Nino D’Angelo – Forza Napoli è l’anno giusto

Lo spazio, il tempo: è tutto racchiuso in quel microuniverso in cui cadono le distanze e non esistono differenze.    «Il San Paolo è il luogo dove Napoli è stata più felice negli ultimi trent’anni: l’ho detto e lo ripeto». In quel mondo, in cui il calcio & la musica si sono fusi, Nino D’Angelo […]

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    Lo spazio, il tempo: è tutto racchiuso in quel microuniverso in cui cadono le distanze e non esistono differenze. 

     

    «Il San Paolo è il luogo dove Napoli è stata più felice negli ultimi trent’anni: l’ho detto e lo ripeto». In quel mondo, in cui il calcio & la musica si sono fusi, Nino D’Angelo ci ha portato a spasso se stesso decine, centinaia («magari migliaia») di volte e ora, tra sogni afferrati («e perduti») e melodie che hanno scandito epoche: «Entravo sulle spalle di mio nonno e rimanevo a guardare la partita così. Ho amato Juliano e Altafini, ma più di tutti Sivori. Prima che arrivasse Maradona». 
    Ci sono vite ridisegnate più volte e Nino D’Angelo ne ha attraversate varie: «Ma domani sera sono a Leverkusen e mi perdo Roma-Napoli: inizio fissato alle 21, però credo che si parta un po’ in ritardo, diciamo alle nove e mezza, così vedo almeno il primo tempo. Partita dura ma se vinciamo». 
    Il ragazzo della curva B se ne sta a gironzolare con il calendario in mano («però quella con il Manchester City la vedrò per intero: devo cantare, sempre in Germania, anche domenica; poi il 19 sono a Cosenza, il 21 a Roma all’Auditorium della Conciliazione») e ad ondeggiare in quel guscio colmo della memoria d’un «derby del sole» da riconquistare per la gente.

    MUSICA, MAESTRI. E’ un cofanetto di ricordi che si può aprire proprio oggi, alla vigilia di Roma-Napoli, la partita di chi vive diviso tra due città calcisticamente «separate». 
    «E’ successo così, quasi senza una ragione, e l’amicizia è diventata odio. Io spero finisca un giorno, che ricomincino quelle migrazioni di massa da una parte e dall’altra e si riempiano gli stadi». 
    Roma-Napoli, andata e ritorno, in decenni da cantante, da attore, da Nino D’Angelo, la sintesi d’una cultura trasversale che andrebbe ascoltata chiudendo gli occhi e lasciando che quell’intercalare, in un italo-napoletano accattivante, sveli un romanzo popolare. 
    «Vivo tra Roma e Casoria ma sono di San Pietro a Patierno, so cos’è la strada. Ho cantato a Scampia quando ancora non veniva raffigurata semplicemente in Gomorra. So cosa rappresenti non il calcio ma il Napoli per la gente: è un momento di euforia assoluta. Adesso sono trent’anni che non si vince lo scudetto e forse è arrivata l’ora: ci sono generazioni che l’hanno solo potuto assaporare su youtube o attraverso i propri padri. Il calcio di Sarri è uno spettacolo e bisogna crederci: non so se succede, ma se succede».

    GENIO RIBELLE. Però intanto è preferibile lasciarsi cullare dalla musica, abbandonarsi al sogno coltivandolo in compagnia: «Ho scritto un nuovo inno e l’ha sentito anche De Laurentiis. Io Aurelio l’ho conosciuto come produttore, e mi ha fatto guadagnare; e ora da presidente, mi sta deliziando. Ha fiuto, intuito: prima sapeva fare i film, ora ha dimostrato di aver imparato il calcio. E’ uno di carattere, diciamo così; è uno che si piace. Ma ha tratti di genialità. Ha costruito un Napoli che può far riscoprire alla gente cosa sia la gioia. Jamm, guagliù».

    Fonte:corriwredellosport

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