Referendum per autonomia Lombardia dialoga, per Zaia del Veneto è come muro di Berlino, e noi?

Referendum per autonomia Lombardia dialoga, per Zaia del Veneto è come muro di Berlino, e noi? A questo punto anche Campania e Puglia potrebbero svegliarsi e chiedere maggiore autonomia. Intanto il giorno dopo il referendum sull’autonomia, Maroni e Zaia prendono strade diverse, il primo (che in maggioranza deve fare i conti con gli alfaniani), seguendo […]

Referendum per autonomia Lombardia dialoga, per Zaia del Veneto è come muro di Berlino, e noi? A questo punto anche Campania e Puglia potrebbero svegliarsi e chiedere maggiore autonomia. Intanto il giorno dopo il referendum sull’autonomia, Maroni e Zaia prendono strade diverse, il primo (che in maggioranza deve fare i conti con gli alfaniani), seguendo il percorso del dialogo col premier e il ministro dell’Economia. Il secondo, interpretando la spinta autonomista (in Veneto più sentita che in Lombardia dove ha votato il 38,33% degli aventi diritto), cercando lo strappo istituzionale chiedendo lo statuto speciale per la Regione. Ma dal governo arriva una doccia fredda per Zaia: “La sua è una provocazione”, taglia corto Gian Claudio Bressa, sottosegretario agli Affari Regionali.

Due governatori leghisti, due strategie diverse? “Non c’è scontro tra Maroni e Zaia nelle scelte che hanno fatto il giorno dopo il referendum – fanno sapere fonti vicine al segretario del Carroccio Matteo Salvini – i territori sono diversi e diverse sono le strategie”.

“Siamo pronti ad aprire un tavolo subito – spiega Bressa – ma la condizione di partenza è che le Regioni approvino una legge in attuazione dell’articolo 116 della Costituzione” per chiedere autonomia differenziata. “Il problema è che oggi Zaia ha fatto approvare in Giunta una proposta di modifica costituzionale per inserire il Veneto tra le Regioni a statuto speciale. È una proposta non ricevibile dal Governo, semmai di competenza del Parlamento”.

“Siamo disponibili a incontrare tutti – sottolinea il sottosegretario – ma non possiamo aprire il tavolo sulla base della legge proposta oggi da Zaia perché prevede una modifica costituzionale per aggiungere il Veneto alle Regioni a statuto speciale”. Le Regioni a statuto speciale, spiega ancora Bressa, “sono solo cinque in base a precise ragioni storiche. Lo ha affermato la Corte costituzionale nella sentenza del 2015 in cui ammetteva il referendum del Veneto. Il terzo comma dell’articolo 116 è stato introdotto proprio per questo, per consentire alle Regioni a statuto ordinario l’autonomia differenziata, perché la Lombardia non è la Basilicata e il Veneto non è il Piemonte”.

Sulle possibilità di chiudere il percorso, come detto da Zaia, entro l’anno, Bressa risponde: “La procedura non la chiude Zaia. Lui deve innanzitutto fare una proposta di legge in base all’articolo 116” indicando le materie in cui chiede autonomia differenziata. “Ma non l’ha ancora fatto: la modifica della Costituzione non è nella disponibilità del governo. Se presenterà una legge che sia possibile discutere la discuteremo, così come iniziamo a fare domani con l’Emilia Romagna”.

• RENZI: “PATTO TRA PARTITI PER RIDURRE TASSE”
Sul referendum interviene anche il segretario del partito democratico che propone un patto tra partiti per ridurre le tasse. La vera priorità per l’Italia, scrive Matteo Renzi su Facebook, è la riduzione della pressione fiscale, “ecco perché – aggiunge – mi piacerebbe che la prossima legislatura cominciasse con un accordo delle forze politiche per un progetto come quello che abbiamo lanciato noi (‘Tornare a Maastricht’) che permetterebbe la riduzione annuale delle tasse per una cifra che può variare tra i 30 e i 50 miliardi di euro”

All’indomani del referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto, il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini dalla sede di via Bellerio a Milano rassicura sul fatto che la linea nazionale del Carroccio non è messa in discussione. Mentre il governatore lombardo Roberto Maroni dà l’annuncio dell’ok all’avvio della trattativa da parte del presidente del Consiglio: “Gentiloni – afferma – mi ha confermato il via libera al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione, con anche il coinvolgimento del ministero dell’Economia”, per la parte che riguarda il coordinamento del sistema tributario. ll tema delle risorse sarà al centro della trattativa fra Lombardia e governo, ma questo “non significa che ci sia stata un’apertura formale sul tema del residuo fiscale”, precisa Maroni.

Insomma la questione del residuo fiscale (ossia la differenza negativa tra ciò che le Regioni versano e ciò che riceve da Roma) resta sul tavolo del negoziato con l’esecutivo. Anche se, come ammette lo stesso governatore della Lombardia, il “ministero dell’Economia sarà un osso duro”.

Anche il governatore del Veneto Luca Zaia tiene una conferenza stampa subito dopo la giunta straordinaria indetta questa mattina per presentare le delibere da portare in Parlamento, tra cui anche quella di inserire il Veneto tra le Regioni a statuto speciale. Oltre a rivendicare tutte e 23 le competenzepreviste dalla Costituzione. Zaia annuncia piena collaborazione con la Lombardia e spera di chiudere la partita “entro l’anno”. Quanto alla sua possibile candidatura a premier, ventilata anche da Massimo Cacciari, afferma: “Non esiste, io resto in Veneto”.

Come detto Salvini sgombra il campo dalle ipotesi di divisioni interne al Carroccio: “Rido quando leggo certe ricostruzioni di divisioni. Quelli che dicevano che la linea nazionale della Lega avrebbe trovato problemi al Nord non ha capito un accidente. Richieste di autonomia hanno convinto 5,5 milioni persone a votare, e Maroni e Zaia avranno pieno mandato a trattare”.

Si complimenta per il risultato, rimarcando che si è trattato di una battaglia di popolo: “Meglio di così non poteva andare. Abbiamo vinto sui poteri forti cinque a zero. Ora mi aspetto che il Governo dica quando intende accogliere questa richiesta che sale dal popolo”. E manda un avvertimento a Forza Italia e Fdi: “Gli alleati del centrodestra sappiano che il tema posto dai referendum diventa centrale”.

Secondo il leader del Carroccio quanto è successo nelle due Regioni è “in linea con quello che accade in tutta Europa: in Repubblica Ceca, in Austria. Il prossimo turno è quello dell’Italia dove noi ci stiamo attrezzando, a differenza dei 5 Stelle che sanno dire solo di no. Meno vincoli stato centrale e meno vincoli europei significa più sviluppo del territorio. Adesso abbiamo venti giorni per passare dalle parole ai fatti”.

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