Come stanno stanno realmente le cose in Abruzzo?

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    VOCI DAL SILENZIO ABRUZZESE.

    Gianni De Falco, direttore Ires Campania.

     

    Dalle chiavi consegnate alle chiavi restituite, dalla promessa di una ricostruzione “lampo” (100 giorni) alle macerie accumulate nelle vie e nelle piazze della città ferita. Ma cosa succede a L’Aquila e in Abruzzo?

    Succede che la tanto sbandierata e promessa “rapida ricostruzione” non è mai partita, che il problema terremoto è stato “cavalcato” per uno show mediatico tanto miserabile perché giocato sui sentimenti di pietas per ciò che era accaduto e sul sollievo nel rivedere la gente abruzzese riavere un confortevole tetto, una casa.

    Il miserabile show ha avuto una sua apoteosi internazionale con l’organizzazione del G8 e la presenza dei grandi della terra che, commossi, furono accompagnati tra le macerie della città accompagnati da un costernato ciambellano (nientepopodimenoche Berlusconi). Sbiaditi ricordi.

    Sulla città de L’Aquila, sull’Abruzzo e sui suoi sfortunati cittadini è calato il silenzio, le luci del varietà furono spente, il TG1 di Minzolini ha rincorso altre notizie, ha costruito altre virtuali realtà.

    Ma i cittadini de L’Aquila, stanchi e “dispersi” tra new town, alberghi, tendopoli (e si, alcuni ancora), alloggi di fortuna, case di legno e cartone hanno deciso di dire basta! Di far sentire di nuovo la loro voce, disperata e scorata.

    Gli italiani sono rimasti sorpresi e sbalorditi a chiedersi: «Ma come? Ma che vogliono? Ma che succede?», e hanno scoperto l’ennesimo inganno di questo Governo.

    Per ricostruire e dare l’idea di ciò che non si è fatto (alla faccia dei proclami post terremoto) vorrei ricorrere non a miei dati ma a quelli della stessa Protezione civile.

    Secondo i dati riepilogativi della Protezione civile, i cittadini Aquilani residenti nelle zone con case non più abitabili sono 32.433 (tenete a mente questo numero).

    Il piano della Protezione civile prevede di sistemarne 22.598 nelle C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili) o nei MAP (Moduli Abitativi Provvisori), 1.105 in affitto, 8.532 in “autonoma sistemazione”.

    Al dicembre 2009, secondo la Protezione civile nelle C.A.S.E. risiedono al momento solo 7.922 persone, mentre nei MAP sono 882. Sempre secondo la Protezione civile, la popolazione assistita, quella cioè che continua a risiedere in alberghi o case private è di 19.587 persone: 10.739 in alberghi, 7.298 in case private, 1.550 in caserma.

    C’è un piccolo mistero in questi dati: se si sommano le persone assistite o quelle in sistemazione provvisoria, sia arriva a 28.391 persone. Ma se i cittadini Aquilani con la casa distrutta sono 32.433, dove stanno gli altri 4 mila? Spariti?

    Non è che, come ha raccontato un sacerdote (vox Dei), c’è ancora tanta gente che sta in tenda, anche se ufficialmente tutti i centri sono stati chiusi? Gente che forse non aveva diritto per l’accesso alle abitazioni temporanee (anche quelle non sono per tutti) e non ha voluto o potuto essere sbattuta negli alberghi delle coste, magari a 70-90 km o più da casa?

    Tralasciando questo non piccolo particolare, i dati della Protezione civile dicono anche altro. Dicono che la fase dell’emergenza non è quel grande successo che è stato descritto dai TG “ufficiali” (Minzolini e Fede).

    Anche ammettendo che (quasi) nessuno stia più nelle tende, molti continuano a non avere neppure la casa “provvisoria”. Sono, per la precisione, quelle 19.587 persone che vivono in albergo o in caserma. Ma non è solo il problema casa a disegnare lo scenario di questo fallimento ricostruttivo.

    Trattando di economia facciamo, quindi, un breve riepilogo della situazione abruzzese e sulle sue conseguenze.

     

    1) L’attuale copertura finanziaria indicata nelle tabelle del decreto 39 del 28 Aprile 2009 consiste in 5,8 miliardi spalmati fino al 2032, anche se, secondo la stime inviate dal Governo stesso alla Commissione Europea per accedere al Fondo Europeo di Solidarietà, il danno ammonta a circa 10,2 miliardi di euro. Come è evidente gli stanziamenti sono lontanissimi dalle cifre necessarie per intervenire e inoltre le loro coperture sono a dir poco fumose. Il decreto punta infatti in maniera significativa su introiti derivanti da scommesse, lotterie, giochi. La cifra prevista è di 500 milioni di euro per ogni anno. A fianco di queste voci si prevedono risparmi sulla sanità, lotta all’evasione fiscale (articolo 14 comma 4) e altre fonti alquanto generiche.

     

    2) Il centro storico dell’Aquila è tuttora inaccessibile e insieme ai centri storici di altri centri è, di fatto, in abbandono. Il patrimonio culturale pubblico e privato rischia di divenire irrecuperabile. Il decreto 39 non prevede risorse destinate ai centri storici e al loro recupero anche se in più occasioni il ministro dei Beni Culturali ha promesso un intervento di 50 milioni di euro mai concretizzato.

     

    3) In occasione del G8 Berlusconi annunciò che il vertice sarebbe stato utilizzato per raccogliere la disponibilità dei governi dei Paesi ospiti a finanziare la ricostruzione di beni culturali e storici. Questa operazione fondata sulla “abilità” di persuasione del nostro leader è stata un fallimento poiché, dei 45 beni da adottare per un importo di quasi 450 milioni di euro, le risorse promesse sono pochissime e soltanto alcune sono state formalizzate.

     

    4) Il mancato introito di tasse e tariffe da parte dei Comuni, della Provincia, delle aziende municipalizzate, dell’Università e dell’Accademia rende quasi impossibile prevedere il futuro di questi Enti. Il decreto infatti non prevede nessun intervento e gli emendamenti che prevedevano il contributo finalizzato a sostituirsi almeno momentaneamente agli introiti della normale amministrazione sono stati bocciati.

     

    5) Con una prima ordinanza si parlava di “contributi per la ricostruzione” destinati ai cittadini, con una seconda ordinanza (la n. 3782 del 17/6/2009) si è tolto il riferimento all’Iva tagliando così di fatto un contributo del 20%.

     

    6) La sospensione del pagamento di tasse e tributi fino a novembre 2009 fu decisa tramite ordinanza. Nel cosiddetto decreto anti-crisi di Luglio, però, il Governo ha posto come data per l’avvio della restituzione (in 24 rate il 100% delle tasse e dei tributi sospesi) l’ 1 Gennaio 2010. Il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani è di 513 milioni di euro ed è una parte consistente della copertura finanziaria del decreto stesso. Tremonti ha assicurato che «l’inizio del recupero dei tributi e contributi finora sospesi, sarà rinviato», ma ad oggi nessun atto è stato depositato. Nel caso in cui tale provvedimento sia adottato verrebbe però a mancare parte della copertura finanziaria del decreto anti-crisi. Ciò significa che si sta chiedendo agli aquilani di finanziare le misure per uscire dalla crisi!!! Dal Gennaio 2010 è terminata anche la sospensione del pagamento dei mutui concessa dalle banche.

     

    Ecco, questo è il risultato del “buon governo” di Berlusconi, quello stesso che dice di rappresentare “il Governo del fare”. Per chiudere, in questi giorni, il tanto chiacchierato capo della Protezione civile ha proposto di candidare L’Aquila alle Olimpiadi del 2016… Non ho parole ma, a questo punto, mi permetto di dare un consiglio: si dimetta Bertolaso, si dimetta!!!

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