Un napoletano su due con i Cinque Stelle. Il Pd crolla a Bagnoli e nell’area est ma vince a Chiaia. Posillipo al centrodestra

Ricchi e poveri, centro e periferie, quartieri borghesi e aree popolari. L’exploit dei Cinque Stelle a Napoli va oltre gli steccati azzerando idealmente le distanze tra le due città che da secoli convivono sotto lo stesso cielo. È un voto trasversale, animato da una voglia di cambiamento che si è saldata con il malessere sociale, la rabbia e il malcontento, sentimenti che da tempo i partiti tradizionali non riescono più ad intercettare e a cui non sanno dare risposte. Quando quello spazio viene lasciato libero, estremismi e populismi avanzano. Ma nella Napoli a Cinque Stelle c’è anche altro: ci sono professionisti, imprenditori, titolari di partite Iva che invocano una scossa e che hanno trovato nel formidabile quanto nichilistico strumento dei social network molte risposte (vere o false che siano) alla loro frustrazione. E poi c’è una quota, minoritaria per la verità, di coloro che hanno letto il programma di Grillo e Di Maio e lo hanno trovato condivisibile, ancorché di difficile realizzazione, soprattutto per ciò che riguarda le riforme in materia economica. È la fotografia che viene fuori analizzando i numeri della tornata elettorale che si è appena conclusa e che ha visto il M5S sfondare la soglia del 50 per cento. All’ombra del Vesuvio più di un cittadino su due ha messo la croce sulle cinque stelle dunque: per la precisione al Senato il 50,96, percentuale che alla Camera, dove votano anche gli elettori che hanno da 18 a 24 anni, sale al 52,44. Forza Italia tiene, prova a difendersi. Ma nel complesso la coalizione di centrodestra, che qui è monca del populismo della Lega, non regge il passo e capitola. «Ci saremmo aspettati di più dai nostri alleati», hanno detto a caldo i dirigenti del partito di Berlusconi. E in effetti se Forza Italia alla Camera ha raggiunto il 16,41 per cento e al Senato il 17,36 per cento, Fratelli d’Italia si è fermato in entrambi i rami del Parlamento sotto il 3 per cento. Male anche la quarta gamba, sotto l’un per cento. Paradossalmente cresce proprio la Lega, che nella capitale del Sud in cinque anni è passata da poco più di 600 preferenze a oltre 11.000. Non è stata premiata neppure la corsa solitaria di Liberi e Uguali, che racimola appena il 3 per cento. E poi c’è il Pd, che all’ombra de lVesuvio paga il conto di errori clamorosi (si ricorderà il pasticcio delle primarie 2016) e della guerra tra i capibastone, per effetto della quale il doveroso e fisiologico ricambio della classe dirigente è rimasto incompiuto. Ecco che qui i democrat non raggiungono neppure il 15 per cento, circa otto punti in meno della media nazionale: alle ultime Politiche erano al 25 per cento. Ma quella Napoli e quell’Italia non ci sono più. Lo si capisce subito osservando l’esito del voto nelle municipalità. Sì, perché nella zona orientale, che per decenni – tra fabbriche prima in piena attività e poi in dismissione – è stata la roccaforte rossa, capace di resistere anche all’avanzata di de Magistris e del suo movimento arancione, il M5S ha raggiunto percentuali bulgare: il 64 a Barra, il 61 a San Giovanni a Teduccio, il 60 a Ponticelli per quanto riguarda il Senato, mentre per la Camera si sale di un paio di punti. Voti strappati soprattutto al Pd, che si è fermato tra il 12 e il 15 per cento, superato persino dal centrodestra che con questa parte della città non ha mai avuto feeling. Da est a ovest il quadro non cambia: a Bagnoli, terreno del feroce scontro tra Renzi e de Magistris, i grillini sfiorano il 56 per cento alla Camera e lo superano al Senato mentre centrodestra e Pd sono inchiodati al 16-17 per cento. Veniamo all’area nord, dove pure l’affermazione dei Cinque Stelle è dirompente: a Scampia alla Camera sono al 65 per cento, a Secondigliano tra il 59 e il 60, a San Pietro a Patierno tra i l57 e il 59 a fronte di un Pd che crolla addirittura al 6 per cento. Se dalle periferie ci si avvicina al centro, i Cinque Stelle restano in testa ma i rapporti fra i tre blocchi diventano più equilibrati. Si guardi al quartiere San Giuseppe, nel centro storico, dove M5S, Pd e centrodestra hanno ottenuto rispettivamente il 35, il 26 e il 24; o al Vomero, che vede i grillini al 34, i democrat al 29 e il centrodestra al 22. Le uniche eccezioni a questo monopolio pentastellato sono rappresentate da Chiaia e Posillipo, i quartieri più ricchi e tradizionalmente contesi tra centrodestra e centrosinistra: e infatti a Chiaia la spunta il Pd (33 per cento contro il 30 del centrodestra e il 27 del M5S), a Posillipo prevalgono Forza Italia e i suoi alleati (34 contro il 29 del Pd e il 26 del M5S). Di fronte a questi numeri, al plurinominale sono sicuri solo i capilista di Pd e Forza Italia mentre nei collegi uninominali non c’è partita. A Napoli ce n’erano a disposizione sei, due al Senato e i restanti quattro alla Camera, tutti conquistati dai grillini. Gli eletti per Palazzo Madama sono il geologo Franco Ortolani e la senatrice uscente Paola Nugnes, che hanno sbaragliato la concorrenza di candidati radicati sul territorio come il sottosegretario alla Difesa uscente Gioacchino Alfano (centrosinistra), il presidente dell’associazione «Tutti a scuola» Toni Nocchetti (LeU), il consigliere regionale del Pd Antonio Marciano, il consigliere comunale di Forza Italia Salvatore Guangi. I deputati che rappresenteranno Napoli a Montecitorio, invece, sono l’uscente Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai, eletto a Fuorigrotta; la veterinaria Doriana Sarli, che al Vomero ha superato il favorito Paolo Siani, scelto dal Pd come candidato di punta della società civile; l’artista Raffaele Bruno, che si è imposto in un collegio difficile come Chiaia lasciandosi alle spalle la docente universitaria Caterina Miraglia (centrodestra) e il maestro di strada Marco Rossi Doria (Pd); infine nel collegio che va da Ponticelli a Scampia la prof pasionaria Rina De Lorenzo ha avuto la meglio sul deputato uscente Giovanni Palladino (Pd) e sul consigliere regionale di Fratelli d’Italia Luciano Passariello, coinvolto in campagna elettorale nell’inchiesta sulla Sma e sullo smaltimento dei rifiuti. Ma l’onda dei Cinque Stelle è andata oltre Napoli, travolgendo centrodestra e centrosinistra in tutti i collegi della provincia e della Campania (sono caduti persino Sandra Lonardo a Benevento e Giuseppe De Mita ad Ariano Irpino), con un’unica eccezione: ad Agropoli, feudo del deluchiano Franco Alfieri, l’uomo delle fritture di pesce, la vittoria è andata a Marzia Ferraioli (centrodestra) che libera al plurinominale un posto per il giornalista Gigi Casciello. Un risultato, quello all’ombra del Vesuvio, che – c’è da scommetterci – avrà importanti ripercussioni sul quadro politico campano. D’altronde le Europee sono vicine e alle Regionali mancano solo due anni. (Gerardo Ausiello – Il Mattino)

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