Il giudice Mario Pagano, accusato di corruzione, resta ai domiciliari. Il pm rinuncia al ricorso per la detenzione in carcere

La Procura rinuncia alla richiesta di misura cautelare in carcere per il giudice Mario Pagano che rimane agli arresti domiciliari. Così come ha rinunciato all’appello (per un aggravamento delle misure) per gli altri indagati: gli imprenditori Luigi Celestre Angrisani (difeso dall’avvocato Silverio Sica) e Roberto Leone (ora con divieto di dimora dove hanno sede le loro attività) e il commercialista Antonio Piluso (difeso dall’avvocato Michele Tedesco e con obbligo di dimora) per i quali era stato chiesto l’arresto e, ancora, per gli imprenditori Eugenio Rainone (difeso dagli avvocati Giovanni Annunziata e Alessandro Diddi) e Giacomo Sessa (che rimangono indagati a piede libero). L’unico appello rimasto e che si discuterà il prossimo 24 maggio, davanti ai giudici del Riesame del tribunale di Napoli, è quello a carico di Carmine Pagano (difeso dall’avvocato Pino Buongiorno), fratello del giudice e sindaco di Roccapiemonte: per quest’ultimo, indagato a piede libero nell’inchiesta sulle presunte sentenze pilotate, i pm hanno chiesto i domiciliari. Rimane in piedi anche l’appello sulle società interessate alle sentenze «compiacenti» (secondo le accuse), con la richiesta della misura interdittiva dell’attività per le case di cura Angrisani-Villa dei Fiori e Materdomini-Villa Silvia e per le società Costruzioni generali Rainone e Royal Trophy. Intanto le indagini continuano (notificata nelle scorse settimane la proroga) per chiarire, evidentemente, altri punti dell’inchiesta ed esaminare tutto il materiale raccolto durante le perquisizioni effettuate lo scorso mese di dicembre quando sono state emesse alcune misure cautelari. Intanto per il giudice Mario Pagano (difeso dall’avvocato Claudio Botti) e il funzionario di cancelleria Nicola Montone (difeso dall’avvocato Francesco Saverio Dambrosio) è stato disposto il giudizio immediato: la prima udienza, davanti alla prima sezione del tribunale partenopeo, è per il prossimo 16 aprile. Al magistrato salernitano, giudice civile a Salerno nonché giudice tributario, vengono contestati alcuni episodi di corruzione in atti giudiziari nonché l’accusa di truffa e falso: secondo la ricostruzione della procura partenopea, Mario Pagano avrebbe garantito «esito favorevole nelle cause civili in cui erano coinvolti imprenditori ai quali era legato da consolidati rapporti di amicizia». Per gli inquirenti, il giudice – in cambio del suo impegno affinché le cause relative ad imprenditori amici fossero assegnate a lui e garantire così un esito favorevole a questi ultimi – avrebbe ricevuto regali (orologi come Rolex, Submariner, Breguet) e spesso somme di denaro a beneficio della società Polisportiva Rocchese della quale Pagano sarebbe responsabile diretto e tramite congiunti (come il fratello Carmine). E ancora, in altri casi, forniture varie (come cucine e climatizzatori) a beneficio di un agriturismo a Roccapiemone riferibile allo stesso magistrato, ritenuto quale contitolare di fatto della Eremo proprietaria della struttura: società che avrebbe ricevuto un finanziamento di 300.000 euro a fondo perduto e che gli inquirenti ritengono un’operazione truffaldina in quanto sarebbero emerse operazioni fittizie con l’apparente costituzione del capitale sociale e false fatture relative all’acquisto di materiali e forniture. L’inchiesta a carico del magistrato iniziò quando, durante l’ascolto di intercettazioni relative ad altro (2016), si fece riferimento a sentenze aggiustate da parte di un giudice del Tribunale di Salerno. Dopo pochi mesi l’abitazione di Pagano venne perquisita e da allora il lavoro degli inquirenti non si è fermato portando ai provvedimenti di dicembre scorso che hanno coinvolto anche altre persone. E cioè i domiciliari per Mario Pagano e per il funzionario di cancelleria Nicola Montone; il divieto di dimora, dove hanno sede legale ed operativa le rispettive società, per gli imprenditori Luigi Celestre Angrisani, Leone Roberto, Riccardo De Falco e Fabrizio Di Giura (i presunti soggetti corruttori) e l’obbligo di dimora nel comune di residenza per il commercialista salernitano Antonio Piluso. (Angela Trocini – Il Mattino)

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