Scavi di Stabiae continueranno ma dovranno sparire gli abusi

Castellammare. Il sito di Stabia tornerà a essere una priorità. È questo l’obiettivo del Soprintendente Massimo Osanna che per il 2018 ha fissato le linee guida principali che porteranno al definitivo rilancio dell’area archeologica di Varano. Un’azione che si concentrerà, in particolare, sulla messa in sicurezza dell’area scavata e il contrasto all’abusivismo ampiamente diffuso sul […]

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Castellammare. Il sito di Stabia tornerà a essere una priorità. È questo l’obiettivo del Soprintendente Massimo Osanna che per il 2018 ha fissato le linee guida principali che porteranno al definitivo rilancio dell’area archeologica di Varano. Un’azione che si concentrerà, in particolare, sulla messa in sicurezza dell’area scavata e il contrasto all’abusivismo ampiamente diffuso sul pianoro, passando per la realizzazione del Museo di Quisisana e l’avvio di una nuova stagione di indagini archeologiche in sinergia con i principali poli universitari italiani e campani.
Intanto, però, Stabia cade a pezzi. A dicembre è bastato un nubifragio per far crollare la tettoia di Villa Arianna. Si fronteggerà questa emergenza?
«Ora che le criticità di Pompei si sono mitigate, quest’anno è intenzione della Soprintendenza dedicarsi alla gestione dei siti cosiddetti minori. Abbiamo un progetto finalizzato alla risistemazione delle coperture, non più adeguate, mediante l’utilizzo di materiali di ultima generazione. Ovviamente dobbiamo sempre tenere presente la necessità di conciliare la funzionalità con il rispetto del paesaggio. Il problema vero è l’abusivismo edilizio che soffoca la collina di Varano».
È abusivo anche un fabbricato di recente costruzione che si trova a poche centinaia di metri da Villa San Marco. Che cosa è successo lì? Non potevate non vedere.
«Premesso che il paesaggio intorno alle ville deve essere riqualificato, è opportuno però sottolineare che la Soprintendenza di Pompei non c’entra nulla con il rilascio delle autorizzazioni. C’è stata una leggerezza dell’allora Soprintendenza dell’area metropolitana di Napoli, che espresse un parere favorevole alla costruzione basato solo sull’impatto paesaggistico e non sulla presenza nelle vicinanze di un importante sito archeologico. Come Soprintendenza, da anni, stiamo conducendo una battaglia per la bonifica dell’area di Varano. E in questo aspettiamo un segnale forte dal Comune di Castellammare».
A quale segnale si riferisce?
«Gli abusi devono essere abbattuti. Sia quelli realizzati in area di vincolo diretto, sia quelli sottoposti a vincolo indiretto».
Con il Comune di Castellammare ci sono state frizioni anche sul capitolo che riguarda il Museo da realizzare nella Reggia di Quisisana. A che punto è il progetto?
«Dopo il mio intervento affidato ai media pochi mesi fa, e un successivo scambio di battute con l’amministrazione comunale, ho notato un’accelerazione seguita a una nota ufficiale che il sindaco Antonio Pannullo ci ha fatto pervenire. Ad oggi mi sento di poter dire che abbiamo tutte le condizioni affinché venga sottoscritta la Ccnvenzione per il varo del Museo nella Reggia di Quisisana».
I reperti diStabia saranno sistemati in quelle sale?
«Il 2018 deve essere necessariamente l’anno del Museo a Quisisana. In caso contrario i reperti di Stabia finiranno altrove. Si tratta di affreschi e altre preziose e fragili testimonianze che non potranno resistere ancora a lungo nel vecchio Antiquarium, in condizioni precarie».
Quisisana e Varano si trovano a notevole distanza l’uno dall’altro. In queste condizioni è immaginabile un serio sviluppo turistico?
«È evidente che si dovrà collegare il Museo al resto della città attraverso un sistema di trasporto locale efficiente e una viabilità adeguata. A questo dovrà pensare l’amministrazione comunale».
È ipotizzabile una nuova stagione di scavi a Stabia?
«In anteprima vorrei comunicare che stiamo organizzando un team di studiosi volto alla ricerca della Stabiae preromana e all’ampliamento della zona delle ville. Una squadra di ricerca che sarà composta da esperti della Columbia University di New York, che ha già lavorato nel sito, delle università Federico II e Luigi Vanvitelli di Napoli, dell’Università di Salerno e della Sapienza di Roma. Stabia è ancora un’incognita per la ricerca archeologica. Le indagini, che partiranno con l’arrivo della bella stagione, avverranno sotto la supervisione di un nostro archeologo».
Sarà possibile, allora, realizzare il sogno di vedere Stabia «incoronata» sito Unesco?
«Un progetto più che possibile, visto che a più riprese stiamo perorando la causa di Stabia. Prima di Natale siamo stati all’Unesco per presentare i risultati del Grande Progetto Pompei. Durante quell’incontro abbiamo inoltrato una richiesta di ampliamento della Buffer Zone, chiedendo l’inclusione anche delle ville di Stabia. In una riunione successiva, svoltasi in Regione, ho ribadito a Francesco Caruso, ambasciatore Unesco per la Campania, la necessità di inserire anche Stabia tra i siti patrimonio dell’umanità». Angelo Mascolo, Il Mattino

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