“L’hai visto Dio?”. Ricordando don Domenico Irace di Praiano Riflessioni tra religione e tecnologia di Amalfitano



Ravello, Costiera amalfitana . Alcuni giorni fa ho visto in TV la diretta del collegamento fra Papa Francesco e gli astronauti in orbita nella stazione spaziale. Dall’auletta dell’aula Paolo VI in Vaticano il Pontefice ha rivolto alcune domande ai tecnici nello spazio fra i quali un ingegnere italiano: “Caro dottor Nespoli, cari astronauti – ha […]
Ravello, Costiera amalfitana . Alcuni giorni fa ho visto in TV la diretta del collegamento fra Papa Francesco e gli astronauti in orbita nella stazione spaziale. Dall’auletta dell’aula Paolo VI in Vaticano il Pontefice ha rivolto alcune domande ai tecnici nello spazio fra i quali un ingegnere italiano: “Caro dottor Nespoli, cari astronauti – ha esordito papa Bergoglio – …da dove veniamo? Dove andiamo?”
Il dialogo che si è sviluppato mi ha portato di colpo molti anni indietro; un viaggio a ritroso fino agli anni 60: Scuola Media di Amalfi; un professore di Religione, Don Domenico Irace; il primo uomo nello spazio, Jurij Alekseevič Gagarin (12 aprile 1961). Vi starete chiedendo: “che ci azzecca?” Presto detto! Nelle parole di Bergoglio ho colto l’intima curiosità del Papa di sapere se, da quella postazione privilegiata, Dio si vede con maggiore chiarezza. Esattamente la stessa domanda che Don Domenico Irace, attraverso il sonetto che riportiamo, rivolse al primo uomo andato nello spazio. Gagarin, come Nespoli e gli altri astronauti, al rientro aveva parlato da tecnico preoccupato solo di aspetti “terreni”; la loro “umana vista” era stata rivolta solo alle macchine, agli esperimenti, alla tecnologia, non a Dio. Non a caso al termine della chiacchierata interspaziale con il Papa, Nespoli, “a nome di tutti”, ha ringraziato il Papa per “averci portato più in alto e fatto pensare a cose più grandi di noi”.
Non so se Don Domenico ha mai avuto risposte da Gagarin, ma il collegamento fra Bergoglio e Irace, era troppo forte per non risvegliare dentro di me, oggi come ieri, le stesse emozioni, gli stessi pensieri ed interrogativi: Perché Dio dovrebbe essere più visibile dallo spazio? Forse perché l’atmosfera rarefatta elimina filtri e distorsioni? Forse perché l’idea è che Dio sta lassù in alto, e che salendo nello spazio in qualche modo ci si avvicina? Forse perché non si è capaci di trovarlo sulla terra?
Oggi come allora, anzi, oggi ancor più di allora, la mia idea è che a fare la differenza fra il cercare Dio in terra e cercarlo nello spazio, è proprio la presenza dell’uomo; troppo forte il condizionamento di una società sempre più orientata agli interessi economici e ad una quotidianità banale ed effimera, per cogliere la presenza di Dio nel creato che ci circonda e nei veri valori che fanno la differenza fra l’uomo e gli animali, o se preferite, fra gli uomini e le macchine.
Mi piace sottolineare in chiusura la figura di Don Domenico Irace precursore della stessa “curiosità” di Bergoglio: “Questa è una curiosità – è uno degli incisi del Pontefice – dicono che solo le donne sono curiose ma anche noi siamo curiosi”; un omone di nero vestito da capo a piedi, 60 anni prima del più esile uomo di bianco vestito, si poneva la stessa identica domanda
L’hai visto Dio?
(Colloquio con Yuri Gagarin)
L’hai viste, Gagarin, l’opre armoniose
Nei bei Cieli sull’onde tremolanti,
che i palpiti racchiudono anelanti,
i palpiti segreti delle Cose?
La Terra hai visto, i laghi, i fiumi, i mari,
ma quel Dio grande ne’ cieli spaziosi
non hai mirato con occhi radiosi
nella bellezza dei chiaror lunari?
Parlaci di Lui, cui nostr’alma aspira
Nell’arduo cammin del sapere
Ch’altro fine non ha nostra conquista
Che mirarLo, mentr’Ei a Sé ci tira
per farci don di poterlo vedere
con l’occhio puro dell’umana vista
La Costa d’Amalfi, a parer mio, dovrebbe recuperare la memoria di personaggi come Don Domenico Irace, e trovare il modo di esaltarne il valore ed i profili. Il passato glorioso della nostro “Ducato” dovrebbe essere più stimolo ed esempio per fare meglio, che macigno ingombrante che tutto copre e soffoca, o, peggio ancora, morbido guanciale sul quale cullarsi e addormentarsi. Ma, guarda caso, tutto questo è proprio:
RAVELLO COSTA D’AMALFI 2020
(leggi il progetto: http://costadamalfi2020.com/download/16191/
Secondo Amalfitano
Don Domenico Irace
Nato a Praiano il 19 agosto 1910, dopo aver frequentato la scuola elementare, i genitori vista la sua inclinazione per lo studio, lo iscrissero al Seminario Diocesano di Amalfi e successivamente presso il Seminario Regionale di Salerno, ove, terminati gli studi, ricevette l’ordinazione sacerdotale. Grande oratore, canonico della cattedrale di Amalfi, scrittore, professore e poeta dallo stile di grande armoniosità, seppe dare alle sue numerose opere tutto se stesso e le sue doti di docente e di educatore, trasmettendo così al lettore la sua esperienza e maturità acquisita nel corso degli anni. Ottenne il premio per la narrativa entrando così a far parte della lista dei migliori narratori contemporanei nonché socio corrispondente dell’Accademia Tiberina di Roma.