Omicidio Ilaria Dilillo. Il caso dell’attore Domenico Diele, udienze «blindate» dopo le minacce

La procura generale e la presidenza del tribunale hanno chiesto al gup Piero Indinnimeo di redigere, di concerto con gli avvocati delle difese, un calendario puntuale delle udienze a carico dell’attore Domenico Diele accusato di omicidio stradale aggravato per la morte della salernitana Ilaria Dilillo. Dopo la segnalazione dell’avvocato Giuseppe Montanara, membro del collegio difensivo dell’indagato, inoltrata all’ufficio del gup per denunciare minacce e ingiurie rivolte all’attore, all’avvocato Ivan Nigro e al giudice Indinnimeo da parte di «sedicenti amiche» della vittima, le massime autorità della giustizia salernitana stanno pensando di rafforzare le misure di controllo in vista del processo. E tutto questo per consentire a Diele e alla sua famiglia di poter accedere liberamente al palazzo di giustizia senza essere apostrofati con frasi come quelle pronunciate l’ultima volta: «Assassino, assassino» e «Vergogna bastardi». Intanto la segnalazione è giunta anche sul tavolo degli investigatori che stanno verificando anche le minacce scritte sui social. Come quella in cui si annuncia: «La giustizia la faremo noi…» e «Sei solo un rigurgito tu, chi ti difende e chi ti permette questo». Parole che amiche di Ilaria hanno molto ridimensionato in una intervista, facendo rientrare il tutto soltanto in uno sfogo di dolore. La prossima udienza si terrà il 12 marzo ma l’indagato non verrà. E, a questo punto, verrà anche redatto il calendario di tutti i prossimi incontri. In quell’occasione saranno soltanto ufficialmente conferiti gli incarichi peritali disposti dal giudice per l’udienza preliminare e affidati al medico legale Antonello Crisci e all’ingegnere Alessandro Lima. Il magistrato, che intende chiudere il procedimento in tempi ragionevoli, potrebbe anche chiedere ai due periti di stringere i tempi e consegnare gli accertamenti nel giro massimo di trenta giorni. In pratica il gup ha chiesto spiegazioni ai due periti per capire quale fosse l’effettivo stato di alterazione psicofisica del giovane al momento dell’incidente e quindi di valutare le sue capacità cognitive ma, soprattutto, di legarli ai tempi di attivazione del sistema frenante dell’automobile. Insomma, il punto è verificare quale sia stata la reazione umana nel frenare alla luce anche della velocità dell’auto in quel momento. Diele, nel corso dell’ultima udienza, ha difatti ribadito quanto già dichiarato in sede di indagini preliminari, ovvero che «Mi sono distratto, stavo cambiando il cd. Poi quando ho visto lo scooter ho frenato. Ho sentito l’impatto, gli airbag si sono aperti, non ho visto più nulla. Allora mi sono fermato. Ho messo le quattro frecce e sono sceso… Ma secondo lei, se avevo preso droga avevo la lucidità di pensare ad accendere le quattro frecce?». Di qui la necessità di accertare l’effettiva sussistenza dello stato di alterazione – del tutto distinto dalla prova di assunzione di droga – e combinare questi dati al fattore tecnico relativo ai tempi di frenata della sua Audi. Due dunque i quesiti posti ai due professionisti: se i tempi di reazione di Diele (tenuto conto della consulenza tossicologica delle parti, della modalità dell’incidente, dei verbali di polizia e dei testimoni) siano «agganciabili» al suo stato di alterazione; quindi di verificare il tempo di reazione all’urto tenendo conto anche dell’incidente e dei tempi meccanici di attivazione del sistema frenante. (Petronilla Carillo – Il Mattino)

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