Maiori: spiagge libere un anno dopo……..nulla è cambiato.

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    E’trascorso ormai un anno dalla clamorosa e importante protesta del Comitato spiagge di Maiori rispetto ad un vera e fittizia privatizzazione del litorale amalfitano. Oggi, sembra che nulla sia successo e la voce del comitato appare tanto come un grido nel silenzio. I lidi vengono rimontati e le spiagge, libere fino a maggio, man mano stanno sparendo, lasciando ai cittadini più poveri solo lo spazio riservato agli ormeggi e presso la foce del fiume Reginna; con la sola differenza che l’anno scorso in questi spazi vigeva un divieto di balneazione, mentre quest’anno tali divieti sono scomparsi. Situazione anomala in punti dove chiaramente emergono pericoli per i bagnanti e si cerca di mascherare la grave violazione commessa di riservare spazi non idonei a fasce di popolazione che non possono permettersi di pagare fino a 20 euro per un ombrellone. Il comitato, sperava che dopo lo scorso anno l’amministrazione comunale (maggioranza e opposizione che compatte hanno votato tale provvedimento) si sentisse maggiormente sensibilizzata ad approfondire e cercare di risolvere quello che appare come una prepotenza verso un diritto inalienabile delle singole persone di poter disporre gratuitamente dell’arenile. Il comune aveva promesso pubblicamente di dialogare con la popolazione e lo stesso comitato al fine di giungere ad un equa soluzione del problema. Era stata promessa almeno una bonifica delle spiagge dove vigeva il divieto di balneazione che la stesso consiglio aveva dichiarato libere e non a rischio per i bagnanti. Di tutto questo nulla è stato fatto se non togliere i divieti manualmente e lasciare quei pochi bagnanti ignari ai propri pericoli. Si sarebbero dovuti effettuare controlli maggiori, nell’ottica della legalità e della trasparenza dei servizi, ma ad oggi anche sugli arenili delle spiagge libere attrezzate non sono esposte (come previsto dal regolamento) le tariffe di 8 euro giornalieri per i residenti e 20 per i non residenti. La totale inerzia riveste anche la regione, i singoli partiti e le proprie segreterie, dove nessuno benché informato, attraverso i giornali, ha cercato di prendere posizione attraverso un interrogazione regionale per cercare di capire. Ma tutto questo perché? Quali sono le cause reali che hanno generato il problema? Ad oggi esistono solo linee guida piuttosto frammentate e lacunose che regolano il demanio marittimo e non lasciano obblighi per la percentuale di litorale da lasciare libero. Il decreto di G.R. n. 1971 dell’11/05/2001 richiamato più volte dalla delibera di consiglio comunale n. 12 del 16/04/2007 in cui si affida ai comuni la gestione del demanio marittimo, è stata revocata dalla G. R. C. in data 02/05/2006 ossia ben un anno prima che fosse richiamata nella deliberazione. Le stesse linee guida difettano tantissimo nell’identificare la tipologia di spiaggia attrezzata, sempre che per spiaggia attrezzata si intenda compresa la pre-installazione degli ombrelloni, che di fatto trasforma la spiaggia libera in privata. Il pericolo imminente è che quanto successo qui, possa ripetersi ancora, tutte queste imperfezioni e lacune di cui nessuno si occupa, fanno si che il demanio marittimo (bene collettivo) sia legato alla coscienza politica di un amministratore. Più volte a Maiori abbiamo sentito parlare gli stessi politici di progetti legati alla qualità del turismo, progetti che non hanno nulla che vedere col nostro concetto di qualità. Riteniamo che la qualità di un paese vada espressa dal valore democratico e dalla capacità che lo stesso ha di tutelare le fasce più deboli, riteniamo che tutti gli amministratori compresi i politici regionali e nazionali debbano avere una funzione garantista legata al voto e al concetto di rappresentanza di tutta la popolazione e non solo di una parte. Oggi Maiori, più che la qualità del turismo, sembra abbia espresso l’immagine di un Titanic dove chi può permettersi di pagare un lido privato viaggia in prima classe e chi non può, allora accontentandosi della foce del fiume, viaggia in seconda classe. In noi è viva e presente una grande rabbia che ci tiene uniti nella speranza che il ricorso avviato l’anno scorso insieme alla preziosa collaborazione di Legambiente e Federconsumatori Campania, presentato alla presidenza della repubblica e accettato, riporti attraverso la legge l’uguaglianza sociale che gli amministratori usando il proprio potere hanno provato a distruggere.

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