Vergognarsi fa bene alla salute …dell´anima

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    Vergognarsi fa bene alla salute … dell’anima

     

     

     

    L’arroganza del vincitore lo rende spudorato, gli cancella il rimorso, gli amputa dal cervello il senso critico. Quella della perdita della vergogna è una delle più atroci esperienze dei nostri giorni, un vizio che non è più appannaggio dei vincitori, ma di tutti. Scherzando , lo scrittore russo Anton Cechov parlava di “ un bassotto che camminava per la strada e provava vergogna di avere le gambe storte”.Ora invece , le gambe storte, soprattutto le storture dello spirito, vengono ostentate e diventano materia di spettacoli televisivi. Come invece è profondo l’asserto di un altro russo,il pensatore Vladimir S.Solov’ev:” provo vergogna , dunque esisto””

     

    Sono le accorate e sentite parole di mons. Gianfranco Ravasi che ho tratto da un suo trafiletto  sulla pagina iniziale di “ Avvenire “ di  qualche tempo fa e che ho  trovato  oggi più che mai altamente significative! Ma davvero stiamo  perdendo  il senso della vergogna e quindi  del pudore,cioè  e cito testualmente dal vocabolario italiano, di quel sentimento che induce avversione alle cose disoneste? Il pudore, detto anche verecondia( da cui poi viene  vergogna) , di latina memoria , deriva dal verbo vereri che significa aver timore , avere un vero riguardo verso qualcuno. Si tratta di  un personale modo di essere che si accompagna alla sobrietà , al decoro, al ritegno ,al rispetto,al controllo del proprio spazio per dare spazio all’altro, il che significa anche pazienza,amabilità,affidabilità , comprensione , in una parola il  tutto si può  riassumere ,citando  una delle 4 virtù cardinali,la temperanza ( ecco che ci ritornano alla memoria  le lezioni di catechismo della’infanzia!).Le rimanenti 3 virtù, val la pena citarle, si fanno compagnia l’un l’altra e sono la prudenza, la giustizia e la fortezza ….. indispensabili  cardini   di un vivere secondo l’umano e non il ferino,che dovrebbero camminare inseparabili nelle nostre vite. Ma mettendo da parte un attimo il catechismo, già il mondo greco e romano auspicavano questo vivere per l’uomo degno di tale nome ,e  mi viene in mente in proposito sia Aristotele con la sua “Etica Nicomachea” , dove egli considera la temperanza il giusto mezzo tra intolleranza  e insensibilità ,che  il “ De officiis” di Cicerone il quale ad un certo punto nel primo libro così parla :”La temperanza è tale per sua natura che non può separarsi dall’onesto :poiché ciò che è decoroso è onesto e ciò che è onesto è decoroso …..Decoro è ciò che è conforme alla particolare natura di ciascuno , così che in esso appaiano moderazione e temperanza con un certo aspetto di nobiltà”.Che bello  parlare ogni tanto di nobiltà d’animo, di onestà e pensare che esistono persone ( e ce ne sono tante per fortuna)le quali hanno  vergogna di ciò che è disonesto e ingiusto e difendono anche con personali  sofferenze, ciò in cui credono.

     

    Nella Bibbia c’è un brano sintomatico nel Vecchio Testamento,nel libro del profeta Daniele, che parla di onestà premiata , di ingiustizia punita. E’ il famoso episodio di Susanna , la giovane donna accusata  da due giudici anziani ,che presi da passione per lei e rifiutati, la accusano ingiustamente di aver ceduto a loro. I padri della Chiesa nei loro testi non hanno mai smesso nei secoli  di lodare la preghiera silenziosa di Susanna durante il suo processo , mostrando come la fanciulla mantenendo il silenzio fra gli uomini parlava invece con Dio,l’Unico che riesce a  sentire la voce dei puri di cuore, Il Quale    manda il profeta Daniele a smascherare l’inganno e punire i veri colpevoli. Credo che ci vorrebbero anche oggi profeti  coraggiosi pronti ad alzare la  voce sulle arroganti voci del mondo e gridare come Daniele di fronte alle ingiustizie.” Siete così stolti Israeliti? Avete condannato a morte una figlia di Israele senza indagare la verità!”( Dan.13, 47)E pensando   verità termino con una frase di San Gregorio Magno su cui credo  valga la pena di soffermarsi un attimo :”Coloro che potevano essere amici della verità  senza fatica, si affaticano per peccare e mentre rifiutano di vivere semplicemente , si adoperano con tutte le loro forze per morire. Infatti non di rado, se colti in fallo, mentre rifuggono dal farsi riconoscere quali sono, si nascondono sotto il velo della falsità e si affaccendano per giustificare ciò di cui stanno peccando e che è già apertamente visibile. … Il cuore costretto a proteggere la propria falsità, dura una pesante fatica e perciò è scritto nel salmo 139.”La fatica delle loro labbra li ricoprirà” ( Greg. Magno , La regola pastorale  cap. III, 11)

     

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    Trudy Borriello  

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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