RIFORME COSTITUZIONALI. L’equivoco del “COMBINATO DISPOSTO”.

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    Il combinato disposto è l’argomento principe del fronte del No alle riforme costituzionali.

    Di che si tratta?

    Nelle due riforme (costituzione e legge elettorale) ci sono due disposizioni:

    1. La prima, derivante dalla riforma costituzionale, che assegna solo alla Camera il potere di legiferare e dare la fiducia al governo.

    2. La seconda, derivante dall’Italicum, la legge elettorale, che assegna la maggioranza assoluta alla Camera al partito che vince il ballottaggio.

    Combinando le due disposizioni è evidente che il governo avrebbe un potere decisionale più forte rispetto a quello attuale. Questo è un BENE o un MALE?

    Per il fronte del NO è un MALE: sostiene che questo potere sarebbe eccessivo e minaccerebbe la democrazia. La possibilità che chi vince le elezioni possa esprimere un governo in grado di prendere decisioni secondo il programma premiato dagli elettori, senza compromessi al ribasso e inciuci vari con altri partiti, è visto come una grave minaccia alla democrazia.

    Il prof. Zagrebelsky, esponente di prestigio del fronte del No, scrive sulla Repubblica di ieri, “ … la democrazia è lotta per la democrazia …. le costituzioni democratiche sono quelle aperte a questo genere di conflitto, quelle che lo prevedono come humus della vita civile … ”

    Sono assolutamente d’accordo con Zagrebelsky, la democrazia è conflitto tra diversi partiti, ma c’è da aggiungere che se i conflitti democratici non sono regolati, se non si apprestano procedimenti utili per indirizzarli verso esiti positivi e per evitare quelli distruttivi, succede quello che è successo in Italia negli ultimi 70 anni.

    Cioè incapacità di prendere decisioni per i veti incrociati (anche di chi ha il 3%), instabilità politica (64 governi in 68 anni), concertazioni infinite per accontentare tutti (con il risultato di spese a debito e la creazione del tremendo debito pubblico), deresponsabilizzazione del governo (si scarica la responsabilità sugli altri, ricordate Berlusconi che diceva che in Italia non si può governare per via della Corte Costituzionale, della Magistratura, della CGIL, ecc.), perdita di credibilità internazionale (ogni anno un premier diverso a rappresentare l’Italia in Europa e nelle riunioni internazionali), … ecc ecc

    E’ per la difesa di questo quadro politico che il fronte del NO si batte così strenuamente? Penso proprio di sì. I politici storici sono troppo abituati agli inciuci, ai compromessi al ribasso, ad accontentare qualche parte sociale, a creare debito irresponsabile; non sono mai stati in grado di prendere decisioni per il bene della comunità nazionale. Il potere per loro non consiste nel prendere decisioni responsabili per il bene comune ma nella capacità di mediazione in simbiosi col rifiuto della responsabilità.

    In questa prospettiva il fronte del SI dovrebbe dire chiaro e forte che il combinato disposto è un BENE: serve ad evitare i risultati distruttivi che abbiamo sperimentato finora e a indirizzare i conflitti democratici verso esiti positivi per il bene comune. Insomma, come scriveva D’Alema nel suo libro nel 1997: “chi vince governa, chi perde si oppone e si prepara alla possibile alternanza”. 

    E quello che diceva Veltroni nel 2007: "La possibilità della scelta: questo è il principio da affermare e da far vivere. Questa è la chiave da consegnare all'Italia. Agli italiani, che devono poter scegliere in modo lineare, pieno e consapevole chi dovrà governarli per cinque anni. A chi governa, che deve avere gli strumenti necessari per guidare il Paese, per attuare il programma con il quale è stato eletto, per decidere. Questa è la forza della democrazia, di una "democrazia che decide". Delega e responsabilità. Equilibrio tra potere di decisione e potere di controllo. Con lo scettro affidato a coloro ai quali spetta in democrazia: i cittadini, il popolo che vota e che dopo cinque anni approverà o boccerà l'operato di chi li ha governati."

    Luigi Di Bianco

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