Taxi in sciopero a Napoli per la concorrenza sleale dei bus turistici e in Costiera amalfitana stanno a guardare

Taxi in sciopero a Napoli per la concorrenza sleale dei bus turistici e in Costiera amalfitana stanno a guardare . A Napoli hanno fatto sul serio, mentre in Costa d’ Amalfi, i bus turistici che invadono la S.S. 163 alimentando il traffico e ricevendo deroghe a gogò dagli organi preposti a Salerno nell’indifferenza dell’ANAS , la fanno da padrone.

A dire la verità qualche accenno a Positano, ma sopratutto per la tratta Amalfi – Ravello a Positanonews sono arrivate. Il Comune di Amalfi ha detto no alla sosta gratis, come la SITA, ma per il resto, la possibilità di fare andirivieni, facendosi beffa del divieto del doppio senso per i bus, la ricerca di clienti con i commessi on the road, le soste strategiche, sono fra le lamentele dei taxi che , fra l’altro, sono posti di lavoro nati dal territorio, mentre questi bus turistici vengono tutti da fuori , provincia di Napoli in genere. Partenza da Sorrento e poi via,  i taxi avevano contestato i City Seeghting, ma l’ultimo della sera è l’autobus del Vesuvio che si fa la tratta per Pompei fino ai tornanti della Divina , a volte abbiamo visto autisti che erano irritati dalla presenza delle auto dei residenti.. Insomma meglio che ce ne andiamo proprio da casa..

Scherzi a parte, anche se c’è poco da scherzare, perchè il lavoro dei taxi è serio e professionale ed è quello che ci vuole per il turismo di qualità , ma fra poco saremo invasi da bus turistici che oltre che fare, in parte, concorrenza, creano sopratutto disagio alla circolazione e alla qualità della vita. Tre ore per arrivare da Positano a Ravello non sono un buon biglietto da visita per il turismo d’eccellenza. Ecco cosa sta succedento a Napoli come ci descrive  Nico Falco de Il Mattino.

Il Comune afferma di non aver fornito le autorizzazioni, promette controlli sulle fermate e invita Regione e Città Metropolitana a non rilasciare permessi, le compagnie turistiche (che utilizzano per i visitatori servizi come Tramvia) ribattono che, loro, hanno già tutto quello di cui hanno bisogno grazie alla legge e che del placet di Palazzo San Giacomo non hanno bisogno. Eccolo qui, il grande interrogativo sulla concorrenza sleale che, ieri, ha portato allo sciopero dei taxi per l’intera giornata. Dalle 8 fino alle 22 i circa 2.800 tassisti di Napoli hanno incrociato le braccia. Niente auto bianche in stazione, al porto, all’aeroporto e nei vari stalli disposti lungo le strade cittadine: servizio bloccato, in attesa di una risposta da parte del Comune. Che, però, alla fine non è arrivata: la manifestazione, col conseguente presidio in attesa dei delegati che per oltre tre ore sono rimasti a Palazzo San Giacomo, si è chiusa con un nulla di fatto. Nel verbale di riunione si legge che per quelle linee, «autorizzate ai sensi della legge regionale 3/2002 della Regione Campania con decreti del Dipartimento delle Politiche territoriali e dalla Città Metropolitana con determine dirigenziali», «il Comune di Napoli non ha mai formalmente autorizzato le fermate in ambito urbano e per questo sono stati attivati tutti i controlli e le conseguenti attività da parte della polizia municipale». Quindi, si ritorna oggi: stamattina i rappresentanti di alcune sigle sindacali saranno di nuovo ricevuti al Comune. La protesta era stata già anticipata mercoledì, quando i tassisti avevano inscenato una serie di assemblee spontanee all’aeroporto di Capodichino, al Porto e alla Stazione Centrale e c’era stato un presidio davanti Palazzo San Giacomo. Erano stati registrati momenti di tensione con la polizia municipale, intervenuta per monitorare la situazione, ed alcuni tassisti gli stessi colleghi avevano impedito di caricare clienti. Ieri, invece, lo sciopero. In circa 400 hanno sfilato lungo le vie del centro cittadino, attraversando il corso Umberto, via Medina e sono arrivati in piazza Municipio, dove hanno organizzato un nuovo sit-in. Una delegazione di rappresentanza è stata ricevuta intorno alle 13 ed è rimata dentro per quasi tre ore. La protesta ha causato una serie di disservizi in tutta la città. A Capodichino il personale della Gesac ha indirizzato i viaggiatori verso gli Alibus, ottenendo anche un aumento del numero di corse verso il centro. Nel resto della città i passeggeri hanno dovuto correre ai ripari affollandosi sulle fermate degli autobus o riversandosi sulle banchine di Cumana e Metropolitana. I disagi più pesanti, però, non li hanno subìti i cittadini ma quelli che erano in città per lavoro o per turismo. Se chi abita a Napoli può, in un modo o nell’altro, trovare comunque una alternativa, lo stesso discorso non vale per chi ha esigenze particolari o della città conosce poco o nulla. E, ieri, non erano pochi. Con l’apertura della Borsa Mediterranea del Turismo, prevista per oggi, ieri in città sono arrivati gli operatori turistici provenienti da numerosi paesi stranieri. All’arrivo in piazza Garibaldi, o a Capodichino, la stessa sorpresa: niente taxi e la necessità di trovare un mezzo alternativo per arrivare alla zona degli alberghi. Intanto, davanti al Comune di Napoli, un centinaio di tassisti si sono trattenuti fino al tardo pomeriggio in attesa della delegazione ricevuta. I punti su cui battono sono principalmente tre. Il primo è quello della concorrenza sleale, con riferimento ai bus turistici che, effettuando corse da e per la provincia, stanno effettuando fermate anche all’interno del suolo napoletano, a loro dire senza alcuna autorizzazione che lo permetta; le stesse società, aggiungono, vengono pubblicizzate con paline e cartellonistiche e anche questo va a discapito dei tassisti, che invece non hanno la stessa visibilità. Seconda questione, quella del piano viabilità: con l’attuale mole di traffico che si registra ogni giorno a Napoli, spiegano, e considerando che non esistono corsie preferenziali, ogni taxi rimane imbottigliato anche un paio d’ore e con questi ritmi è impossibile offrire le tariffe predeterminate che sono state concordate anche dai loro stessi rappresentanti sindacali. Terzo punto, la app: «Esiste un nostro progetto presentato al Comune da anni ma che non viene mai realizzato – spiega uno dei tassisti in sciopero – e che permetterebbe, tramite una applicazione, di prenotare le corse col cellulare. Ne usufruirebbero i tassisti che non sono legati a servizi radio e che non possono contare sulle colonnine, quasi tutte non funzionanti, e anche il Comune, che gestirebbe l’applicazione e ne incasserebbe il canone».

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