Influenza, si teme un altro picco a causa del gelo. I casi in Campania sono stati 700.000, il 60% in età infantile

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Influenza, calano i casi ma si teme una coda epidemica dovuta al gelo. Dopo il picco registrato a metà gennaio la curva inizia a calare. Ma medici e pediatri sono ancora allertati. L’influenza, infatti, continua a costringere a letto migliaia di persone con febbre alta, sintomi respiratori e in qualche caso problemi all’intestino e allo stomaco. Intanto si iniziano a tirare le somme di una stagione che ha messo a dura prova la tenuta dei presidi territoriali e dei pronto soccorso. Al giro di boa dell’ottava settimana del 2018, il numero di casi di influenza registrati in Italia dall’inizio dell’epidemia sfiora i 7,5 milioni di cui circa 700.000 in Campania. Casi concentrati per il 60% nelle fasce di età pediatrica. L’influenza quest’anno non ha risparmiato i giovani adulti con alcune forme molto aggressive soprattutto nella platea dei non vaccinati. «Sono almeno 15 le persone, giovani adulti senza altri apparenti fattori di rischio, che abbiamo ricoverato quest’anno in rianimazione per le complicazioni polmonari sviluppate a seguito dell’infezione influenzale – avverte Fiorella Paladino, responsabile del reparto di Osservazione breve del Cardarelli. Abbiamo per la prima volta sviluppato una collaborazione con l’azienda ospedaliera Cotugno, non solo per l’invio rapido al presidio specialistico dei casi di sospette meningiti, ma anche per la diagnosi rapida con un test e un tampone nasale cui si associa, in caso di positività, una terapia con antivirali». Al Cardarelli è stata dunque utilizzata una piccola scorta di kit forniti dal Cotugno per un nuovo test rapido, estremamente sensibile, per la determinazione qualitativa del virus dell’influenza A o B. «Un test – avverte Carlo Tascini, primario di emergenze infettivologiche al Cotugno – capace di dare risposte su campione da tampone nasofaringeo, da tampone faringeo o da muco aspirato, sensibile ai vari sottotipi dell’influenza A (tra cui H1N1), che distingue tra A e B e che rileva il virus a distanza di 24-48 ore dall’insorgenza dei sintomi in 10 minuti rispetto ai 3-10 giorni necessari per il risultato con coltura». Un lavoro costante cui si è affiancato quello del laboratorio di virologia e batteriologia dell’azienda dei Colli guidato da Luigi Atripaldi, attivo anche nei casi di sospetta meningite. Qui dal 1° gennaio di quest’anno all’8 febbraio scorso sono state effettuate 134 indagini multiple su 98 campioni di liquor e 36 campioni di sangue intero per la ricerca degli agenti della meningite. Di questi ultimi 31 riguardavano ricerche da campioni di emocoltura risultati positivi. Da tutte queste analisi sono stati identificati 9 casi di meningococco (Neisseria della meningite), 9 di Streptococcus pneumoniae e un caso rispettivamente di Listeria monocitogenes, Herpessimplex, Varicella, Enterovirus e Klebsiella Pneumoniae. Sui 9 casi di meningococco è stata approfondita anche la ricerca del siero gruppo, importante ai fini epidemiologici. Sono risultati un caso di meningococco B, 3 di tipo C, 3 di gruppo Y e 2 di gruppo W135 (questi entrambi rilevati a Ischia). In effetti la mancanza di una prevalenza allo stato tende ad escludere focolai di rischio epidemico. «Condizioni che comunque – sottolinea Fiorentino Fragranza, responsabile della rianimazione del Cotugno – consigliano da un lato la massima attenzione in pronto soccorso e dall’altro l’aumento le coperture vaccinali come sta avvenendo». «Particolare attenzione – spiega Carolina Rescigno, dirigente della infettivologia del Cotugno – va posta alle encefaliti e meningiti del bambino. Il corretto e precoce riconoscimento dei segni clinici, l’esecuzione rapida della terapia cortisonica e antibiotica in qualsiasi pronto soccorso e l’invio rapido al centro di riferimento per l’attuazione del percorso diagnostico terapeutico (tac cranio, puntura lombare, rianimazione) scandiscono il successo terapeutico. Anche la presenza di una sola petecchia sulla cute (macchie cutanee rossastre) deve essere considerato un segno promonitore di un possibile innesco di una risposta infiammatoria sistemica e coagulativa rapida e progressiva che può portare al quadro quasi sempre irreversibile della coagulazione intravasale disseminata (Cid) e quindi morte». Non meno intensa è stata l’attività del laboratorio dell’azienda dei Colli sul fronte dell’influenza: dal 1° dicembre del 2017 al 28 febbraio scorso sono state effettuate indagini molecolari su circa 437 campioni per virus respiratori. (Ettore Mautone – Il Mattino)

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