Intervento di Secondo Amalfitano sugli incendi in Costiera foto

CONOSCERE PER DELIBERARE (Luigi Einaudi) Per contribuire alla meritoria azione di denuncia e informazione che Positanonews sta facendo sul gravissimo problema degli incendi, offro questo modesto contributo tecnico, nella speranza che, aumentando la consapevolezza e la conoscenza di cosa significa un incendio per il nostro territorio, aumenti anche la sensibilità e l’attenzione di chi ama questa […]

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CONOSCERE PER DELIBERARE

(Luigi Einaudi)

Per contribuire alla meritoria azione di denuncia e informazione che Positanonews sta facendo sul gravissimo problema degli incendi, offro questo modesto contributo tecnico, nella speranza che, aumentando la consapevolezza e la conoscenza di cosa significa un incendio per il nostro territorio, aumenti anche la sensibilità e l’attenzione di chi ama questa terra, inducendo anche, chi dovesse sapere, alla denuncia dei vigliacchi e stupidi attentatori criminali.

Per semplicità di lettura e di comprensione, lo farò ricorrendo alla forma dell’elenco puntato di tutte le principali conseguenze degli incendi.

  • La distruzione di tutta la copertura arborea, degli arbusti e delle erbe (Macchia Mediterranea);
  • La distruzione della fauna e del suo habitat naturale;
  • L’alta temperatura che si sviluppa sulle rocce provoca il processo di calcificazione della loro parte superficiale. Si innesca l’identico fenomeno che, in modo controllato, avveniva nelle nostre “carcare” : la pietra locale calcarea alle alte temperature si cuoce e diventa “calce viva” che, a sua volta, immersa in acqua diventa “calce spenta” ed è usata in edilizia per realizzare le malte, come legante in aggiunta ad altri componenti – pomici, sabbia, pietrisco, pozzolane, etc.- Una pietra così trasformata impedisce su di essa l’attecchimento di qualsiasi forma di vita, fin quando la parte calcificata non lascia il posto alla roccia integra originaria;
  • La mancanza di alberi, arbusti ed erbe, esalta l’effetto di erosione e trasporto delle acque meteoriche: la pioggia si abbatte con più forza e direttamente sul terreno, senza essere filtrata e attutita dalle foglie, dai rami e dalle erbe, quindi con molta più energia cinetica e, quindi, con molta più forza di erosione. Le radici di arbusti e alberi contribuiscono a trattenere il terreno sciolto e a non farlo trasportare dall’acqua. Dopo l’incendio molte radici muoiono; provate a estirpare una pianta viva dal terreno e vedrete che le radici si tirano dietro tutta la zolla di terra all’interno della quale si sono sviluppate; fate lo stesso esperimento estirpando una pianta secca, e vedrete che la quantità di terra che viene via con le radici morte è di gran lunga inferiore a quella precedente. Tutto quello che succede in questi terreni dopo un incendio e con l’arrivo della pioggia si chiama: ALLUVIONE; DILAVAMENTO; FRANE; DISTRUZIONE; MORTE;
  • In un terreno bruciato le prime piante che riprendono a vivere sono le cosiddette piante infestanti; la loro rapida esplosione e diffusione, rende quei terreni sterili rispetto alla ripresa delle nostre essenze autoctone: quando si dice che l’erba cattiva scaccia quella buona, significa esattamente questo;
  • Il paesaggio mediterraneo, e in particolare quello della costiera amalfitana è fatto dalla somma di tutti questi fattori. La sua alterazione così profonda ha lo stesso effetto della scarlattina sul volto di miss universo; esattamente come il mondo non ha interesse a guardare quella miss, allo stesso modo il mondo non vorrà vedere boschi brulli o inesistenti, un paesaggio che non evoca gioia, benessere e bellezza, ma desolazione e morte. Prima ancora che per visitare Villa Rufolo o il Duomo di Amalfi, il mondo viene in costiera per ammirare la natura, il verde, il mare, la costa, cioè il ……. PAESAGGIO .
  • Con le piogge, ma anche senza le piogge, le quantità di materiali che scenderanno verso valle fino al mare, dopo un incendio sono almeno dieci volte di più di quelle normali, con tutte le conseguenze di intasamento dei valloni, dei canali, delle strade. In presenza di acqua meteoriche avremo colate di fango e di detriti, che a loro volta diventeranno causa di ulteriore erosione e conseguente aumento di materiali trasportati; un vero e proprio fenomeno di autoalimentazione negativa;
  • La distruzione contemporanea di flora e fauna comporterà un’alterazione, in parte definitiva, delle biodiversità caratterizzanti l’area. Alcune condizioni e specie si potranno ricostituire, altre no.
  • I tempi di ritorno e recupero delle condizioni floro-faunistiche, delle biodiversità e dei microclimi, che insieme determinavano le condizioni di equilibrio naturale dell’area, sono estremamente variabili da specie a specie. Essi variano da una decina d’anni per i ritorni delle specie e delle condizioni più “autonome” e meno dipendenti da elementi di “compresenza”, a qualche secolo per la ricomposizione dell’habitat pre-incendio;

Questi i macro fenomeni e le conseguenze più gravi degli incendi boschivi. Chi deliberatamente provoca tutto questo commette una serie di reati gravi che vanno dall’incendio di bosco alla distruzione e deturpamento di bellezze naturali, dal maltrattamento animali al disastro ambientale, fino all’omicidio e al disastro colposo, nei casi in cui le conseguenze dell’atto criminale si sommano con le conseguenze di fenomeni naturali e ordinari, quali per esempio le piogge, quandanche abbondanti, ma rientranti nella ordinarietà statistica dell’area.

In costiera Amalfitana sappiamo bene quello che può succedere. Chi ha memoria corta si ferma alla povera giovane vita di Francesca Mansi stroncata dal fango ad Atrani il 9 settembre 2010, chi ha memoria più lunga va al 1954 allorquando 54 persone fra Maiori, Minori e Tramonti trovarono la morte durante il disastroso alluvione.

Il/i piromani di questi giorni sembrano uomini senza memoria. Gente che vuole illuminare il futuro di questa terra con la luce macabra dei roghi che stanno segnando le nostre notti.

Contro tutto questo non servono gli arrabbiati di un giorno; non servono le taglie estemporanee. Quello che serve è un’organizzazione seria: che si costituisca subito, sulla stregua del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, il Comitato Permanente per i disastri ambientali; si proceda subito ad individuare e definire quella che potremmo chiamare INDUSTRIA DEL FUOCO, – vale a dire tutto quello che il fuoco muove in termini di interessi e soldi, prima, durante e dopo un incendio – , e la si trasformi in “INDUSTRIA DEL VERDE” – vale a dire incentivi, premi e progetti, esclusivamente per le aree non colpite da incendi.

Le nuove tecnologie possono aiutare nell’opera di presidio e controllo del territorio (telecamere ad infrarossi, droni, rete di microfoni rilevatori, etc), si aggiungano iniziative giudiziarie e normative, e si dia il via ad una azione coordinata e razionale contro i nuovi criminali ambientali che con il nostro patrimonio paesaggistico stanno bruciando il futuro dei nostri e loro figli.

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