Museo del giocattolo di Napoli al Suor Orsola Benincasa

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    Storie di giochi, storie di bambini che crescono, storie di divertimento e voci di pargoletti in sottofondo: Museo del giocattolo di Napoli, dove la fantasia e la memoria si intrecciano in un’unica favola.

    Allestito nell’Università degli studi Suor Orsola Benincasa ed inaugurato verso dicembre, è stato fortemente voluto e desiderato dal Prof. Vincenzo Capuano, docente di Storia del giocattolo, e realizzato in concreto dal Rettore Prof. Lucio d’Alessandro proprio tra le aule della facoltà, per poter portare avanti collateralmente anche un’intensa attività di ricerca.

    Tra vetrine e teche piene zeppe di bambole e soldatini di plastica si perde lo sguardo, catturato prima da qualche reperto risalente all’800, poi da qualche pezzo originale con decenni e decenni di avventure vissute alle spalle.

    Prof. Capuano, è da molto che esiste come materia Storia del giocattolo? Secondo lei, quale contributo formativo può offrire un giocattolo ad un bambino? “Da pochi anni in effetti, è nata prima a Venezia e poi io stesso l’ho introdotta qui al SOB contemporaneamente al progetto del museo. Per quanto riguarda l’importanza dei giocattoli nell’educazione dei piccoli direi che sia fondamentale. Fondamentale perché è grazie ad essi che si comincia a costruire un’identità personale, intraprendendo un percorso di crescita che non ha mai fine. Ci si può mettere in relazione con se stessi e con gli altri, imparando a conoscere i propri limiti e stimolando la fantasia. Alcuni studiosi odierni addirittura intendono la vita di oggi come metafora del gioco, invertendo ciò che sinora si era sempre creduto.”

    A quando risale il primo giocattolo della storia dell’uomo? “Allora, secondo i dati il primo risalirebbe al7000 a.C., un gioco da tavola molto semplice e primordiale, anche se sono stati ritrovati successivamente dei graffiti dell’età primitiva in una caverna, ma sono effettivamente da accertare.”

    In che anno è uscita la prima barbie? Qual è la sua storia? “Il primo modello è del 1959, e si può considerare come l’archetipo di tutte quelle successivamente costruite. La barbie costituisce un modello di bambola sempre esistito, e la chiave del suo successo è da intendersi nell’insieme di proiezioni e ideali di cui si fa carico. Forte della sua perfezione estetica, fa sì che rappresenti per le giovani ragazzine il loro futuro, il loro divenire adulte, il loro modellarsi secondo canoni irraggiungibili e per questo sempre desiderati. Irraggiungibili perché ovviamente sono proporzioni non umane quelle proposte dalle barbie, proporzioni che rientrano in un corpo femminile fantascientifico e quindi irreale.”

    La collezione di giocattoli esposta al museo appartiene interamente al Prof. Capuano, ed è solo una minima parte di ciò lui possiede, costituendo un vero e proprio ambito tesoro per i bambini di oggi e di ieri.

     

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