Napoli. Fondi sbloccati stipendi, regolari al San Carlo. La Regione anticipa 700mila euro degli arretrati

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Napoli. Salvi stipendi di dicembre e tredicesime. Le casse del San Carlo, nonostante i circa 30 milioni di fondi che il governo ha stanziato per il teatro in base alla legge Valore Cultura, soffre sempre di liquidità. Per questo, in attesa che il denaro arrivi materialmente nella disponibilità degli amministratori, il commissario Michele Lignola ha dovuto chiedere una anticipazione bancaria per effettuare i pagamenti. Che, ha annunciato in una nota ai dipendenti la sovrintendente Rosanna Purchia, «saranno regolari» e quindi in riscossione da domani. La comunicazione ai dipendenti è stata diffusa ieri anche in risposta a un appello lanciato al ministro dei Beni Culturali Franceschini e al governatore Caldoro dai responsabili della Cisl, Lina Lucci e Salvatore Topo. I sindacalisti hanno denunciato infatti il pericolo di un Natale in bolletta «dopo i tanti sacrifici dei lavoratori sia nell’approvare il nuovo integrativo che per il varo del piano industriale». In soccorso dei dipendenti sancarliani anche la Regione che proprio la sera in cui andava in scena la «prima» di «Trovatore» ha sbloccato settecentomila euro dai fondi di cui è creditore verso il lirico. «Tra una serata di mondanità e una riunione per il bene del teatro io e il presidente Caldoro abbiamo scelto la seconda», dice con accento polemico l’assessore regionale alla Cultura, Caterina Miraglia, visto che da più parti era stata notata la loro assenza alla soirée. «Abbiamo cercato di provvedere ai bisogni del teatro e, nei limiti che ci impone il tetto di spesa, abbiamo reperito questi fondi, anche perché i fondi straordinari stanziati dal governo pure stentano ad arrivare per problemi burocratici», aggiunge l’assessore lanciando anche un Sos agli imprenditori perché «sostengano il teatro in questa delicata fase di passaggio dalla governance commissariale all’ordinaria amministrazione». Una fase nella quale non solo i privati – cui è chiesto di svolgere un ruolo di primo piano nel prossimo consiglio di indirizzo – ma soprattutto gli enti locali sono chiamati a dare il loro contributo. L’attesa, comunque, è per l’approvazione definitiva del nuovo Statuto della Fondazione San Carlo prevista entro il 31 dicembre. Sarà il ministero dei Beni Culturali a dover dare il via al documento che regolerà la nuova struttura amministrativa del teatro. L’approvazione dello Statuto chiuderà, in modo formale, la gestione del commissario Lignola, nominato a gennaio proprio per applicare alla Fondazione lirica napoletana le norme della legge Valore Cultura e permettere l’accesso ai fondi straordinari, ventinove milioni e trecentomila euro, che corrispondono all’incirca ai debiti del teatro nei confronti di artisti, fornitori, banche. Sia il commissario che la sovrintendente (che fu confermata nell’incarico anche da Lignola) rimarranno al lavoro per l’ordinaria amministrazione in attesa di passare le consegne al nuovo consiglio di indirizzo che prenderà il posto del vecchio consiglio di amministrazione. Ma servirà qualche giorno perché ciò avvenga. Tempi tecnici in attesa delle nomine dei componenti che, secondo la bozza di Statuto, sono cinque: uno per il Comune (il sindaco o una persona da lui indicata come presidente), uno ciascuno per Regione e Ministero più due privati. Di questi pare certo al momento solo la Camera di Commercio (con il presidente Maddaloni), di conseguenza il secondo posto, secondo la legge, sarà preso dal socio pubblico che finanzia con somme maggiori (il Ministero). In questo contesto non è esclusa la partecipazione dello stesso Lignola che nonostante il suo impegno come commissario, ha mantenuto l’incarico di direttore dell’Unione Industriali di Napoli. Non è dunque ipotizzabile che la Purchia si dimetta perché l’incarico è praticamente scaduto, anche se non è da escludere che possa essere richiamata dal nuovo consiglio. D’altronde è stata lei stessa a spiegare il meccanismo del passaggio delle consegne in una lettera inviata un paio di mesi fa ai vecchi soci della Fondazione (Comune, Regione, Provincia, Camera di Commercio e Ministero) in cui annunciava i passaggi che il teatro affronta in questi giorni. Una piccola rivoluzione stabilita dalla Valore Cultura che ha salvato dal fallimento molti teatri ma che ha, nel contempo, imposto sacrifici ai lavoratori, norme e regolamenti molto severi togliendo peso politico ai consiglieri e conferendo più responsabilità gestionale ai dirigenti, sovrintendente in testa. (Donatella Longobardi – Il Mattino)

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