What a wonderful world

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Il pubblico del concerto degli auguri della Procura al teatro Verdi ha donato oltre undicimila euro ai volontari del Banco Alimentare

 Di OLGA CHIEFFI

 

Serata di gala, venerdì sera, per la Procura di Salerno che ha voluto scambiarsi dei veri e solidali auguri nel massimo cittadino sulle note della rinata orchestra del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno. Serata emozionale, quella organizzata all’insegna della solidarietà, dal Procuratore della Repubblica Corrado Lembo supportato dal Pm Luca Masini, e che, a fine serata, ha consegnato ben undicimilatrecentoquindici euro a Roberto Tuorto e al suo Banco Alimentare Campania ONLUS che ogni giorno è impegnato nella raccolta delle eccedenze alimentari e la successiva redistribuzione a persone povere ed emarginate attraverso strutture caritative convenzionate. Un augurio in musica quello fattivo e ferace della nostra procura, che è giunto alla seconda edizione, grazie anche allo staff di Giffoni Experience e da due anni vede il conservatorio animare la serata con la sua orchestra e i suoi migliori solisti. Il direttore Imma Battista, unitamente al neo-eletto presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’istituto, ha fatto rinascere la formazione sinfonica dopo un inspiegabile anno di fermo. Si è ricominciato con lo stesso direttore, Massimiliano Carlini, che passerà in seguito la bacchetta ad altri tre colleghi, nel toto-nomi l’istriano Nicola Hansalick Samale e Luigi Piovano, alla testa di un’orchestra che ha schierato diversi docenti, quali Antonio Autieri, a leggìo con il primo violino Gianluca Russo, l’intera sezione dei contrabbassi capitanata dal loro formatore Ottavio Gaudiano, i flauti, eccellenti, con il docente Antonio Senatore, che finalmente si è potuto permettere di suonare la III parte, tra Chiara Palmieri allieva del M° Domenico Giordano e i suoi personali alfieri, Raffaele Palazzo e l’ottavino Francesco Cirillo e, ancora tra gli studenti abbiamo intravisto il violoncellista Dario Orabona, il tubista Alexandre Cerdà Belda, sezione legni con i clarinetti-maestri di Gaetano Falzarano, Roberto Giordano e Pietro Nunziata al clarinetto basso, la violista Clara Campi, con buona parte della sua classe, e gli oboi con due ex allievi, Antonio Rufo e Michele Franza. Programma dai titoli non impossibili, a cominciare dal Canto degli Italiani, intonato dalla classe di esercitazione corale di Maria Cristina Galasso, seguito dalla Marcia Trionfale dell’Aida, con gli squilli delle trombe egiziane, eseguiti malamente dalle trombe moderne, per proseguire con l’ouverture dal “Die Zauberflote” di Wolfgang Amadeus Mozart, la pagina del massonico tre, resa con soffuse raffinatezze. Special guest della serata Giuseppe Gibboni, reduce dalla vittoria della trasmissione “Prodigi”. L’appena quindicenne violinista ha offerto un saggio di quel virtuosismo delirante richiesto all’esecutore da Pablo de Sarasate nella sua Carmen Fantasy. Se nell’Aragonesa, Giuseppe ha fatto sfoggio del perfetto dominio dei glissandi, dei pizzicati rapidi e degli armonici, naturali e artificiali, mantenendo una freddezza da professionista navigato discronie con l’orchestra, proseguite poi nell’Habanera, la Chanson, al di là degli armonici in sovracuto perfettamente sfumati, pecca nell’intenzione ancora della malizia e della perfidia tutta femminile, di cui sono intrise quelle note. Chiusura brillantissima per l’eccellente allievo di Maurizio Aiello con la intrigante Seguidilla e tutte le meraviglie timbriche e tecniche della velocissima “Chanson Bohème”. Tre chiamate al proscenio per il rampollo della famiglia di musici di Daniele e Gerardina Letteriello. Che la nostra sia una “Land of hope and glory” è stata sottolineata dall’esecuzione della March n°1 op.39 Pomp & Circumstance di Edward Elgar in cui sono salite in cattedra le percussioni, preparate da Maria Grazia Pescetelli, una delle più rilucenti gemme del nostro conservatorio. Finale lirico con Naomi Rivieccio, la quale ha vestito i panni, non ancora comodi di Violetta e della sua ardua cabaletta, mentre l’avremmo ascoltata volentieri in quelli di Manon o Musetta, e Nicola Straniero, piacevole nella prima aria “No puede ser” da una Zarzuela di Pablo Sorozàbal, da “La tabernera del puerto”, ma ancora acerbo per “Recondita armonia” dalla Tosca, per chiudere quindi col brindisi di prammatica “Libiam nei lieti calici”. Dopo i ringraziamenti bella sorpresa per i bis con protagonista il coro, con un affiatato trio di solisti per il messaggio di pace offerto da due evergreen “What a wonderful World” e “Imagine”.

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