica, finché, espulso dai Turchi, rientrò in Italia (1644). Dopo aver coperto varie cariche a Roma (al Collegio di Propaganda Fide e al Collegio Urbano), fu mandato in Polonia (1663), per trattare l’unione degli Armeni polacchi con Roma.

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    PADRE CLEMENTE GALANO
    NEL TERZO CENTENARIO DELLA SUA MORTE

    Con la felice coincidenza — mese ed anno — del millennio della
    Polonia cristiana, ricorre il terzo centenario della morte del celebre
    missionario teatino P. Clemente Galano che con il suo zelo per l’unione
    dei cristiani, e in specie per la sua opera verso gli Armeni, irraggiò
    splendida luce ecumenica nel regno di Polonia.
    Nato a Sorrento, professò nel convento dei Santi Apostoli di Napoli,
    il 25 febbraio 1628. Ardente di zelo missionario, appena sacerdote chiese
    e ottenne di recarsi nella Georgia, in quella missione che, pochi anni
    prima, aveva fondato il Padre Pietro Avitabile, lanciando per primo l’Ordine
    teatino sulle vie dell’evangelizzazione degli infedeli.
    Partito nel settembre 1636, insieme al Padre Francesco Maggio,
    giungeva a Gori, sede della missione, nel marzo 1637. Dalla Georgia
    passò nella Colchide, dove lavorò indefessamente per tre anni. Conoscitore
    della lingua turca, georgiana e colchide, egli, tuttavia, preferì dedicare
    le sue cure agli armeni molti dei quali, per varie circostanze storiche,
    si erano separati dalla comunione con la Sede romana. Perito, com’era
    della loro lingua, liturgia e costumi, egli riuscì a convertirne non
    pochi.
    Per meglio svolgere questa sua missione, fu, nel 1640, destinato a
    Costantinopoli, dove aprì un collegio per giovani armeni destinati al
    sacerdozio, componendo per il loro uso la prima grammatica della lingua
    armena e un trattato di logica. Datano da quell’epoca le sue prime decise
    trattative per l’unione degli armeni dissidenti con la Sede Apostolica. E
    il Patriarca Ciriaco di Eriva, che ammirava la dottrina e lo zelo del
    Galano, avrebbe condotto a termine l’unione se non glielo avesse impedito
    la morte.
    Non così la pensava, invece, il nuovo Patriarca David, il quale circui
    il teatino di una rete tale di intrighi e di persecuzioni da costringerlo
    ad abbandonare il terreno.
    Nel 1644 ritornava a Roma accompagnato da uno stuolo di discepoli
    e di dignitari greci e armeni, tra i quali il greco Cirillo, vescovo di
    Trebisonda, da luí convertito. Urbano VI II, che lo accolse, ebbe per lui
    e per la sua opera parole dí paterno incoraggiamento.
    Ritiratosi a S. Silvestro al Quirinale, fu maestro dei novizi e con«i
    Provincia di Lecce – Mediateca – Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO – Lecce
    temporaneamente professore degli alunni armeni del nuovo Collegio
    Urbano di Propaganda Fide. Intanto egli stava componendo la sua grande
    opera in due volumi sulla conciliazione della Chiesa Armena con la
    Chiesa Romana (1650-1661).
    Nel 1663 la Congregazione di Propaganda Fide lo mandava nella Polonia
    per preparare l’unione degli armeni di quel regno. Partito insieme
    col P. Luigi Pidou, suo allievo, ai primi di ottobre, per la via di Monaco
    di Baviera e Praga, giungeva a Varsavia il 17 aprile del successivo 1664.
    Con lettere commendatizie del Nunzio Pignatelli e della regina Maria
    Ludovica giunse il 1° maggio a Leopoli. Superando ardue difficoltà nonché
    la diffidenza del clero e del vescovo armeno Nicola Torosowicz, egli
    aprì, in quello stesso anno 1664, il Collegio Armeno di Leopoli, sebbene
    l’apertura ufficiale non dovesse avvenire che il 25 febbraio 1665. Per la
    scelta degli allievi e per la loro accurata formazione religiosa e culturale,
    il seminario era destinato a preparare la solida base per l’unione della
    nazione armena alla Sede Apostolica. A questo scopo l’attività del Galano
    si diffondeva anche nelle diverse parrocchie armene del regno. Ma la
    morte prematura del Galano, avvenuta il 14 maggio 1666, stroncava questa
    provvidenziale attività.
    Tuttavia l’eredità dello zelante teatino veniva accolta prima dal
    confratello P. Giuseppe Caracciolo e poi dai Padri Luigi Pidou e Francesco
    Bonesana. Nel 1679 il Nunzio Martelli poteva scrivere a Roma che
    la questione degli armeni procedeva assai bene, poiché quel vescovo non
    ordinava nessun nuovo sacerdote se non con l’approvazione del Prefetto
    del Collegio. L’unione, quindi, era praticamente raggiunta.
    Nello spirito ecumenico che, specie dopo il Concilio Vaticano II,
    anima la vita della Chiesa di Cristo, brilla di nuova luce l’opera svolta
    dal Galano e dai suoi confratelli nel regno della Polonia eroica.
    FRANCESCO ANDREU C. R.

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