AMALFI IL PREMIO AMALFI RIVIERA E UNA MOSTRA PER LA BIENNALE

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RASSEGNA BIENNALE “APPRODI MEDITERRANEI DELLA CULTURA EUROPEA” – EDIZIONE 2007

PREMIO INTERNAZIONALE “AMALFI RIVIERA DEL MEDITERRANEO” I EDIZIONE 2007
CULTURA E ETICA NEL MESSAGGIO MEDIATICO

CERIMONIA DI CONSEGNA DEI PREMI
AMALFI, SALA CONGRESSI HENRIK IBSEN, 15 DICEMBRE 2007 – ORE 17.30

CONDURRA’ LA SERATA: Carmen LASORELLA, Giornalista RAI

Interverranno:
Ermanno CORSI, Presidente della Giuria
Hoda BARAKAT, Antonio CAPUANO, Fabio CODEN, Vittorio DE SETA, Manuela GIANADREA, Marco RAININI, Giacomo RICCI, Alessandro VANOLI, Autori delle opere finaliste

Intermezzi musicali a cura di:
Maurizio IACCARINO, Pianista
Maria COLLINA, Soprano



Gli storici del Mediterraneo concordano nel riconoscere ad Amalfi il merito di aver precocemente, sulla scia di Roma, assunto nell’alto Medioevo, il ruolo di città ‘ponte’ fra Oriente e Occidente. E di ‘ponti’, il Mediterraneo, diviso da barriere culturali e religiose e teatro di laceranti conflitti, oggi ha nuovamente estremo bisogno. In questo contesto Amalfi, come avvenne nel passato, potrà assolvere al compito di riannodare fili spezzati e individuare spazi comuni di cooperazione e di scambio.
Guglielmo di Apulia, nel sec. XI, scrisse degli Amalfitani: “…questa gente moltissimi mari percorre; qui si conoscono gli Arabi e i Libici i Siciliani e gli Africani. Questa gente è famosa in quasi tutto il mondo come quella che arreca altrove ciò che è degno di acquisto e ne riporta quanto ha comprato”.
Il messaggio che il Centro affida alla Rassegna Approdi mediterranei della cultura europea ed al congiunto Premio AMALFI R.I.V.I. e R.A. (Recupero immagine, Valori Identitari e Risorse Ambientali) vuole essere, in via prioritaria, un invito agli intellettuali delle opposte sponde a ritrovare motivi e logiche di coesione che valgano a dissipare le nebbie dei fanatismi e delle contrapposizioni.
L’obbiettivo del Premio è appunto quello di favorire il dialogo interculturale attraverso la ricerca ed il confronto nell’ambito dell’editoria libraria e multimediale nei campi della storia, dell’arte, della letteratura e della documentaristica.
Il suo percorso seguirà idealmente le rotte delle galee dell’antica Repubblica ed i contenuti culturali ne costituiranno il ‘nobile’ carico, come nei secoli ‘bui’ dell’alto Medioevo.
Si guarderà ancora agli approdi di allora nell’intento di attingere ai moderni ‘mercati’ dell’interscambio culturale idee e stimoli per il progresso e la civile convivenza.
Questa rinnovata volontà di mediazione, similmente alla croce ad otto punte effigiata sulla bandiera di Amalfi medievale, sarà solida credenziale per un facile accesso in ogni scalo.
Lo storico Armando Schiavo, nel ricordare che Amalfi “ravvisò nel mare la via di comunicazione e non l’ostacolo fra i popoli”, nota che, quando i crociati liberarono Gerusalemme, a capo dei servizi di assistenza negli ospedali finanziati da Mauro “il ricco patrizio amalfitano che nel 1050 fondò in Antiochia un Ospedale per i suoi concittadini”, era il venerabile Gerardo Sasso di Scala, “il più glorioso amalfitano… in tutto il mondo riconosciuto come fondatore e primo Gran Maestro dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme”.
Sull’esempio dell’umile frate Gerardo, conviene credere, anche oltre i limiti imposti dal ‘realismo pragmatico’, che l’idealismo può mutare i destini e la storia.
Soprattutto quando il messaggio mediatico, anziché amplificare ciò che divide, riesce a cogliere, nella diversità delle culture, ciò che unisce.



MOSTRA D’ARTE PITTORICA E GRAFICA
ATELIER AMALFI. GLI ARCHETIPI DELLA GIOIA E DELL’ELEGANZA AL TEMPO DI PIETRO SCOPPETTA

AMALFI, BASILICA DEL CROCIFISSO, 16 DICEMBRE 2007 – 6 GENNAIO 2008

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA – AMALFI, PALAZZO VESCOVILE – SALA DEGLI STEMMI, 16 DICEMBRE 2007 – ORE 17.30

Interverranno:
Massimo BIGNARDI, Università di Siena
Angelo PIUMELLI, Associazione “Canti Popolari Amalfitani”

Concluderanno la serata:
Maria COLLINA e Luigi TALAMO
che proporranno arie e motivi della canzone napoletana fra Otto e Novecento

Nella cornice della cultura di fine Ottocento Amalfi e la sua Costa ritrovano una loro nuova proiezione nell’immaginario europeo, o meglio, diventano un motivo che riesce a riassumere ed esaltare il concetto di passato e di antico, perfettamente calato in una natura suggestiva ed incontaminata.
È un’immagine che, rapidamente, si inserisce in quel vasto circuito di cui si nutre, facendo la sua fortuna, il turismo a cavallo dei due secoli: vedute e scorci vivificati da una gioia e da un’eleganza che tratteggiano un luogo della felicità proposto quale suggestione sia per la narrativa dei primi decenni del nuovo secolo, sia per un itinerario “da farsi”, restituendo la pulsione immaginativa dell’emozione o sollecitando il ricordo di essa, improntato dalla sensazione del déjà-vu, di quella tendenza all’appropriazione, carattere specifico del turismo di massa.
La mostra Atelier Amalfi. Gli archetipi della gioia e dell’eleganza al tempo di Pietro Scoppetta, promossa dal Centro di Storia e Cultura Amalfitana e realizzata con il contributo della Regione Campania e del Comune di Amalfi, mira a ricostruire tale momento della storia amalfitana agli albori della modernità, tracciando un fil rouge che intreccia momenti e personalità della vita sociale ed artistica: un arco di tempo che dai primi degli anni Novanta del secolo Decimonono va al 1920, vale a dire allo scorcio finale di un decennio difficile e drammatico, segnato dalla tragedia della Grande Guerra, ma anche dalla scomparsa di Pietro Scoppetta, certamente tra i grandi interpreti di tale stagione e, principalmente, della rinascita di una Napoli belle époque.
Intorno alla personalità di Pietro Scoppetta, pittore della nuova borghesia, disegnatore e illustratore di grande eleganza, dal raffinato orecchio musicale, ruota il percorso espositivo della mostra: Scoppetta e i luoghi della sua formazione e della sua celebrità, in pratica la scena eterna di una Costa che si fa materia e corpo di un’esperienza, la pittura, e che unisce le vite di giovani artisti, i maioresi, cioè Raffaele d’Amato, Angelo Della Mura, Antonio Ferrigno e Luigi Paolillo, formatisi tra lo studio di Gaetano Capone, riferimento indiscusso della cultura artistica ottocentesca sulla Costa, e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Compagine di artisti entro la quale si formerà Antonio Rocco, altro amalfitano, avviato alla pittura, all’alba del nuovo secolo, proprio da Scoppetta.
È un tracciato che registra l’ondeggiante movimento dello sguardo tra l’antica capitale del regno borbonico e la frastagliata ansa di un Mediterraneo mitico e solare, tratteggiando attraverso un itinerario di paesaggi, di ritratti, di figure e, innanzitutto, di cartoline illustrate e di spartiti, lo stile di una vita lontana dal caos della modernità, pervasa da atmosfere che fondono immagini ai versi e alle note che hanno fatto celebre la canzone napoletana nel mondo.
A tal proposito, nel 1964 Alfredo Schettini rileva: “Ogni canzone di quel tempo è legata ad un ricordo, ad un episodio della mia prima giovinezza, e, particolarmente, a Pietro Scoppetta delle popolari ‘Piedigrotte Bideri’: caratterizzate dalla grazia inventiva delle sue vignette colorate di idilli campagnuoli, di serenate, figurine femminili tutt’occhi e sorriso (borghesucce, popolane, contadine dalle movenze armoniose ed eleganti, che già allora, erano tipicamente ‘scoppettiane’). […] Pietro Scoppetta era dunque il naturale illustratore delle riviste migliori, il fascinoso acquerellista delle nostre canzoni più belle. Il delizioso commento onde si allietano queste pagine su cui contadine, signore, pescatori, lembi di mare, pendii, coste, azzurri di cieli e chiarori lunari fermano l’impressione sempre calda e sempre viva dell’artista, ci parla ancora di una fantasia fertile, di una tecnica abilissima, di un’anima colma di poesia”.
La celebre terrazza dei Cappuccini, o anche la torre dell’Hotel Luna, la grotta del Calvario non ancora franata sulla scogliera, la facciata del Duomo da poco decorata dai mosaici del Morelli, la suggestiva torretta di palazzo Pepinella eternata da quasi tutti i pittori maioresi, oppure le scene di corteggiamento, le tarantelle sull’aia, i balconi costruiti da architetture di fiori che si arrampicano fino al cielo sono le immagini che fanno da sfondo a una scena sociale ove la gioia e l’eleganza ridipingono di nuova luce la quotidianità.
Un immaginifico spettacolo di colori che si ritaglia sull’orizzonte della modernità ed è entrato, sul finire del secolo, definitivamente nel grande circuito del turismo nazionale ed internazionale.
David Herbert Lawrence, nel breve testo di una cartolina postale inviata da Amalfi il 28 gennaio del 1920 all’amico William Hopkin, scrive: “Stiamo facendo una breve gita sulla terraferma – e stiamo in quest’albergo sulla cui terrazza siede un vecchio monaco. È delizioso – caldo come la nostra piena estate – sui pendii i crochi selvatici fioriscono dappertutto, come grandi stelle di lavanda, e ci sono violette e narcisi e anemoni cremisi – bellissimo. Gli aranci sugli alberi sono abbastanza caldi di sole – e gli alberi di pesco e di mandorlo sono come nuvole. È una costa adorabile. […]”

Ente Promotore:
CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA

in collaborazione con
COMUNE DI AMALFI
COMUNITA’ MONTANA “PENISOLA AMALFITANA”

con il Patrocinio ed il contributo finanziario
MINISTERO BENI E ATTIVITA’ CULTURALI
REGIONE CAMPANIA – PRESIDENZA DELLA GIUNTA
AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO E TURISMO DI AMALFI
CIDEC – SEZIONE DI AMALFI
ASSOCIAZIONE ALBERGATORI AMALFI


Per informazioni:
CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA
VIA ANNUNZIATELLA, 44
Tel. 089-871170 – Fax n. 089-873143
www.centrodiculturaestoriaamalfitana.it
ccsa1@libero.it – ccsa@amalficoast.it – info@centrodiculturaestoriaamalfitana.it

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