NAPOLI. RIAPERTURA DE “AL BLU DI PRUSSIA”

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Inaugurazione della seconda stagione espositiva de “Al Blu di Prussia”, lo spazio dedicato all’arte, al cinema, ai libri, alle conferenze e alla musica che Giuseppe e Patrizia Mannajuolo hanno restituito alla città sulla scia della galleria aperta nel’43 dallo zio Guido, mecenate e amico di artisti famosi. Dopo il lusinghiero riscontro della stagione scorsa, sarà un artista molto apprezzato dai critici, Aimone Sambuy, ad aprire la stagione 2008-2009: l’appuntamento è per giovedì prossimo 2 ottobre alle 18,30 in via Filangieri 42, accanto al cinema omonimo. Alle 12 dello stesso giorno la presentazione alla stampa, con l’intervento di Francesco Durante. La mostra, a cura dello stesso Giuseppe Mannajuolo. Dove Sambuy, nato a Torino nel 1951, vive e lavora: nel 1978 la sua prima esposizione a Roma; da allora ha esposto in numerose collettive e non solo in Italia; ultime mostre personali a Milano, Roma, Torino e Genova: “Ossido di Ferro”, “Cantieri”, “Amate sponde”, “Babele”, “Che ci incanta e ci perde”. “Al Blu di Prussia” Aimone Sambuy presenterà i suoi dipinti olio su tela (“Aperlay”, il titolo della mostra) che mostrano pesci e navi, testimonianza dell’amore per il mare e per tutto ciò che lo vive e lo circonda, e che fanno di Sambuy un “Conrad della pittura”; un fotografo speciale per le sue rappresentazioni iperrealistiche di navi nel letargo delle banchine sempre deserte, con il lavoro frenetico che accompagna le giornate in porto stranamente assente, paesaggi un po’ malinconici sullo sfondo di una nave in partenza, forme chiare e ferme, come la tonalità del colore utilizzato, accompagnate, talvolta, da segni da pochi comprensibili. Un contesto statico, abbandonato dall’uomo che esprime la profonda solitudine che pervade la “poetica” dell’artista. La sua pittura è stata anche definita tra Borges e Calvino per l’abitudine di Sambuy di accompagnare le proprie esposizioni pittoriche con un racconto, coniugando più linguaggi, quello della pittura e quello della narrazione, quella dei colori e quella della parola scritta: “Aperlay” (piccola baia della Turchia meridionale, quindi sempre mare) è il titolo sia della mostra che del racconto che Sambuy presenta a Napoli. Il mare, quindi, sulla tela e sulla pagina di un artista singolare: le navi e i pesci al centro della sua visione artistica, la nave, che “nel suo divenire, da oggetto si trasforma nel simbolo della storia dell’uomo sul mare”(Nicola Costa) carica di uomini o di cose, ritratta nel momento di approdo in luoghi che ansiosamente l’hanno attesa; ed il pesce, reso allegro dalla vivacità dei colori degli sfondi e rappresentato quasi sempre con la testa rivolta a sinistra, sono i temi ricorrenti affrontati dall’artista proposti come protagonisti della sua esposizione napoletana. Aperlay è la meta di approdo dopo un lungo viaggio su una nave durante il quale l’artista rivive la sua infanzia, la sua maturità e di nuovo la sua infanzia nel ricordo di pesci dalle “pinne e occhi d’argento sgranati e lucidi”; la sua vita è un viaggio continuo alla scoperta di diverse realtà di cui descrive paesaggi, racconta sensazioni, parla di animali, persone, cita luoghi.“Tutto quanto ricordava a stento era successo prima di arrivare ad Aperlay, dove si è stabilito in fondo alla baia nella casa sull’acqua. Dicono allevi certe conchiglie speciali, che ridotte in polvere e bollite per dieci giorni, forniscono porpora per tingere il mantello dell’imperatore, dipinge dei pescetti che la sera si frigge, beve caffé corretto all’anice secca, parla coi muri e riceve posta da Bisanzio”

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