Le vie dell´amore sono lastricate di… tolleranza
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Vorrei cominciare oggi parlando di tolleranza ,parola grossa in questo nostro momento storico, e per farlo ho scelto di fare riferimento a un profeta biblico Giona, che conosciamo tutti almeno nel nome, sulla cui storia vorrei soffermarmi brevemente… Ma perché parlare proprio del profeta Giona e della sua storia?
E’ presto detto
Jhwh manda il profeta Giona a predicare il giudizio a Ninive , capitale dell’Assiria. Il profeta non se la sente di assumersi un incarico così gravoso e fugge in direzione opposta , prendendo una nave diretta a Tarsis.Durante una forte tempesta , la sua presenza a bordo è considerata dall’equipaggio causa del pericolo che l’imbarcazione corre, e Giona è gettato nei flutti. Inghiottito da un grande pesce,resta per 3 giorni e 3 notti nel suo ventre, dopo di che l’animale lo rigetta sulle spiaggia. Ma questa volta , Giona preferisce ubbidire a Dio e si reca a Ninive, predica ed ottiene la conversione degli abitanti. Dio allora decide di sospendere il giudizio e usare misericordia a Ninive, e questo fatto provoca l’irritazione del profeta. Questi, si siede a meditare sotto un ricino miracolosamente spuntato per ripararlo dal sole, quando Dio all’improvviso fa seccare l’albero grazie ad un verme che corrode l’albero. E fa anche soffiare un forte vento che riduce Giona quasi in fin di vita. A questo punto Dio , a Giona che è così irritato e non comprende, dà una risposta illuminante”Tu ti dai pena per quella pianta di ricino.. ed Io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di 120.000 persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra? ( Giona 4,10-11) E così si chiude il libro, con una domanda di Dio al suo profeta: perché Giona vuole limitare il miracolo della misericordia di Dio, restringendola alle sue piccole vedute?
Ecco il forte contrasto presentato in questo libro che sembra richiamarci all’ordine: la salvezza, quando è annunziata a chi ci è nemico, al diverso, a chi è fuori dal nostro universo mentale o spirituale, non deve compiere il miracolo della conversione, deve interromper il suo corso, non può allargarsi e lasciare noi fuori a non capire che succede. Non deve accadere questo, anche se a compiere il miracolo è Dio stesso, quello in cui diciamo di credere.
In parole povere, noi vogliamo credere in un Dio che adempie meccanicamente le sue promesse e le sue minacce ,che non può e non deve sbalordirci con la “Sua impossibile misericordia” verso chi si pente ,ma non piace a noi. Perché questo sovverte ogni ordine di giustizia prestabilita, umanamente accettata come giusta. Il messaggio c’è ed è per tutti: la salvezza appartiene a chiunque sa ascoltare e ricevere la Parola di Dio, senza alcuna discriminazione razziale , religiosa , sociale, e senza i tempi umani . Mi viene in mente un detto di Baal Shem Tov, fondatore del chasidismo (una setta spirituale del giudaismo nato nel 1700) che suona circa così
“ L’odio chiude le porte del cielo, la preghiera le apre, ma l’amore le spalanca”.
Questo testo biblico, secondo me, presenta così una storia molto umana, senza tempo, una storia di sempre, che vuole ricordare all’uomo di “sempre” che se l’oracolo di Giona non si realizza è perché i decreti di distruzione da parte di Dio, sono” sempre” al condizionale .Ciò che Dio vuole è solo la conversione del cuore. Quindi Giona a dispetto di se stesso, adempie la sua missione anche se non ha ancora imparato la misericordia gratuita. ( il ricino gli aveva reso un sevizio e lui si rammarica che si secchi, non doveva succedere , a lui il ricino piaceva ,gli era stato utile).
Credo valga pena riflettere su questa novella biblica dall’apparenza quasi infantile. Era stata scritta così, perché indirizzata ad un pubblico che con tutta probabilità si sapeva fatto di uomini ancora troppo“bambini”?
Trudy Borriello
trudy.vitolo@fastwebnet.it
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