LA COLIANDORIZZAZIONE DELLA COSTIERA

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    Giuseppe De Rita è un sociologo/politologo serio ed affidabile. Innerva le sue riflessioni nella realtà e non si perde mai nelle fumisterie di tanti suoi colleghi che dilagano con supponenza nell’agorà mediatica. Usa un linguaggio gradevole ed immaginifico capace di fotografare con un sostantivo o un aggettivo i fenomeni della società in evoluzione. Di recente ha parlato di “coliandorizzazione” per sottolineare la parcellizzazione dei poteri e dei centri decisionali in politica come in economia con le conseguenze negative di un pauroso deficit di unità di programmi e di indirizzo che rende obiettivamente debole e fragile l’Azienda Italia nella competitività sui mercati. De Rita non lo ha né scritto né detto, ma quel termine, “coliandorizzazione”, espone il Paese ad una perenne e pittoresca parata carnevalesca, che, spesso, ne incrina la credibilità e l’affidabilità a livello internazionale e, qualche volta, lo espone al ridicolo come la pruriginosa cronaca del gossip dell’ultimo mese dimostra in maniera inequivocabile. Se trasferiamo l’analisi di De Rita a livello locale assistiamo sgomenti ed impotenti ad una dissennata “coriandolizzazione della Costiera”, di cui le elezioni provinciali, ma non solo, sono un clamoroso esempio. Un esercito di 29 candidati in Costiera amalfitana in un collegio, quello della costa d’ Amalfi,  di 20.000 elettori, o giù di lì, si contendono un posto in Consiglio Provinciale e non si risparmiano colpi bassi in un linguaggio polemico, spesso, e ingiurioso, qualche volta, senza un confronto serrato su problemi e progetti, che volino alto in una visione sovra comunale dello sviluppo. Non vorrei azzardare previsioni, ma temo fortemente che nessuno degli aspiranti raggiungerà il quorum per la elezione con la conseguenza disastrosa della esclusione della Costiera da una Istituzione elettiva, la Provincia appunto, dove pure si amministrano risorse considerevoli e si ipotizzano e decidono strategie di sviluppo per settori trainanti dell’economia: viabilità (mare-terra), turismo, agricoltura, ambiente, Beni Culturali, ecc. C’è, quindi, il rischio concreto che la Costa di Amalfi non abbia una voce forte ed autorevole a difendere i diritti e, soprattutto, le opportunità nello scenario internazionale, come storia, arte e tradizioni consiglierebbero e consentirebbero. E, come se non bastasse, analoga se non addirittura più accentuata polverizzazione si registra nei comuni, dove stenta a farsi strada l’idea di una politica di collaborazione che individui tre/quattro progetti/pilota su cui concentrare le forze e fare alleanze sinergiche nella consapevolezza che l’unità dà autorevolezza di contrattazione con le istituzioni provinciali, regionali, nazionali ed europee. E così, tanto per fare un esempio, la Costiera vive nella precaria ed ambigua condizione di “isola sulla terraferma” con le Vie del Mare che stentano a decollare per un deficit di infrastrutturazione di porti/attracchi attrezzati ed efficienti e con le Vie di Terra che conoscono interruzioni, a più riprese nel corso dell’anno, per frane, smottamenti, incendi e mareggiate e con la spada di Damocle della limitazione di transito a bus che, spesso, paralizzano il traffico lungo i tornanti stretti ed accidentati. E, alla malora il turismo, la cui natura è scritta nella radice del nome (tour) e fonda, quindi, le sue fortune sul viaggio, che quanto più stimola scoperta e scatena emozioni tanto più ha successo nella diffusione pratica della fruizione. La storia del turismo in Costiera registra, infatti, un susseguirsi di pagine/epifanie di bellezza, ossificate in attimi di eternità dai divini furori di poeti, narratori, pittori e musicisti. E’ il miracolo dell’incantamento che si ripete da secoli e terremota cuore, anima e pensieri all’esercito prismatico dei vacanzieri. E che dire, poi, della gelosia/rivalità degli operatori del settore che, al di là delle loro stesse intenzioni, paralizza di fatto una promozione d’insieme sui mercati, puntando sulla qualità dell’offerta nella logica della diversificazione e destagionalizzazione con la ricchezza e la varietà dei beni e dei servizi di eccellenza. Ce n’è abbastanza per richiamare al senso di responsabilità istituzioni e categorie imprenditoriali perché mettano a tacere, per sempre, gli sterili egoismi ed i vanitosi protagonismi dei singoli (comuni o operatori che siano) ed imbocchino con responsabilità la strada di una politica di cooperazione e si espanda,così, una offerta di rete nella consapevolezza che la Costiera è un unicum, una sorta di città stellare in grado di proporsi con una sole voce a promozione di una progetto unitario. Ad urne chiuse e a risultati acquisiti ritornerò sul tema: La Costiera/città comprensorio, convinto come sono, e non da oggi, che questa è la sfida del futuro. Sono certo che questo giornale, che diventa ogni giorno di più una tribuna libera del territorio, sosterrà la battaglia bella ed entusiasmante, dando voce alle opinioni di amministratori, operatori, intellettuali ed ospiti autorevoli che frequentano la Divina. Giuseppe Liuccio Email:g.liuccio@alice.it

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