Furia De Laurentiis: squadra subito in ritiro. La delusione della società per la sconfitta, imposto il silenzio stampa

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    Si può udire persino lo sgocciolio delle docce, tanto il silenzio è pesante, mentre Aurelio De Laurentiis piomba nello spogliatoio e pronuncia il seguente discorsetto alla squadra, poco dopo il disastroso 2-0 contro il Milan. «Ora basta, tutto questo è inaccettabile. Stanotte andate a dormire a Castelvolturno». Furibondo, nero in volto. Non cerca più di capire cosa stia succedendo, questa volta non ha alcuna intenzione di far finta di nulla. E comunica la decisione: «Questi atteggiamenti non li posso accettare».Tutti a Castelvolturno, in ritiro, dopo il rientro da Milano nel cuore della notte. Poi l'allenamento. E d'ora in poi niente scuse: c'è un'altra partita, l'ultima, con il Parma e poi quella con la Juve che non può essere sbagliata in Supercoppa. Una furia, De Laurentiis. Come mai prima d'ora da quando Benitez è il tecnico del Napoli. Il presidente non si trattiene, non riesce più a nascondere la sua delusione. Non fa più finta che le cose vanno per il verso giusto. E ieri sera, a San Siro, la sua è stata una rabbia furente. In ritiro e tutti in silenzio. Non una replica, non un sussurro, dopo le parole del presidente. Higuain e Callejon sono rimasti a lungo seduti al loro posto, con la testa fra le mani, senza dire nulla, prima di salire al piano di sopra e lasciare lo stadio. Intorno a loro tutti tacciono, attoniti, increduli. Nessuno fiata. Ma il presidente questa volta ha deciso per il pugno duro, durissimo. Non è più il momento. E inizia la settimana del tormento. Perché per la prima volta Benitez non può fare quello che vuole lui. E De Laurentiis probabilmente parlerà anche con lui. Un'altra volta. Magari oggi stesso a Castelvolturno. Di sicuro, la reazione di De Laurentiis è inedita. Forse perché ha covato in silenzio troppo a lungo la sua rabbia. Una squadra senza mordente, senza grinta. Questa volta, come diceva don Abbondio, il coraggio chi non ce l'ha non può darlo a nessuno. E allora, anche a San Siro arriva il verdetto: questo Napoli non ha leader. Non ha fari. Non ha nessuno capace di gestire le fortune e sovvertire la malasorte. La gara col Milan ne è la prova. Fragili certezze, speranze, illusioni, lodi e titoloni, la terza forza del campionato non può essere il Napoli in questo momento. Né può essere Higuain il suo condottiero. Non solo il Pipita ogni volta che parla si tira fuori, ma non è certo quello che ha fatto in campo il modo migliore per dimostrare di essere una guida silenziosa. Macché: bufale, da appallottolare e da buttare nel cestino. Non è vero niente, non ancora, non certo adesso. Questa non è una sconfitta ma un crollo, una rotta, un naufragio. Due gol incassati a Milano, errori uno dopo l'altro, una serie infinita di disattenzioni. Higuain non segna dalla gara con il Cagliari e lo stesso Benitez svela l'amarissima verità. «Nervoso Gonzalo? A Higuain probabilmente dispiace non vincere e qualche volta perde un po' il controllo». Nella ripresa il Napoli offre il peggio del suo repertorio classico: i canyon a centrocampo, i vuoti assoluti in difesa, le amnesie collettive in avanti. De Laurentiis sorridente a inizio gara è andato via in silenzio, senza voler incrociare nessuno. Furibondo, racconta chi lo ha intravisto. Arrabbiato e non poco per una prova che considera non da Napoli. Una prestazione inaccettabile. Di sicuro non è passato per il ventre dello stadio, non ha salutato la squadra: scuro e nero come un uragano. Deluso per una stagione che è molto al di sotto di quelle che erano le aspettative. E che solo la Supercoppa potrebbe tirare su. (Pino Taormina – Il Mattino)

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