Parole…sanza tempo

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    Parole … senza tempo

     

     

     

    “L’uomo è davvero un essere essenzialmente visitato e la parola è la casa della sua  ospitalità. Chi sa custodire parole autentiche diventa dimora,anzi icona per le cose, gli eventi, le persone che lo visitano, preparandosi così ad ospitare il Poeta Assoluto, Dio. La biografia dell’uomo, ovvero della sua parola, è una crescita  fino a quando l’uomo non si identifica con la Parola che Dio ha pronunciato a suo riguardo. Quella Parola sta alla nostra porta e bussa , se apriamo ,essa entra e cena con noi(Apoc,3,20)”

     

                                           (Valerio Mannucci)

     

    Nella primavera del 1848 usciva il trattato Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa ,opera di Antonio Rosmini il quale guardando il corpo del Cristo crocifisso e  alle sue  cinque ferite ,quelle delle mani, dei piedi e del costato, col pensiero andava  alla chiesa cattolica , il cui  corpo ahimè era tutto segnato da piaghe che la sfiguravano .Egli le enumerava spiegandole così :la prima piaga della chiesa è la «divisione del popolo dal clero nel pubblico culto», ossia la separazione tra ceto sacerdotale e i laici,mentre la seconda piaga  è L’«insufficiente educazione del clero»  ormai  incapace di promuovere l’intelligenza della fede e una conoscenza profonda delle Scritture.
    La mondanizzazione della chiesa è invece la terza piaga, «che è la disunione de’ Vescovi». alla ricerca principalmente di potere e favori .La quarta piaga è poi «la nomina de’ Vescovi abbandonata al potere laicale».e mette l’accento sull’asservimento dei vescovi al potere politico. Vi è infine la quinta piaga, «la servitù de’ beni ecclesiastici», cioè la schiavitù economica creata dall’assoggettamento dei patrimoni della chiesa a finalità diverse dal semplice  sostentamento del clero e  dei poveri. Un’epoca nuova si deve aprire per la chiesa, scriveva in quel contesto il beato Rosmini. Era giunto il momento di capire «che è scoccata l’ora in cui l’impoverire la Chiesa è un salvarla» (Cinque piaghe, n. 73) Sono parole scritte nel  1848,( sembrano scritte oggi!)mentre il  nostro paese appariva dilaniato da lotte interne e da dominazioni straniere. Non c’era libertà né di pensiero né di azione, non c’era ancora nemmeno il regno d’Italia  e neanche la Chiesa di Pio IX era libera, ma asservita al potere del mondo …..una dura battaglia ha sostenuto il nostro popolo ,i nostri trisavoli,allora non era ancora un popolo  unico, ma lo stesso ci si sollevò da Nord a Sud nel desiderio di trovare una comune appartenenza. Tanti voci dal passato ce lo ricordano, tanti martiri della patria hanno contribuito con la vita a fare del nostro paese “una repubblica fondata sul lavoro” (ma che repubblica siamo senza lavoro?)come recita la nostra Costituzione. E la voce di Rosmini gridò in quel momento  contro l’asservimento della Chiesa  , anticipando e auspicando quel cambiamento che avrebbe visto l’inizio nel grande Concilio di 100 anni dopo: il  Concilio Vaticano II. Da quel lontano giorno la Chiesa ha continuato il  cammino verso un cambiamento, no di contenuto che è immutabile m a di struttura. In questi giorni ,radio, giornali e televisioni ricordano  l’evento dell’11ottobre  1962 .Un concilio voluto da quel gigante della cristianità che è stato il beato Angelo Roncalli, papa Giovanni XXIII, il quale profeticamente volle indire quel  concilio che è passato alla storia, i cui contenuti sono senza tempo , parlano di un futuro della nostra Chiesa perché in realtà, non ancora è stato attuato nella pratica ciò che in esso fu stabilito. Un concilio che ha visto la luce dopo  un lungo travaglio ecclesiale. Infatti sulle macerie della seconda guerra mondiale, la Chiesa proseguirà nel cambiare lentamente direzione: da una politica di prestigio passerà gradatamente ad una politica di servizio , trovandosi ad affrontare  diverse situazioni nell’Europa che andava ricostruendosi. Assumerà diversi volti in quel periodo che va dagli anni 50 ai 60. Ci sarà da una parte l’ala conservatrice e chiusa, che condannerà i tentativi di evoluzione ecclesiale pre- conciliari, che già erano da tempo nell’aria..da un’altra parte della chiesa si avverte invece  un desiderio di aprirsi al mondo del clero giovane , per ri-portare nel mondo Dio. E un posto preponderante nella ventata di rinnovamento della Chiesa di quei giorni, lo avranno il movimento liturgico e il movimento ecumenico , cominciati già agli inizi del 1900.Il  movimento liturgico che  si proponeva di rendere viva ed efficace la celebrazione dei misteri cristiani, in modo che i riti «parlassero» agli uomini contemporanei, a quel popolo che veniva chiamato “ corpo mistico” della Chiesa. Per questo  già negli anni ’20 si ripeteva lo slogan: «che il popolo canti!»., Per quanto riguarda la storia del movimento ecumenico, è importante invece ricordare che esso è scaturito  dal desiderio di unificazione fra le tutte chiese , già dalla fine del XIX secolo,  affinchè i cristiani si rendessero conto che la divisione vigente fra essi ,andava contro la volontà di Cristo. E così papa Giovanni XXIII e dopo di lui  papa Paolo VI ,hanno parlato di una primavera dello spirito, di aggiornamento dei segni dei tempi,  parole nuove in un concilio che auspicava una Chiesa non più gerarchica, ma di comunione sia dal basso verso l’alto e viceversa, in una circolarità d’amore che ricordava la freschezza delle origini …..Oggi ci sembra di camminare sulle macerie di tutto questo , siamo schiacciati dalle difficoltà , di tutti i tipi, economico , sociale,culturale e ultimo, ma non ultimo, religioso. La nostra Chiesa è ferita nell’interno del suo corpo , tra tradimenti e infedeltà di ogni genere che ci provocano, scandalizzano e molte volte allontanano , .ma non va dimenticato che  in questa stessa Chiesa continua  intenso il  lavoro missionario di tanti uomini e donne coraggiosi e generosi e che le vocazioni religiose  fioriscono anche dove sembra esserci solo deserto perchè c’è ancora chi crede nella Speranza , con la lettera maiuscola, quella delle tre  virtù teologali e si mette in cammino  da solo e a mani vuote ,ma  ricco d’altro , come il poverello di Assisi per rifare, come lui,  daccapo la Chiesa  E a proposito di vuoto,vi saluto con uno splendido canto degli indiani Navajos.

     

     

     

    “ Sul sentiero della bellezza io cammino, con un vuoto di fame

     

    in me io cammino, cibo non potrà riempirlo;

     

    con un vuoto di spazio in me io cammino,

     

    nulla potrà riempirlo;

     

    con uno spazio di tristezza in me cammino,

     

    nessuno lo colmerà,

     

    per sempre solo, per sempre triste io cammino,

     

    per sempre vuoto, per sempre affamato io cammino.

     

    Con il dolore di grande bellezza io cammino,

     

    con il vuoto di grande bellezza io cammino.

     

    Ora con un dio io cammino. Ora i passi muovo tra le vette;

     

    ora con un dio io cammino, a passi di gigante , oltre le colline.

     

    Io sono una preghiera  in cammino .

     

    Mai solo, mai piangente, mai vuoto.

     

    Sul cammino delle età antiche, sul sentiero della bellezza

     

    Io cammino”

     

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    Trudy Borriello 

     

     

     

     

     

     

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