Enel condanna la vicana Rita Celentano per furto di energia, dopo sette anni la verità è emersa. Era innocente

Vico Equense: Era il mese di Luglio 2010 la titolare del risto bar Anema, core e fantasia Celentano Rita fu accusata di furto di energia elettrica per una presunta monomissione del contatore situato all’esterno del locale e accessibile a terzi. Processata e condannata per direttissima. Dopo pochi mesi l’enel ha ingiunto il pagamento della fattura […]

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Vico Equense: Era il mese di Luglio 2010 la titolare del risto bar Anema, core e fantasia Celentano Rita fu accusata di furto di energia elettrica per una presunta monomissione del contatore situato all’esterno del locale e accessibile a terzi. Processata e condannata per direttissima. Dopo pochi mesi l’enel ha ingiunto il pagamento della fattura di energia elettricaa suo dire consumata e non pagata, di euro 11.333.83 per il periodo 14/7/2008 21/7/2010 citando innanzi al tribunale di Torre Annunziata la signora Celentano difesa dall’avvocato Valentina Cannavale che sin dall’inizio con il consulente di parte ing. Nicola Palumbo, ha contestato ogni addebito e ha provato con documenti e perizie che i consumi del ristorante erano compatibili con gli importi delle bollette pagate e che anzi nel periodo di presunto illecito consumo le fatture erano più basse di quelle precedenti alla presunta manomissione. All’esito dell’istruttoria e soprattutto della consulenza tecnica di ufficio dell’ing. Pietro Desiderio perito nominato da Tribunale, il Giudice Unico dott.ssa S. Blasi ha rigettato la domanda di pagamento avanzata dall’enel, accogliendo la difesa della Celentano in quanto la richiesta enel risultava infondata e non provata. Non è emersa infatti, la prova di alcun illecito prelievo, e seppure mai vi fosse stata manomissione del contatore mai fatto visionare al perito del tribunale, questa sarebbe risultata inidonea a conseguire lo scopo del prelievo illimitato di energia elettrica.
Dichiara l’avvocato Cannavale che dopo sette anni di battaglia legale la verità è emersa e con essa restituita la dignità e l’onestà all’imprenditrice vicana.

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