Da 5 a 15mila euro per gioielleria e il degrado a Chiaia . Fabrizio Knight “Ho scelto Positano”

“Lasciai Napoli per Positano, a Chiaia un fitto passato da 5 a 15 mila euro e lasciai la gioielleria di famiglia ( dopo 150 anni, ndr), ma non solo per quel motivo, ora vi è un negozio per bambini..” Insomma una intervista confessione ieri sul Corriere del Mezzogiorno , inserto del Corriere della sera, quella […]

“Lasciai Napoli per Positano, a Chiaia un fitto passato da 5 a 15 mila euro e lasciai la gioielleria di famiglia ( dopo 150 anni, ndr), ma non solo per quel motivo, ora vi è un negozio per bambini..” Insomma una intervista confessione ieri sul Corriere del Mezzogiorno , inserto del Corriere della sera, quella  di Fabrizio Knight , che tutti conosciamo e apprezziamo nella perla della Costiera amalfitana per la sua cultura e creatività, con libri da non perdere che tratteggiano storie e personaggi che sono entrati nel mito della Positano degli artisti , come Clavel, fra Positano e Capri. Al proposito abbiamo rispolverato un articolo di Laura Cocozza

Crisi, fitti alle e la carica delle griffe: chiudono i negozi storici. Così cambia la mappa degli acquisti, in un valzer di cessioni, spostamenti e nuove aperture

di Laura Cocozza

Un lento ma inesorabile fenomeno sta alimentando riflessioni a Napoli tra imprese e associazioni: i negozi storici della città continuano a chiudere, impoverendo, secondo molti, il tessuto commerciale del capoluogo. Se è vero che crisi e fitti alle stelle (aumentati secondo l’Ascom di oltre il 60% negli ultimi cinque anni) ne sono i principali responsabili, è anche vero però che tra le cause riconosciute c’è una sempre più diffusa massificazione delle preferenze d’acquisto. Boutique, caffè, librerie, sartorie di “tradizione” hanno già ceduto il passo a griffe internazionali e marchi del “fast fashion”. Ed altri stanno per farlo.
Come Canestrelli, 75 anni di storia tra ricami, merletti, filati e indumenti per neonati, che a dicembre scorso si è visto triplicare il fitto del piccolo locale di via Chiaia, meta immancabile per la nobiltà napoletana, e che per questo sarà costretto a chiudere.
Lo stesso motivo che ha portato alla chiusura di Rita Paduano, storica vetrina di via Filangieri dedicata all’abbigliamento femminile da cerimonia e da sera. Sempre a via Filangieri si trasferisce, da via Vittoria Colonna, Marianna Guerriero, sponsor dell’Arzano volley, comune nel quale ha sede l’azienda di calzature e borse in pelle, nata come controterzista di grandi griffe e poi affermatasi sul mercato col proprio marchio.
La notizia più clamorosa, non confermata, ma che gira insistente tra i bene informati è che Mariano Rubinacci avrebbe deciso di chiudere la London House di via Filangieri e di fittare i locali di cui è proprietario ad una nota griffe internazionale.
Uno dei baluardi della sartoria napoletana, insomma, scomparirebbe proprio dalla città che lo ha allevato e reso celebre, preferendole Londra, Milano, New York e Tokio, città di certo più facili da raggiungere per la clientela internazionale del marchio.
Proprio a fianco, un’altra sorpresa: Pinko (nella foto) dovrebbe cedere il posto a Prada, che vuole trasferirsi da via Calabritto, unificando negli 800 metri quadri del locale affacciato su via dei Mille, la collezione maschile e quella femminile. Eppure risale a soli quattro anni fa il corposo investimento (5 milioni di euro) con cui Pietro Negra, patron del marchio di abbigliamento donna, sbarcò a Chiaia inaugurando uno store innovativo, con specchi, pareti animate e sculture luminose, che puntava a trasformare l’acquisto di un capo di abbigliamento in una “esperienza sensoriale”. In via Santa Caterina a Chiaia, altro colpo alla tradizione nostrana, questa volta orafa: la gioielleria Maffei è in cerca di acquirenti per la sua attività commerciale. Due anni fa fece molto scalpore la chiusura di un’altra gioielleria di grande prestigio, Knight in piazza dei Martiri. Dopo 150 anni di attività tramandata di padre in figlio, l’ultimo discendente, Fabrizio Knight decise di liquidare l’azienda di famiglia a causa della “progressiva decadenza del gusto e del senso del bello tra i consumatori”. Un’amara constatazione, soprattutto se a farla è un uomo considerato tra i napoletani più eleganti e raffinati. Il caso scosse le coscienze al punto che l’allora commissario straordinario dell’Ascom, Tullio Nunzi, chiese a Comune e Regione interventi “urgenti” a tutela delle botteghe storiche. Le richieste andavano dal vincolo di destinazione d’uso per i locali, che avrebbero dovuto continuare a svolgere l’attività tradizionale anche con una proprietà diversa, alle agevolazioni sui fitti e sulle imposte comunali. Il tempo è trascorso, i negozi storici continuano a chiudere, ma di provvedimenti neanche l’ombra.
Per un esercizio commerciale che chiude ce n’è un altro che apre. È così che proprio di fronte a Maffei e al posto del negozio di abbigliamento maschile Marino, che ha abbandonato il campo qualche mese fa, arriva probabilmente a maggio un nuovo punto vendita Trucchi, l’antica orologeria con sede in Piazza Trieste e Trento, recentemente finita nel mirino della “banda del buco”.
L’azienda, fondata nel 1907 dall’omonima famiglia, oggi è di proprietà di Giovanni Restivo, imprenditore siciliano da generazioni nel settore dell’orologeria e gioielleria, che l’ha acquisita nel 2010. Restivo, insieme ai figli Francesco e Beatrice, ha accettato la sfida “senza tempo” nel segno del marchio Trucchi, ampliando la gamma di prodotti e programmando una serie di nuove aperture, la prima delle quali è stata a Capri lo scorso maggio, a cui seguiranno quella di piazza dei Martiri e contemporaneamente quella di Roma.
Nuovo punto vendita pure per Luise che dopo via Toledo e piazza dei Martiri apre anche a via Chiaia al posto di un franchising Camomilla. Salgono quindi a tre gli avamposti della gastronomia napoletana che con i suoi arancini, croquette, timballi di pasta, frittatine di tagliolini, rustici, calzoni e paste al forno farà felici gli amanti del cibo da passeggio.
Da Toledo a via Chiaia arriva anche Casa Infante, che fa il bis con la gelateria artigianale, dopo la recente apertura di fronte la Galleria Umberto. Sempre a via Chiaia, partendo da Toledo, aprirà a breve anche Gutteridge, il marchio di abbigliamento maschile fondato a Napoli da un emigrante dello Yorkshire nel seconda metà degli anni ’70 e da tempo passato al gruppo Capri Srl di Salvatore Colella, già licenziatario del brand Alcott.
E, tanto per non smentire Luciana Littizzetto quando dichiara “Altro che fiori, mazzi di scarpe vogliono le donne”, non conosce ostacoli l’ascesa in città del marchio licenziatario di calzature di lusso Deliberti che pianta un’altra “bandierina” a via Dei Mille, al posto del negozio d’abbigliamento Cruising, proprio di fronte ad un altro suo punto vendita e a pochi passi da quello di via Carducci. Senza contare quello di via Chiaia.
Si “allarga” anche Michele Franzese, brand di abbigliamento dell’omonimo proprietario originario di Santa Anastasia, che raddoppia le vetrine in via Morelli. Sempre in questa via, c’è anche un gradito ritorno: ha aperto la boutique di guanti Piumelli, un’azienda espressione di grande artigianato nata nel 1958 come piccolo laboratorio nel quartiere dei Guantai e poi espatriata a Milano dove dal 2003 riscuote successo presso una clientela internazionale. Le donne napoletane sapranno apprezzarne la scelta dei pellami, dei modelli e dei colori spesso inconsueti.

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