AL TG3 CAMPANIA LA VERGOGNA DEL MIGLIO BLU: ALTRI MOSTRI DOPO ALIMURI ECCO IL VIDEO foto

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 Sotto il video. AL TG3 CAMPANIA LA VERGOGNA DEL MIGLIO BLU: un miglio di cemento e degrado realizzato con soldi pubblici … PER I NON VEDENTI… collega Marina della Lobra con San montano IN ZONA A RISCHIO FRANA!!!

Massa Lubrense, Costa di Sorrento . E’ ancora il TG3 Campania, col giornalista Vincenzo Perone, accompagnato dal Presidente del WWF Penisola Sorrentina, ad approfondire gli scandali della Terra delle Sirene nel suo tour tra “mostri e mostriciattoli” sull’onda mediatica della demolizione del mostro di Alimuri!!!

Stavolta è andato in onda lo scandalo del Miglio Blu: spacciato come opera di interesse turistico e naturalistico, ma che di ecologico ha solo qualche residua lucina blu, delle tante allocate come segnapassi ricaricabili ad energia solare.

Il servizio ha mostrato la passeggiata sulla lunga e grigia colata di cemento, che si diparte dal pittoresco borgo di Marina della Lobra e conduce fino a San Montano, delimitata da un muro di gabbionati in rete e pietre; opere di ingegneria naturalistica allocate allo scopo di contenere la scarpata a rischio frana, ma che appaiono gravemente danneggiate. Le reti letteralmente squarciate dalle onde giacciono pericolosamente aggrovigliate e arrugginite ai lati del camminamento. In quanto ai rampicanti e alle piante previste in progetto per coprire i gabbioni di pietre… nemmeno l’ombra!!! E pensare che tale percorso avrebbe dovuto essere utilizzato dai “non vedenti” stando agli intenti dichiarati in progetto per ottenerne il finanziamento.

Più innanzi, passando nei pressi di archi e solai fatiscenti e pericolosi, di non meglio precisate strutture, si ammirano intere pareti di capelveneri, cresciute sui muri grazie alle acque meteoriche e sorgive che dalla scarpata a rischio idrogeologico percolano e piovono ovunque, contribuendo, goccia dopo goccia, a decomporre ciò che l’uomo incautamente ha “tristemente composto” … nel posto sbagliato. Anche le reti arrugginite dei gabbionati divelti appaiono incrostate dal calcare e inverdite da muschi e licheni.

L’impressione che si ha passeggiando è di essere in una qualsiasi squallida periferia di un’area portuale dell’entroterra napoletano. La grossa tubatura arrugginita, che costeggia a vista l’intero percorso, sovente svela il suo contenuto quando, per qualche sconosciuto e misterioso motivo, lascia andare un inconfondibile olezzo di fogna nell’aria.

Continuando, tra spruzzi di salsedine di un mare troppo spesso verde/marrone anzicchè blu, si giunge ad un romantico ponticello. Ma anche qui la disillusione è immediata quando ci si accorge che dal rivo Patierno, attraversato dal ponte, sgorgano, dopo la pioggia, schiume e liquami di ogni sorta. Un cartello di colore giallo avverte che lo scarico – Codice MA – 44 – U6 – 09 – X, autorizzato per anni 4 dal 01/07/14 – convoglia in mare i reflui provenienti dal depuratore di Marina della Lobra che, da Via V.Maggio, sfociano direttamente nei pressi del Vervece, in piena zona A del Parco Marino. L’alveo del rivo è da film dell’orrore: coperto da melma e fanghi e, tutt’intorno, spazzatura, rifiuti e oggetti vari (tubi, tombini, ferraglie, ecc) lasciati a seguito dei diversi interventi di riparazione; in alto dominano orribili edifici fatiscenti, con ringhiere arrugginite e scale, mura e cancelli crollati. Sotto al ponticello il tombino di ispezione della tubatura fognaria della Gori è esploso per la pressione dei liquidi.

Lo hanno chiamato Miglio Blu, ma forse il colore da dare a tale “miglio” è un altro: se si considera che anni fa l’amministrazione massese spese ben 400.000 euro (296.000 POR Campania  104.000 Mutuo Cassa Depositi e Prestiti) per realizzare quella che fu spacciata come un’encomiabile opera di riqualificazione ambientale e di rilancio turistico naturalistico dell’area … beh… allora ci si rende conto che sarebbe meglio chiamarlo il “Miglio d’Oro”. Un miglio di desolazione ed abbandono costato un bel po’ e realizzato, come spesso accade, con i nostri soldi!!!

Meta 21.12.2014         

Clicca qui per il video dal minuto 5 e 50                                                                                                                                                      

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