Salerno. Folla e lacrime ai funerali di Gianpiero Naddeo. La sciarpa granata sulla bara

Il cielo non ha smesso di piangere neanche per un attimo. Come tutte le persone accorse per tributare l’ultimo saluto a Naddaca, il gigante buono che si è tolto la vita venerdì lanciandosi nel vuoto. Gianpiero Naddeo era avvocato, amico, tifoso, zio, fratello, figlio, confidente. Questo e molto altro per le centinaia di persone che si sono strette attorno a una famiglia dilaniata dal dolore. A rompere il silenzio surreale di ieri mattina c’erano solo singhiozzi ricacciati in gola a fatica, occhi senza sonno e inondati di lacrime, qualche rara e d incontenibile esplosione di dolore, la pioggia fitta sugli ombrelli che hanno invaso piazza Portanova, l’imbocco di via dei Mercanti e lo slargo davanti alla chiesa del Crocifisso dove Salerno ha salutato quell’omone buono ed inaspettatamente fragile. Gli ombrelli, le uniche macchie di colore in una giornata nera. Nera come solo il dolore per una scomparsa inattesa e prematura può essere. Sul feretro di legno chiaro c’erano la sua maglia da portiere, la sciarpa della Salernitana e un ramoscello d’ulivo in segno di pace e riconciliazione. Il corteo funebre è partito dallo stabile di via Porta Elina alle 10.30 in punto. Percorsi i pochi metri che separano il luogo terribile dove il ricordo di Gianpiero resterà per sempre, le spoglie mortali di Naddaca sono state accolte in chiesa con un commosso applauso. A presiedere la funzione religiosa Monsignor Giovanni Lancellotti. «Il Signore avrà infinita misericordia verso di lui perché non giudica ma guarda nel cuore delle persone – ha esordito il sacerdote – Il nostro cuore è affranto dal dolore ma è pieno della misericordia di Cristo. Il turbamento di Gesù è uguale a quello dell’uomo che sa di essere vicino alla sua ora. Bisogna amare la vita, predisporsi ad essa e preoccuparsi di viverla con lo sguardo rivolto a Dio. Ognuno, poi, reagisce a modo proprio, talvolta facendo fatica a riferirsi all’insegnamento di Cristo». Poi l’accenno alle circostanze in cui sarebbe maturato l’ultimo, sconsiderato, atto dell’avvocato che prima di lanciarsi dalla casa paterna ha lasciato poche righe ai propri cari. «Non entriamo nel merito delle riflessioni terrene, non perdiamoci a ricercare responsabilità – avverte il sacerdote – Ognuno di noi si presenti, con la propria coscienza, davanti a Dio. Prendiamo atto della fragilità umana ed impariamo la lezione. Il dolore si cura con il bene e l’amore. Oggi questo mondo sta manifestando a Gianpiero affetto e stima, lo accompagniamo nel suo ultimo viaggio. È quello che ha bisogno di maggiore sostegno». Prima di lasciare la chiesa per dirigersi, per l’ultima volta, nell’amata piazza Portanova, Corrado ha voluto rivolgere un pensiero all’amato fratello: «Qui e adesso siamo uniti e in pace per te. Un figlio, un fratello, un amico e un compagno speciale che si è fatto amare per tutta la vita. La tua vita terrena, votata ad amare il tuo prossimo, ti ha prosciugato di tutto l’affetto che, generosamente, ci hai voluto donare. Non basterà una vita per restituirti quello che ci hai voluto donare e che meriti. Ti sei voluto donare non ricevendo mai abbastanza per quello che sei riuscito a dare. Ci lasci in una valle di lacrime ma pieni di gioia per quello che quotidianamente ci hai voluto instillare. Oggi ci ritroviamo stretti intorno a te, esattamente come volevi tu, ti accompagniamo nel posto dove volevi tornare: tra le braccia di mamma. Per te, Giampiero, amore mio, fratello mio, queste parole sono per te». Poi il corteo si è spostato a Portanova dove il feretro ha stazionato circa un’ora per dare modo a tutte le persone accorse di dedicare un pensiero ed un saluto a Gianpiero. Fermo, in eterno, in quel luogo che l’ha visto ragazzo e poi uomo. Presenza gioiosa e rassicurante per gli altri. Fino a venerdì, quando il dolore è stato più forte di tutto il resto. (Carmen Incisivo – Il Mattino)

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