Cava de Tirreni, incendio al bar Rosa di FANPAGE svolta nelle indagini

Cava de’ Tirreni. Continuano le indagini sull’incendio al bar Rosa nella centralissima Via Atenolfi, gestito fino a quindici giorni fa dalla famiglia del giornalista di Fanpage Carmine Benincasa, collaboratore dell’ormai nota inchiesta Bloody Money che vede coinvolto l’ex assessore comunale Roberto De Luca, figlio dell’ex sindaco di Salerno ora presidente della Regione Campania. Restano ancora avvolte nel giallo le cause del rogo. Al momento, i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore e della tenenza non si sbilanciano. Ma sotto il cumulo di ceneri che ora ricopre il marciapiede del locale si nascondono tante dubbi ed ipotesi, riporta Simona Chiariello su Il Mattino. Da Venezia, dove si trova per motivi di lavoro, il freelance cavese di Fanpage nega di aver ricevuto alcun tipo di intimidazione o minaccia che in qualche modo possa essere collegata all’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti. «Ho appreso la notizia dal telefono spiega – No, non ho ricevuto alcuna intimidazione e minaccia».

Dal sito Fanpage viene espressa solidarietà a Benincas. Da Fanpage si parla addirittura di un secondo episodio, citando il fatto accaduto venerdì scorso a Napoli quando un incendio aveva danneggiato la porta blindata di un’abitazione in via Sedile di Porto dove vive la cognata di Francesco Piccinini, direttore del giornale web FanPage.

L’attenzione degli investigatori resta alta. Ma al vaglio degli inquirenti ci sono anche altre ipotesi. E così in queste ore hanno passato al setaccio la «storia» del negozio che ospitava il bar Rosa. A quanto si apprende da circa due settimane avevano aperto in un altro locale un negozio di prodotti biologici, l’attività era stata bloccata da un fermo giudiziario, complice un lungo contenzioso in corso con la proprietà. I proprietari del negozio, d’origini sudafricane, per bocca del loro legale, l’avvocato Alfonso Senatore, hanno annunciato di voler vederci chiaro sulla vicenda ed appurare se si è trattato di un incendio doloso. Elementi utili potrebbero saltare fuori dalle immagini delle telecamere in funzione all’ingresso del bar. «Se è doloso potrebbe saltare fuori qualcosa. C’era uno sfratto moroso in corso spiega l’avvocato Senatore – Noi siamo sicuri che non si sia trattato di un attentato. Gli inquirenti parlano di incendio». Di tenore opposto la versione degli ex gestori che parlano di una causa vinta in due gradi di giudizio per un fitto raddoppiato per il quale sono in attesa di un risarcimento.

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