Da Positano a Ravello, ecco come i Comuni della Costiera Amalfitana reinvestono gli introiti della tassa di soggiorno

Più informazioni su

Considerato fino a qualche anno fa un balzello che rischiava di penalizzare le realtà imprenditoriali, oggi la tassa di soggiorno in Costiera Amalfitana la applicano tutti i comuni. Dai più piccoli ai più grandi. E anche l’ultima sacca di resistenza ha ceduto. A Positano, dove il sindaco Michele De Lucia, da sempre ostile al balzello perché considerato un aggravio ulteriore sui turisti, si è visto costretto a introdurlo non tanto per l’esigenza di fare cassa ma di introitare nuova linfa per fronteggiare le spese che il comune dovrà sostenere dopo l’alluvione dei mesi scorsi ma più in particolare per mettere finalmente a reddito gli scavi della villa romana e offrire la fruibilità di un sito archeologico di inestimabile valore. Comunque sia, fino a dicembre, dei tre comuni più gettonati della Costiera, la tassa di soggiorno si applicava solo a Ravello e Amalfi che pure visse qualche momento di impasse intorno all’opportunità di stabilire i criteri dell’imposta. Istituito alla fine del 2014 il balzello, che si applica da aprile a novembre, anche lo scorso anno avrebbe prodotto un gettito che si aggira intorno ai 750.000 euro. Una cifra maturata per effetto degli importi (5 euro a persona per gli alberghi 5 stelle, 3 euro a persona in quelli a 4 stelle e 1,5 euro a persona per le restanti tipologie alberghiere e per quelle extralberghiere) previsti dal regolamento varato dalla precedente amministrazione comunale ma anche della notevole richiesta di viaggiatori che per l’anno in corso dovrebbe registrare un ulteriore incremento ipotizzato sul +4%. E su queste cifre viaggerà certamente anche Positano, quando alla fine del 2018 si tireranno le somme per effetto dell’istituzione del balzello (si va dai 5 euro al giorno per i super lusso a 1,5 euro per B&B e affittacamere) che sarà in vigore da aprile a ottobre. Un importo sostanzioso quello di Amalfi garantito dal gettito legato al soggiorno dei turisti che il comune monitora attraverso un software di gestione che consente a tutte le attività ricettive, da remoto, di fornire i dati in tempo reale. Il controllo è invece in capo agli uffici tributi che finora non hanno registrato particolari discrasie. Analoga procedura avviene anche a Ravello dove il comune può contare su un introito di poco sotto il mezzo milione di euro. La novità introdotta lo scorso anno nella citta della musica è stata la modifica del regolamento con l’abolizione del balzello durante il periodo invernale. E mentre Ravello si adegua (così come Amalfi) al solo periodo di alta stagione, a Maiori – dove in bilancio vi è una previsione di incasso di circa 150.000 euro – l’imposta di soggiorno viene applicata solo da giugno a settembre. Quest’estate però si è vissuto qualche momento di tensione tra albergatori e amministratori per effetto di una cosiddetta «manovrina» con cui venne reintrodotta l’imposizione giornaliera per ciascun pernottamento. Tra i più bassi in assoluto sono i costi applicati a Minori (1,5 euro per gli alberghi a 4 stelle, 1 euro per il resto delle categorie e 0,5 euro per le strutture extralberghiere) con un introito per il comune di circa 100.000 euro. Tassa di soggiorno dal luglio scorso anche ad Atrani, dopo che per il 2016 il piccolo borgo della Costiera si era visto negare l’applicazione del balzello dal ministero dell’economia che sospese l’efficacia delle delibere comunali. Dall’8 luglio del 2017 chi vorrà soggiornare ad Atrani dovrà pagare la tassa di soggiorno: 2,00 euro a persona al giorno per chi pernotta nelle strutture alberghiere e 1,5 euro a persona al giorno per chi pernotta in strutture ricettive extralberghiere. Oltre alle due tipologie ricettive sopraindicate, dovranno versare la tassa di soggiorno anche le persone che pernottano in alloggi extralberghieri gestiti da agenzie di intermediazione immobiliare e simili. (Mario Amodio – Il Mattino)

Più informazioni su

Commenti

Translate »