La pesca del polpo con lo specchio

Più informazioni su

    Stefano e Enrico erano nati e cresciuti entrambi a Erchie e, durante l’estate, negli anni del liceo, si guadagnavano qualcosa andando a pesca insieme. La loro specialità era la pesca al polpo con lo ‘specchio’. Ad un bidone metallico di 50 litri venivano tolti i due fondi e su uno dei due lati veniva fissato un vetro, lo ‘specchio’. La tecnica di pesca con lo specchio era concettualmente semplice ma richiedeva molta esperienza e un occhio infallibile. Era Enrico che, steso di pancia sulla poppa della barca, si ficcava con la testa nel bidone, a scrutare il fondo marino attraverso lo specchio e le limpide acque. Stefano era ai remi e vogando molto lentamente seguiva le indicazioni di Enrico: mano destra, vai verso a destra; mano sinistra, a sinistra; un tocco sulla testa, fermo qui.

    Il fondale marino della costa nei pressi di Erchie era una meraviglia a vedersi con la maschera o lo specchio. Uno spettacolo della natura fatto di rocce, anfratti e sassi bianchi pieni di ricci separati da piccoli tratti di fondo sabbioso dove cresceva alta la posidonia.  Per via dell’alta costa, il fondale marino scendeva rapidamente a profondità di venti, trenta metri ma usando una maschera era quasi sempre possibile vedere chiaramente il fondo attraverso le acque cristalline. Anzi, a volte sembrava che l’acqua non esistesse proprio. Un giorno, nuotando con la maschera, sono arrivato sulla punta della torre dove la profondità è sui 25 metri. Sulla punta le acque erano così trasparenti che all’improvviso sono stato colto dalle vertigini come quando ci si trova sull’orlo di un precipizio. La sensazione era di essere sospeso in aria sulle rocce del fondo e sui pesci multicolori.

    Anche con le acque limpide, riuscire a vedere un polpo, campione dell’adattamento cromatico, non era per niente semplice. Il paesaggio molto vario del fondale fatto di rocce, alghe, secche e anfratti certo non era di aiuto. Enrico, però, conosceva a memoria ogni metro quadrato del fondo marino, ogni sasso che potesse ospitare una tana. Individuato il polpo bastava muovere la ‘purpara’ davanti la tana e il gioco era fatto: il polpo balzava sulla purpara ed era relativamente semplice portarlo a bordo. Dopo un paio d’ore di pesca, i due tornavano a riva ogni giorno con decine di polpi che vendevano direttamente ai bagnati sulla spiaggia.

    Anch’io sono cresciuto nel mare di Erchie ma mi è capitato di prendere un polpo solo quando, stupidamente, lo sventurato si attaccava al mio piede in acqua mentre raccoglievo padelle e cozze sugli scogli.

    Più informazioni su

      Commenti

      Translate »