A PROPOSITO DELLA LIBERTA’

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    "Dio, nella sua onniscienza, sapeva in anticipo che Adamo ed Eva avrebbero colto la mela? E Adamo ed Eva potevano decidere diversamente da ciò che Dio già conosceva?" (Luigi Di Bianco).

    Questa volta inizio citando me stesso 🙂

    Secondo il buon senso comune siamo liberi di decidere del nostro futuro:’faber est suae quisque fortunae’, ciascuno è artefice della propria sorte, come dice l’antica massima che Sallustio attribuisce ad Appio Claudio Cieco e che il mio amico Roberto, qualche giorno fa, mi ha inviato tramite SMS.

    Nella vita dell’uomo conta soprattutto la volontà che si attualizza nelle decisioni che prende in ogni momento della sua vita e che determinano la sua sorte e il suo futuro. Ovvio, chi può sostenere il contrario? Solo un pazzo!

    La frase “volli e sempre volli, fortissimamente volli” di Vittorio Alfieri esprime con forza la potenza della volontà nel determinare il proprio destino. (Alfieri disse la famosa frase con riferimento alla volta in cui si fece legare alla sedia per non avere distrazioni dallo studio).

    A questo livello d’indagine si ferma la riflessione della stragrande maggioranza della gente sulla libertà dell’uomo. Paghi di questa chiara evidenza, tutti affermano con convinzione che l’uomo ha il dono del libero arbitrio ed è assolutamente libero nelle sue decisioni. 

    Eppure, se si riflette appena appena con più attenzione si capisce che non tutto è così ovvio e semplice. E’ vero: in ogni momento della giornata, noi andiamo avanti per decisioni e scelte. Ma in base a che cosa decidiamo e scegliamo? In base al caso, all’intervento di Dio o ai suggerimenti del diavolo? O in conformità a qualcosa che preesiste e sta a monte del momento della decisione? Secondo me, l’ultima ipotesi è quella giusta: la nostra scelta è determinata o causata dalla personalità, dal carattere e dal bagaglio culturale di chi decide e, più in generale, dalla sua coscienza. 

    Credo che nessuno possa mettere in dubbio che le decisioni si articolano e si sviluppano all’interno della coscienza individuale. Questo articolarsi e svilupparsi della decisione ci fa intuire che è improprio dire ‘ho deciso in questo momento’ perché, prendere una decisone non consiste in un evento subitaneo/istantaneo, ma è un processo che si articola nel tempo (per quanto breve esso sia … anche frazioni di secondo), oltre che nella mente.

    Questo processo è sperimentalmente verificato negli esami neuro anatomici come il PET, tomografia a emissione di positroni, dove si vedono flussi di segnali elettrici che si diffondo, come lampi di luce, tra vari componenti del cervello. “Studi neuro anatomici hanno evidenziato un numero astronomico d’interazioni tra le componenti dei sistemi cerebrali, di gran lunga superiori, seppure non dissimili, a quelle che caratterizzano le mosse dei pezzi nel gioco degli scacchi.” (Rita Levi-Montalcini, Abbi il coraggio di conoscere). 

    Si tratta di milioni di miliardi di possibili interazioni tra diverse aree cerebrali organizzate secondo una struttura gerarchica. Nella scacchiera delle neuroscienze, il Re e la Regina corrispondono alla neocorteccia e al sistema limbico e sono responsabili delle più alte funzioni cerebrali.  Pezzi come Alfieri, Torri e Cavalli s’identificano con i sistemi subcorticali (striato, talamo, ipotalamo, cervelletto e midollo allungato) che integrano l’azione dei pezzi dominanti e, a loro volta, ne sono dominati. Infine, al livello più basso ci sono i Pedoni, gruppi di neuroni, corrispondenti, in base alla loro configurazione, a eventi o oggetti riproducibili come immagini mentali.

    Il neurobiologo Antonio Damasio è una delle figure di maggior spicco, a livello mondiale, nel campo delle neuroscienze. Nella teoria della coscienza che propone, egli non usa l’analogia della scacchiera ma quella del ‘film nel cervello’. “Il mistero della coscienza” egli scrive” consiste nella creazione, da parte del cervello, di immagini sincronizzate e poi montate in quello che io ho chiamato il film nel cervello” (A. Damasio, Alla ricerca di Spinoza).

    Con uno sforzo d’introspezione è possibile capire la proposta di Damasio, e, soprattutto, convincersi della sua correttezza. Il primo personaggio del film è l’immagine mentale del proprio corpo che Damasio chiama proto-sé. Le capacità sensitive di quest’attore sono molto limitate: le uniche sensazioni che prova sono generate dal rapporto di interazione in tempo reale, cioè nel presente, con l’immagine di qualcos’altro che può essere l’immagine di un’altra persona, una faccia, un’auto, una melodia, un mal di denti, il ricordo di un fatto, ecc. Il proto-sé ha scarsissima memoria: l'unico passato che possiede è quello vago, relativo a ciò che è appena accaduto. Non sa fare previsioni per il futuro. Questo è dovuto al fatto che le immagini del proto-sé  e dell’oggetto con cui esso interagisce sono generate da una mappa neuronale di primo livello che permette l’accesso a una limitatissima base di conoscenza cerebrale. 

    Nel film nel cervello, l’immagine del proprio corpo e l’immagine dell’oggetto interagiscono fra loro in una serie di reciproche azioni e reazioni. 

    Oltre al proto-sé, nel film c’è un altro personaggio che, strano ma vero, è una seconda immagine mentale del proprio corpo generata, in questo caso, da una mappa neuronale di secondo livello molto più ampia e ricca di quella del proto-sé. Questo personaggio, l’osservatore silenzioso, è l’attore principale del film: egli osserva e valuta, in silenzio, le azioni e reazioni reciproche del proto-sé con l’oggetto ma non è uno spettatore passivo. 

    Avendo a disposizione una grandissima base di conoscenza cerebrale, con tutti i ricordi, le esperienze passate, e, soprattutto, il ricordo dell’esito, positivo o negativo, d’incontri similari fra proto-sé e oggetto, l’osservatore silenzioso può intervenire per aggiornare la mappa neuronale di primo livello e modificare quindi l’atteggiamento e le sensazioni del proto-sé nella relazione con l’oggetto. Può giocare insomma con il proto-sé e metterlo di fronte alle più disparate situazioni.  L’accesso al bagaglio di conoscenze accumulate con l’esperienza e la capacità di confrontare passato e presente, permette all’osservatore silenzioso di ‘fare attenzione’ al futuro, di prevederlo, di anticiparlo in simulazioni, nel tentativo di dargli la forma più vantaggiosa possibile e adottare, alla fine, la migliore decisione possibile.

    L’osservatore silenzioso non è altro che il Sé o Ego/IO. La sua capacità di contemplare le interazioni fra il proto-sé e il mondo e, nello stesso tempo, la sua facoltà di decidere l’esito del rapporto, costituisce, per Damasio, l’essenza della core-consciouness o coscienza di sé.

    Dopo questa lunga divagazione nelle neuroscienze torniamo al discorso sul libero arbitrio. Alla fine del processo appena descritto, una persona ha preso una decisione e ha intrapreso l’azione prescelta. Fin qui siamo d’accordo. Ora io ti chiedo: la scelta fatta da questa persona è stata la migliore scelta possibile in assoluto? Oppure è stata la scelta migliore che la persona in questione poteva fare in base allo stato della sua base dati cerebrale nel momento della decisione? Credo che converrai con me che quest’ultima è l’ipotesi corretta.

    Ancora una domanda: questa persona è stata completamente libera nella sua scelta? Oppure è stata libera solo in proporzione alla qualità e quantità di informazioni che l’osservatore silenzioso è stato in grado di estrarre dalla base dati cerebrale? Credo che non possano esserci dubbi, la seconda opzione è quella giusta. 

    Adesso se consideriamo che il processo decisionale descritto è un processo ‘materiale’ che coinvolge un centinaio di miliardi di neuroni e trilioni di dendriti e sinapsi, un’infinità di segnali elettrici e chimici, ecc. , potremmo ipotizzare che stiamo parlando di un processo ‘deterministico’ controllato dalle leggi eterne e immutabili della natura. In alternativa, poiché neuroni, dendriti ecc. ecc. sono costituiti da particelle elementari subatomiche, si potrebbe dedurre che il principio di indeterminatezza della meccanica quantistica sia applicabile al processo decisionale e che quindi le decisioni sono selezionate dall’osservatore silenzioso in maniera ‘casuale’. 

    In ambedue i casi non c’è libero arbitrio.

    Il neurobiologo Roger Sperry riteneva che “… forse, dopotutto, è meglio essere inglobati fermamente nel flusso deterministico delle forze cosmiche ed esserne parte integrante, piuttosto che essere fluttuanti in balia del caso. Tutte le nostre capacità decisionali sono probabilmente predeterminate, non dipendenti da un libero arbitrio, ancora a distanza cosmica da quello già raggiunto, in base a processi evolutivi dagli abitanti della Galassia Nove. Tuttavia l’evoluzione in atto va in quella direzione e l’Homo sapiens è parimenti lontano da organismi primordiali quali la stella marina e anche dall’orangutango”. 

    Il riferimento fantascientifico agli abitanti della Galassia Nove e quello più realistico all’orangutango suggeriscono che l’evoluzione dell’Homo sapiens va nella direzione di una sempre maggiore libertà. Ma quando saremo, in effetti, completamente liberi? Solo quando la nostra mente avrà immagazzinato tutte le conoscenze e tutte le esperienze possibili. In altre parole, avremo il libero arbitrio quando la nostra mente sarà in grado di contenere la mente di Dio. 

    Nel frattempo, l’unica libertà che abbiamo è quella di mettere a disposizione dell’osservatore silenzioso una base dati cerebrale la più vasta e articolata possibile. Come? Mediante l’interazione con il mondo esterno: gli altri, la morale, l’etica sociale, la conoscenza adeguata delle cose, le menti più profonde della filosofia e delle scienze.

    Il filosofo Massimo Cacciari dice:  "Io sono in qualche modo libero durante la mia vita, e la mia libertà, però, coincide nel corso della mia vita con il conoscere; cioè io sono libero nel corso della mia vita di accumulare tutte le conoscenze necessarie perché poi nel momento supremo della decisione io possa essere consapevole del destino che scelgo". 

    Fa bene Cacciari a dire  ‘siamo liberi in qualche modo’ con l’accento su qualche modo. Infatti, mi chiedo, qual è la libertà di "accumulare tutte le conoscenze" di un povero ragazzo nato e cresciuto in un ambiente degradato, alla mercé dell'ignoranza, della violenza e della povertà o con un patrimonio genetico non adeguato. Ma noi che abbiamo la fortuna di avere un patrimonio genetico adeguato e di essere nati e cresciuti in ambienti ‘normali’, abbiamo il dovere di assecondare l’evoluzione individuale e della specie Homo sapiens facendo uso della libertà di incrementare qualitativamente e quantitativamente la nostra base dati di conoscenza cerebrale. “… fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno, Dante)

    Una considerazione finale. La Chiesa afferma dogmaticamente l’esistenza del libero arbitrio e su di esso costruisce il suo complesso edificio dottrinale. In realtà, però, la Chiesa è consapevole del fatto che il processo decisionale non è libero ma determinato dalla base dati di conoscenza cerebrale. Come si spiega altrimenti, l’asfissiante indottrinamento religioso cui sono sottoposti i bambini nei primi anni di vita quando la loro base dati assorbe ogni tipo di informazione? O per dirla con Rita “nei primi anni di vita quando i circuiti cerebrali , e particolarmente quelli neocorticali, sono in piena formazione. (Rita Levi-Montalcini, Abbi il coraggio di conoscere). 

    Nella sua millenaria sapienza la Chiesa sa molto bene che una volta inquinata la base dati cerebrale di un bambino con la superstizione, il sopranaturale, la magia, l’occultismo, gli spiriti, i miracoli, ecc. , il bambino divenuto adulto sarà schiavo dell’insegnamento religioso ricevuto e penserà, deciderà e agirà in sintonia con il potere teologico-politico. Libero arbitrio o schiavo arbitrio? 

    Insegnare superstizioni come fossero verità e la cosa più terribile che si possa mai fare. La mente dei bambini le accetta e vi crede e solo attraverso grandi sofferenze,e forse anche tragedie, se ne potranno liberare un giorno!” (Ipazia di Alessandria) 

    Siccome è molto difficile liberarsi dalle superstizioni, sono certo che gli adulti  che da bambini sono stati sapientemente indottrinati continueranno a credere fino alla morte nel libero arbitrio, nell’inferno, nell’anima immortale, nella resurrezione della carne, nei miracoli della Madonna di Medjugorje, di Padre Pio, ecc. Altro che libero arbitrio! Costoro non sono liberi ma schiavi della loro base dati cerebrale intenzionalmente inquinata dalla Chiesa con idee confuse e inadeguate.

     

    Luigi Di Bianco

    PS: Per la serie completa dei miei scritti visita il mio sito web SUM ERGO COGITO

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