GIOIA E TRISTEZZA

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    Per principio, l’uomo dovrebbe perfettamente concordare con l’uomo. In realtà gli uomini concordano assai poco per natura; questo perché sono determinati ciascuno a cercare il proprio utile in conflitto con quello degli altri.

    Non è che siamo determinati al male: siamo determinati a ricercare quello che è buono per noi secondo gli incontri e secondo le circostanze degli incontri. Se teniamo conto di questo fattore concreto dell’esistenza è chiaro che gli incontri, che possono essere buoni o cattivi, determinano la qualità della nostra vita o, come dicono i filosofi, il livello della nostra potenza di agire.

    Buono e cattivo in questo caso non devono intendersi in senso morale. E’ buono un incontro che è in sintonia con il mio utile, che mi dà gioia e aumenta la mia potenza di agire (qualità della vita). E’ cattivo un incontro che mi procura tristezza e diminuisce la mia potenza di agire perché va contro il mio utile.

    Abbiamo la possibilità di incontrare naturalmente quello che è per noi buono e di provare i sentimenti di gioia che ne conseguono?

    No, non abbiamo molte possibilità. Siamo piuttosto determinati a lottare, a odiare, ad affermarci a scapito degli altri e ad accontentarci di gioie parziali e indirette che non ci permettono di rompere la concatenazione tristezza-odio.

    Le 'gioie parziali' sono “eccitazioni piacevoli” che ci fanno stare bene sotto un certo aspetto, per esempio la soddisfazione sessuale, un buon bicchiere di vino, l’assunzione di droghe ecc. Le gioie parziali ci fanno stare bene perché aumentano la potenza di agire di una parte del corpo diminuendo contemporaneamente la potenza di agire nel suo insieme.

    Le 'gioie indirette' sono quelle che proviamo quando vediamo che l’oggetto che odiamo è triste o distrutto; queste gioie non sono mai vere gioie perché sono sempre inquinate da un sottofondo di tristezza.

    L’odio è in effetti una tristezza, le gioie che nascono dall’odio possono coprire la tristezza, ostacolarla ma non sopprimerla. Se io gioisco per il fallimento di una persona che odio, sì, posso fare i salti di gioia ma non ho aumentato la mia potenza di agire, anzi, la tristezza che nasce dall’odio continuerà a influenzare negativamente la qualità della mia vita.

    L’amore è invece una gioia che nasce da un incontro buono in cui gli oggetti coinvolti conseguono tutti il proprio utile. Il problema in questo caso è che non siamo in grado di gestire attivamente la gioia procurata dall’amore perché subiamo passivamente i fattori esterni. La linea della gioia può sempre essere interrotta dalla tristezza o dalla distruzione dell’oggetto amato.

    Luigi Di Bianco

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