Ravello – Musica da camera

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Mercoledì 13 settembre in Villa Rufolo – Musica da Camera

Travestimenti e parodie con il Quartetto Michelangelo

 

 

Due autori contemporanei, Michele Dall’Ongaro e Alessandro Bonanno, giocano con Rossini e Brahms, quasi fossero degli standards da rileggere e riadattare al gusto moderno. A fargli da spalla è il Quartetto Michelangelo, ensemble di archi e pianoforte tra i più collaudati in ambito nazionale.

Così nasce “Rien ne va plus“, il concerto che il Ravello Festival propone mercoledì 13 settembre in Villa Rufolo nell’ambito della sezione Musica da Camera (direzione artistica di Stefano Valanzuolo). Il titolo deriva dal pezzo stesso di Dall’Ongaro, eseguito in apertura di serata, e rimanda esplicitamente al tema del Gioco, Leitmotiv dell’edizione 2006. Tanto il lavoro di Dall’Ongaro quanto quello di Bonanno sono stati scritti proprio per il Quartetto Michelangelo.

Nella seconda parte della serata viene presentato invece un caposaldo della letteratura cameristica per archi e pianoforte, il Quartetto op.13 di Richard Strauss: anche questo, per certi aspetti, un gioco d’imitazione magistrale sui riferimenti ottocenteschi, Brahms su tutti.

 

 

Mercoledì 13 settembre, Villa Rufolo, ore 21.15

Rien ne va plus!

Quartetto Michelangelo

 

Gioachino Rossini -Michele Dall’Ongaro, Rien ne va plus, giocattolo rossiniano

da Quelques riens pour album e Soirées musicales

 

Alessandro Bonanno, Fantasia ungherese (sulle Danze ungheresi di Johannes Brahms)

 

Richard Strauss, Quartetto in Do minore, op.13

 

Guida all’ascolto

Realizzato nel 1994, su proposta del quartetto Michelangelo, il divertimento rossiniano risponde ad una domanda di fantamusica: come avrebbe scritto il pesarese un’opera per questo organico? Ovviamente si scherza: se davvero lo avesse fatto, chissà come ci avrebbe strabiliato. Ma dal momento che i giochi si fanno seriamente, Dall’Ongaro ha scelto tre pagine (più o meno famose) tra le molte dei moltissimi peccati di vecchiaia del Nostro, trascrivendole per la bisogna. La trascrizione è un’opera di traduzione (direbbe Berio) e al tempo stesso un tradimento, aggravato – in questo caso – dalle ulteriori personalizzazioni perpetrate negli anni dai quattro del Michelangelo. Però è sempre Rossini, alla fine, ad avere la meglio.

La Fantasia Ungherese, scritta per il Quartetto Michelangelo nel 1997, si basa su alcune Danze Ungheresi di Johannes Brahms e, richiamando la tradizione ottocentesca delle parafrasi, utilizza i temi suddetti come spunto per una costruzione “rapsodica”. Il tentativo è di mettere in luce di volta in volta, mantenendo il carattere “tzigano” dei brani originali, i diversi strumenti del gruppo.

“Il Quartetto in Do minore op.13 – scrive Quirino Principe – è la più preziosa partitura che Strauss abbia composto per lo strumento a tastiera associato a un insieme da camera”. Il pezzo, eseguito per la prima volta a Monaco, il 1 gennaio 1885, trova nel catalogo straussiano pochissimi precedenti, per altro assai meno rilevanti per spessore; nel 1893, poi, sarebbero arrivati i Zwei Stucke: sono questi, appunto, gli unici lavori per quartetto d’archi e pianoforte del musicista bavarese. Si può ben dire, dunque, che l’opera 13 svetti di molto sulla restante produzione analoga, rappresentando un momento alto dell’ispirazione straussiana.

 

Quartetto Michelangelo

Francesca Vicari, violino – Luca Sanzò, viola

Francesco Sorrentino, violoncello – Elena Matteucci, pianoforte

Formatosi nel 1986, si è affermato come uno dei migliori gruppi da camera della propria generazione.

Dopo l’esordio, avvenuto in Spagna, ha vinto nel 1993 il primo premio al concorso cameristico internazionale di Illzach (Francia). Regolarmente invitato dalle principali associazioni concertistiche italiane, il gruppo ha tenuto concerti in Europa e nelle Americhe, godendo sempre dell’accoglienza più calorosa del pubblico e dei favori della critica. “Il Quartetto Michelangelo – ha scritto La Stampa – si cimenta abitualmente con i grandi titoli del suo repertorio, esibendo una dimestichezza che affonda le radici nell’affetto per la pagina suonata oltreché nella lucida coscienza critica”.

Al di là del repertorio quartettistico, il gruppo spazia nelle composizioni per quintetto, collaborando con i violinisti Dimitry Sitkovetsky, Massimo Quarta, Domenico Nordio. Guarda inoltre con attenzione alla produzione contemporanea: ha, infatti, al suo attivo diverse composizioni ad esso dedicate, ma si cimenta con passione anche nella prassi esecutiva con strumenti originali.

La critica discografica ha accolto con notevole apprezzamento le registrazioni che il Quartetto ha effettuato per Nuova Era e, dal 2003, per Chandos

 

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