La lettera agli Ebrei

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    La lettera agli Ebrei

     

    “ La terra è il grande cortile dei gentili dove credenti e non credenti ogni giorno devono incontrarsi e discutere , perché devono vivere insieme. Il cristiano deve portare la sua testimonianza evangelica immergendosi laicamente nei  problemi del pianeta terra , in mezzo a tutti gli altri uomini dei quali condivide il destino”

                                                                           ( Peter Atkins)

     

    Alla luce di queste parole vorrei darvi il mio augurio di fine  anno e inizio del nuovo, con la Lettera agli Ebrei, una lettera difficile e assai discussa da sempre dalla Chiesa,ma proprio per questo secondo me ,in tempi difficili e di crisi  come i nostri,molto adatta e pertinente. In primis, non si tratta di una lettera e non è stata scritta dall’apostolo Paolo, come per lungo tempo si è pensato. E’invece una predica dotta, scritta intorno all’anno 100, e inviata ai cristiani di origine ebraica che si lasciavano prendere dalla nostalgia per il culto fastoso del tempio di Gerusalemme, ed erano tentati di disertare le assemblee cristiane e di ritornare all’ebraismo. Ad essi l’autore cristiano, un letterato colto di Alessandria e buon conoscitore della Bibbia greca, rivolge un invito alla perseveranza nella fede e nella vita cristiana, in quanto nella comunità nascente , era continuo il  pericolo dell’apostasia e dell’idolatria. Credo proprio che il tutto ci riguardi molto da vicino …. .Nel testo vene dunque affermato con forza che questo Gesù di Nazareth è Colui  che dà all’uomo ciò che attende da tempo e che non gli è stato dato né dagli Angeli, né da Mosè, né dal Tempio. Infatti Dio non si è incontrato direttamente con Mosè, ma attraverso i suoi angeli .Ora però c’è Gesù superiore agli angeli che dice” Io vi darò la riconciliazione con un Tempio nuovo , il Tempio del Golgota, fuori le mura , con una croce su cui c’è una vittima che ha celebrato la consumazione di se stessa.”L’autore perciò esorta gli interlocutori di allora , ma in realtà tutti noi ,a che non ci si lasci “trasportare via” da altro, ma che ci si renda sempre più attenti all’ascolto di un messaggio che va ben oltre gli angusti limiti di pratiche rituali E’ molto significativo il modo in cui , ad un certo punto,esorta alla costanza della fede:” Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta ,ora esposti pubblicamente a insulti, tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo … Non abbandonate dunque la vostra franchezza , alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete bisogno solo di costanza”( Eb10,32-35).Uscire incontro a Gesù il Cristo”in franchezza” , fuori dell’accampamento giudaico per entrare in quello cristiano ,  significa affermare di volere far parte del popolo pellegrinante di Dio , in sintonia con la fede di quelli che hanno già camminato nel tempo con il divino, dei discendenti della fede che  a partire dalla creazione hanno detto sì :Abele, Enoch, Noè, Abramo, Sara ,Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, il popolo dell’esodo, Giosuè, Rahab, Sansone, Samuele,Davide, i profeti  e tanti altri ,tutti testimoni eroici, ma che “ non conseguirono la promessa, Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi,”( Eb 11, 39) e questo “meglio” era Gesù Cristo Ecco il messaggio nuovo che  l’autore vuole inviarci: non si tratta tanto di portare nella comunità credente tanti aderenti, quanto di persuadere quelli che già sono in essa a uscire allo scoperto nel mondo secolare, per immettere in esso il potenziale del Vangelo. E papa Francesco,con il suo agire, sembra proprio che voglia fare questo , indicarci di ritrovare e camminare sulla  strada già percorsa dai tanti coraggiosi discendenti della fede che ci hanno preceduti.

     Il frutto di labbra che lodano il Nome del Signore, si identificherà allora con “ fare il  bene e  vivere in comunione”, come è detto nel testo:  “Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace”( Eb13,16). La carità non conosce la parola crisi … Vorrei allora terminare con un breve riferimento al libro vetero testamentario della Sapienza ( II d,c), in quella parte in cui si parla della sapienza che opera nella storia; essa può benissimo applicarsi al Cristo della lettera agli Ebrei:

    “ Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia,

    come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.

    Hai compassione di tutti , perché tutto tu puoi,

    non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento.

    Poiché tu ami tutte le cose esistenti

    E nulla disprezzi di quanto hai creato;

    se avessi odiato qualcosa,non l’avresti neppure creata.

    Come potrebbe sussistere una cosa,se tu non vuoi?

    O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?

    Tu risparmi tutte le coese,

    perché tutte sono tue, Signore, amante della vita,

    poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.

    Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli

    E li ammonisci ricordando loro i propri peccati,

    perché , rinnegata la malvagità , credano in Te ,Signore”

    (Sap.11,23,seg)

     

    Buon Anno!

     

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    Trudy Borriello

     

     

     

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