Europa: azione politica più incisiva, non solo moneta unica

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    Finalmente, con un deciso ritardo, l’Unione Europea ha riunito i suoi organismi dirigenti per affrontare la questione della Grecia fatta di difficoltà economiche, deficit di bilancio, dati statistici non sempre attendibili, mirati attacchi della speculazione sui titoli statali.

    Probabilmente l’attenzione per le urgenze della Grecia è cresciuta quando la speculazione internazionale (senza colori e senza nomi) ha preso di mira anche Spagna, Irlanda e Portogallo, evitando per il momento l’affondo sull’Italia. Con ciò facendo presagire e temere un attacco all’Unione europea nel suo complesso.

    I dibattiti e gli approfondimenti preliminari in ambito UE hanno certamente ritardato il convinto e tempestivo “accompagnamento” della Repubblica ellenica nel momento della tempesta finanziaria ed economica.
    Il ritardo è da collegare, tra l’altro, ad insensati e fuorvianti pronunciamenti pubblici, anche di esponenti della BCE, che in maniera categorica escludevano interventi di sostegno a favore della Grecia. Non è previsto, si diceva, che la UE dovesse intervenire in maniera diretta per risolvere problemi finanziari interni dei singoli Stati membri.

    Stà di fatto che, a valle di questa situazione, l’euro ha registrato un sensibile calo nel suo rapporto rispetto al dollaro: 1,362 – ultimo dato di venerdì 12 febbraio 2010 – rispetto a 1,46 dollari per euro all’inizio del corrente anno.

    Il grafico che segue – fonte: Yahoo.com – evidenzia chiaramente questo fenomeno. Esso, per certi versi e per determinati settori produttivi, può anche risultare vantaggioso e quindi ben accettato: infatti un cambio euro-dollaro meno forte rende i prodotti ed i servizi europei più convenienti ed agevola le esportazioni dall’Europa verso il resto del mondo.

    grafico

    La stampa economica di questi giorni stà riservando ampio spazio alla vicenda menzionata, non aggiungo altro a corredo della stessa La storia, d’altro canto, segue imperturbabile il suo corso e porta ciclicamente in visione situazioni già viste in passato, non sempre con la giusta dose di esperienza incamerata.

    Colgo però l’occasione per formulare una considerazione su un aspetto che ritengo non di secondaria importanza nell’ambito della complessa realtà dell’Europa unita. Le vicende finanziarie, economiche e quindi politiche che interessano in questi giorni Grecia, Spagna, Portogallo ed Irlanda sono quasi sconosciute e fuori dal cerchio di attenzione ed interesse del popolo UE.

    Forse anche per questo, a superficiale ed erronea interpretazione di senso comune, alcuni alti esponenti della burocrazia di Bruxelles e Francoforte, hanno ritenuto in un primo momento di archiviare frettolosamente la partita addossando la responsabilità e il peso della soluzione dei problemi al singolo Paese interessato dalle turbolenze finanziarie, nonostante l’appartenenza del medesimo Paese al sistema di moneta unica europea ed al complesso meccanismo che lo accompagna.

    I cittadini UE, nella stragrande maggioranza, effettivamente ignorano le vicende che interessano la gestione dell’Europa unita. Nella migliore delle ipotesi l’Unione Europea viene vista e percepita come somma di burocrazie e confezionatrice di normative supplementari ed invasive che, in ambito nazionale, vengono affrontate e recepite quando va bene dopo alcuni anni.

    Fatta la moneta unica è arrivato il momento di fare il passo successivo e determinante, quello della Unione politica europea che abbia ed assuma responsabilità dirette e condivise in ambito UE, alla stregua degli Stati Uniti d’America. Lo dicono in tanti, lo chiedono a gran voce economisti e uomini di Stato di primo piano.

    I momenti di crisi e di difficoltà economica aiutano a definire ed accelerare i processi incompiuti.
    La politica monetaria da sola non consente di approntare risposte esaustive di politica economica tenendo conto della crescente competizione con i nuovi potenti aggregati dell’Asia, India, Paesi sudamericani e con i tradizionali concorrenti USA.

    Tutto questo impone anche un passaggio di tipo culturale ed informativo.
    Si avverte la mancanza di una specifica struttura dedicata che informi puntualmente i 450 milioni di abitanti della zona euro sull’attività dell’Unione Europea e delle entità operative alla stessa collegate.
    Una struttura che fornisca in maniera continua, convincente, propositiva, ravvicinata informazione sui 27 Paesi che compongono la UE, sulle loro vicende sociali ed economiche, sui percorsi di crescita impostati, sui punti di forza e debolezza in relazione al loro processo di integrazione.

    Fermo restando l’utilità e la praticità di internet, si avverte la carenza di specifici canali televisivi di formazione ed informazione che, in maniera intensiva, aiutino a ridurre le distanze tra cittadini ed istituzioni europee, tra cittadini e Paesi dell’Unione.

    E’ opportuno migliorare la trasmissione di cultura, la reciproca conoscenza e condivisione dei problemi, creando le premesse per la realizzazione su basi accettabili dell’Europa politica, dopo il passaggio importante ma non esaustivo e non sempre pagante della sola moneta unica.

    Sàntolo Cannavale

    s.cannavale@virgilio.it

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