Castellammare di Stabia. Usura e bische, parla la vittima: «Per pagare debito da 14mila euro vincevo a poker»

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Castellammare di Stabia. Ci sono finanziatori occulti, intermediari, procacciatori d’affare, bische clandestine, gioco d’azzardo, ambienti criminali di altre zone stabiesi, come il Cicerone, ci sono vittime che diventano carnefici e carnefici che diventano vittime. Ma soprattutto, sullo sfondo, c’è un ‘sistema’ illegale che alla fine si ritorce contro chi lo alimenta. E così a chiarire questo enorme giro di truffe, raggiri e denaro ci pensa la presunta vittima: si tratta di Giuseppe Gambardella. In questa vicenda di usura, che ha provocato l’arresto di due persone, Gerardo Di Martino e Michele Aprea, l’ex agente immobiliare non è una “vittima” qualunque, non è un imprenditore strozzato dai debiti che cade nella morsa del prestito con interesse, non è un pensionato alle strette, che non ha il sostegno di banche e finanziarie, non è un padre di famiglia travolto dalle cartelle esattoriali che ad un certo punto deve scegliere se spararsi un colpo in testa o farsi prestare denaro in contante, poco, maledetto e subito. Chi denuncia è uno che questo sistema lo conosce bene, avendone fatto parte: almeno questo è ciò che risulta dalla maxi-inchiesta Golden Gol, in cui Gambardella fu coinvolto e condannato (per altri fatti) a due anni e otto mesi con rito abbreviato. E proprio per via di questa condanna che inizia la sua storia, depositata agli atti d’inchiesta nel momento in cui denunciò ai carabinieri di essere finito sotto usura per via di “persone che conosceva benissimo”. Lo dice lui stesso: «Ho passato dieci mesi in carcere a Poggioreale con Egidio Di Maio (uno degli indagati, coinvolto insieme a Gambardella nella vicenda Golden Gol, ndr). Quando uscimmo da galera avevo bisogno di una macchina e chiesi ad Egidio un prestito di 14 mila euro per comprare una Mini Cooper». Questi soldi Di Maio li chiese a Di Martino, figlio 25enne di Gigino ‘o profeta, secondo quando emerso dalle risultanze investigative attuale reggente del clan Cesarano. Ora Gambardella, sostiene lui stesso nella denuncia, ha un problema: restituire i soldi. E così sfrutta uno dei suoi cavalli di battaglia, il gioco d’azzardo, suo vecchio e mai sopito vizio giovanile. E’ un rischio ma non ha alternative. Così comincia a sedersi ai tavoli di poker delle bische clandestine dell’area stabiese-torrese, dove Gambardella fortunatamente per lui riesce a cavarsela benissimo anche questa volta, almeno fino a quando – dice lui stesso – «riuscivo a guadagnare mille euro a settimana ». E così per coprire il prestito a sfondo usuraio concesso da Di Maio, Gambardella metteva in gioco i suoi compagni abituali di partite di poker: «Quando vincevo chiedevo a loro di girare il credito allo stesso Di Maio», attraverso un sistema ancora in fase di accertamento di assegni bancari post-datati su cui si basa tutto il testo della denuncia. Emerge un quadro fosco. Perchè Di Maio, ad un certo punto, dice a Gambaredella che la gestione dei soldi “con interesse” non è solo sua. «Sono in società con Gerardo Di Martino e Michele Aprea», lasciando capire che quel credito non può passare inevaso per troppo tempo e che prima o poi i due presunti affiliati al clan Cesarano gli avrebbero chiesto di rendere conto di quei denari. Ma al di là di questo scenario, in cui il carnefice diventa vittima (come nel caso di Gambardella, ndr) c’è anche l’ombra di altre organizzazioni criminali, perchè lo stesso Di Martinosostiene – nelle intercettazioni – di non avere grosse disponibilità di denaro e di farsi aiutare da altre persone. Ma non solo: da questa “matrioska” c’è una lista di procacciatori e di intermediari che potrebbe rappresentare il “ventre della balena” sul versante usura a Castellammare, un ‘sistema’ che ha radici culturali antiche ma su cui non si riesce a fare pienamente luce, nonostante gli arresti e i processi degli ultimi anni. Oggi gli interrogatori degli arrestati, alla presenza del gip e del collegio difensivo, formato, tra gli altri, dai penalisti Francesco Schettino e Renato D’Antuono. (Rocco Traisci – Metropolis)  

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