Secondo Amalfitano ricorda così “mastu Nicola” Pagano

Secondo Amalfitano ricorda attraverso Facebook, con affetto, lo scomparso Nicola Pagano, mastro muratore molto conosciuto per il suo lavoro nell’edilizia a Ravello e in Costiera Amalfitana.

“Con “mastu Nicol” ci sono cresciuto e con la sua famiglia ho condiviso mille momenti bellissimi. I ricordi sono tanti, troppi, ma qualcuno può servire a farci conoscere meglio l’uomo è il maestro.
I primi lavori importanti a casa nostra furono eseguiti da lui e costarono almeno la metà del valore corrente del mercato ravellese. Il saldo era stato pattuito a rate; al termine dei lavori mio padre pretese di sottoscrivere un impegno formale per il suo debito; mastu Nicol faceva resistenza è quasi si sentiva offeso. L’impegno fu sottoscritto; prima che il debito fosse del tutto saldato mio padre morì. Mille volte Nicola mi ha ricordato quel particolare concludendo sempre: che uomo preciso, aveva ragione lui. Venne a Salerno a fare visita a mio padre morente, e per il ritorno doveva salire a piedi da Minori a Ravello; incominciò a piovere e mio padre mi disse di dare il mio ombrello a Nicola; io ero restio perché al mattino successivo dovevo raggiungere il liceo di Amalfi: ebbi da mio padre una delle tante lezioni di vita. Nicola me lo ha ripetuto all’infinito: “ti ho detto di dargli l’ombrello, che uomo preciso”! Ma mastu Nicola è stato così con tutti, umile, mite, preciso, ma fermo e costante. Ottima guida per i nostri monti, era solito al termine della giornata lavorativa andare in montagna, ma anche accompagnare i tanti amici che glielo chiedevano, in specie il maestro LORENZO Imperato, Fernando Gambardella, e il mitico “prof Bartelemy” come lo chiamava Nicola; questi, naturalista francese, proprietario del palazzetto che domina il borgo Casa Rossa , si dilungava con il Maestro in spiegazioni geologico-naturalistiche e Nicola era entusiasta e felice quando mi interrogava facendo sfoggio del suo sapere. Mi è stato sempre vicino nel mio cammino amministrativo e mi ha dato sempre forza per andare avanti; sono stato a trovarlo due settimane fa e mi ha colpito la luce dei suoi occhi: segnati dalla malattia ma felici di poter parlare con me per ricordare fatti e chiedermi assicurazioni su piccole questioni che lo assillavano. Un piccolo gesto da parte mia, niente in confronto di quei tanti gesti che lui ha avuto per me, ma lui era anche questo: un uomo che si accontentava del poco, anzi del nulla per lui, perché l’unico scopo della sua vita era la famiglia, la moglie Nanninella, i figli e gli amici nei quali credeva ciecamente. Buon viaggio mastu Nicò, che tu possa innestare anche sulle montagne del paradiso, come hai fatto sui monti Lattari, le piante di “calavrice” con il melo, affinché il viandante possa trovare sollievo in montagna per la sua sete e fame.”

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