«Mussolini? Niente ministeri»

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    SE vince Prodi avrà i ministri di Rifondazione Comunista, se vinceremo noi non ci sarà nessun ministro, nemmeno un sottosegretario, delle liste della signora Mussolini». Intervenendo in diretta online su «Corriere.it», il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, chiude le porte del governo ad Alessandra Mussolini e sottolinea che l’alleanza con Alternativa sociale e con le forze neofasciste, è avvenuta sulla base di una «condivisione del programma della Cdl, che non ha nulla a che fare con quello che viene chiamato neo fascismo». «Ho già detto domenica scorsa — ha a sua volta replicato Alessandra Mussolini — che alle continue quanto incomprensibili, e oggi aggiungo noiose, provocazioni dell’onorevole Fini non intendo prestare il fianco. Io ripeto, io, voglio che il centrodestra vinca le elezioni per poi chiedere, come è di una ovvietà solare, che chi ha contribuito alla vittoria abbia incarichi nell’esecutivo». «Grazie al contributo di Alternativa Sociale — ha proseguito la Mussolini — il programma del centrodestra è più ricco. Infatti, è grazie a noi che il Presidente Berlusconi ha inserito il gratuito patrocinio per le donne e i minori vittime delle violenze sessuali, il latte artificiale gratuito per i neonati sino al sesto mese e la istituzione della Banca del Sud».

    Mussolini, un nome una garanzia»

    Berlusconi e Fini silurano i candidati neofascisti. Fuori Tilgher, Fiore e Saya, sulle credenziali degli alleati di estrema destra il cavaliere si affida alla nipote del duce: «Abbiamo trattato con la signora Alessandra, che è una sicura democratica»

    ROMA Berlusconi ingrana la retromarcia sui fascisti in lista. Però lo fa a metà e accampando scuse tra le meno credibili. Cosa poteva mai saperne lui dei vari Fiore, Tilgher, Romagnoli Saya? «Avevo sentito il loro nome, ma non sapevo chi fossero perché vengo da un mondo lontano dalla politica. Di Saya poi non avevo neppure sentito il nome». Tutt’altra cosa Alessandra Mussolini, «una sicura democratica». Ma non c’è nessun caso eclatante e nessun imbarazzo. E’ tutta «una montatura della sinistra». Basterà chiedere alla signora Mussolini «di non avere in lista persone così discutibili», ed ecco che tutto torna alla normalità. Facile no? Mica tanto. Prima di tutto la democratica Alessandra non pare affatto intenzionata a subire il diktat antifascista. I manipoli neri sono in frenetico consulto, limitano al massimo le indignate esternazioni, meditano una conferenza stampa rovente per oggi. Ma dal poco che dichiarano non è che sembrino pronti al passo indietro. Fiore: «Io sono discutibile per fatti di 25 anni fa? E allora noi facciamo una ricerca su tutti i candidati. Io ho messo su famiglia e ho nove figli». Tilgher: «Ho sempre lottato per le mie idee. Si fa tanto baccano sulla mia candidatura ma nessuno si indigna per altre candidature, quelle sì impresentabili».

    Mica hanno tutti i torti. Il problema principale dovrebbero essere appunto le loro idee. Ma il cavaliere, nella speranza di non perdere i voti nazisti, centra invece l’obiettivo solo sui nomi delle figure più note, e per il resto si augura caldamente «che l’alleanza con Alessandra Mussolini sia confermata». Si traduce alleanza con Alternativa sociale, della quale fanno parte le formazioni guidate dai «personaggi impresentabili».

    E’ l’ultima scappatoia del premier, ma stavolta a mettersi in mezzo è proprio Fini, e va giù duro: «Per siglare l’accordo con le formazioni della cosidetta destra radicale non è soltanto necessario che in quelle liste non ci siano personaggi che getterebbero per le loro storie personali discredito sulla nostra coalizione». Occorre anche, e per An è una «condizione pregiudiziale», la conclamata «adesione ai valori della libertà, democrazia, dignità di ogni essere umano, solidarietà occidentale e transatlantica». Per Fini i leader di estremissima destra devono «riaffermare concetti inequivocabili di rifiuto del totalitarismo, del razzismo, dell’antisemitismo». Già meglio di Berlusconi, ma Fini sa benissimo che quelle formazioni possono dichiarare la loro fede nei citati valori solo mentendo.

    In serata scende in campo persino la Lega, affermando che l’accettazione di un accordo con Alleanza sociale da parte del Carroccio non è affatto scontata. E tuttavia Berlusconi ancora non si arrende. A salvare la faccia ci tiene, ma a quel pugno di voti fascisti pure. Dunque insiste con il ritornello del mattino: «Con quei nomi salta l’accordo con la Mussolini». Ma se le liste fasciste mettono in campo gente meno conosciuta se ne può parlare.

    Ma proseguire nel discorso potrebbe rivelarsi spinoso per il cavaliere. La sua autodifesa, quella di non aver mai saputo niente dei leader che stava per candidare, regge infatti assai poco. La Mussolini ha fatto subito capire di avere in serbo tutt’altra versione dei fatti, anche se si è tappata la bocca perché a conti fatti l’accordo interessa anche a lei. Ma Gaetano Saya, leader del Nuovo Msi-Destra nazionale, a farsi disconoscere così non ci sta. Lui, che proprio ieri aveva definito Berlusconi «un Giulio Cesare», deve vedersi rinnegato per bazzeccole come l’aver definito i giornalisti dell’Unità «cani da spazzar via a partire da Furio Colombo» e aver sostenuto che gli immigrati «sono un pericolo per la purezza della razza»? Eppure il nuovo Cesare pare proprio pronto al tradimento. Mai sentito nominare il fascistone, nonostante le foto che lo ritraggono sorridente a fianco della moglie. Saya insorge: «Ho incontrato Berlusconi a Roma, il 12 maggio, Hotel Excelsior». E al portavoce Bonaiuti tocca la più imbarazzante tra le smentite ufficiali: ««E’ un tentativo di costruire un romanzo sul nulla. Il presidente non ricorda alcun incontro con questa persona». Potrebbe trattarsi di amnesia. 




    Berlusconi firma il contratto con i fascisti

    L’accordo è fatto. La pioggia di accuse piovute sul premier da suoi stessi alleati per gli impresentabili di Azione Sociale alla fine non ha funzionato granché. Berlusconi ha firmato l’alleanza con la Mussolini per le prossimi elezioni. Al momento pare confermato che né i neo fascisti Thilger e Fiore né la stessa Alessandra Mussolini compariranno nella lista dei candidati. Ma la retromarcia resta possibile. Infatti , nel corso della conferenza stampa di ufficializzazione dell’accordo, il premier ha chiaramente detto che spera che la Mussolini ci ripensi: «Un suo ripensamento mi vedrebbe del tutto favorevole. E ho insistito». Detto questo che i nomi nella lista non siano più quelli annunciati all’inizio ma altri il risultato non cambia.

    Messa la firma sull’«accordo programmatico con alternativa sociale per ampliare i consensi della Cdl» (testuali parole) e assicurato che «democraticità della lista di Alternativa Sociale è pienamente garantita» (dalla Mussolini) il premier è quindi partito con il solito attacco verso il centrosinistra.

    «Non accetto lezioni di democrazia da nessuno -ha detto – tantomeno da una sinistra che conserva intatta la sua visione distorta della democrazia. È successo a Bettino Craxi prima – ha continuato- e poi è successo a me. Fi e la Cdl sono nate per difendere la democrazia dai rischi del post comunismo italiano, l’unico in Europa che non ha fatto i conti con la propra storia».

    E ancora. Le polemiche di questi giorni sulle candidature di esponenti di estrema destra secondo il premier «fanno parte di una feroce campagna che ha come unico obiettivo distogliere l’attenzione sulle divisioni dell’Unione. Una coalizione -continua Berlusconi – che non esita a flirtare con movimenti che fanno della violenza la loro ragione sociale». Ma il premier si è dimenticato di dire che il suo ministro dell’Interno Pisanu ha recentemente dichiarato che i denunciati per gli strisiconi nazisti alla stadio durante la partita Roma-Livorno erano proprio legati al gruppo di estrema destra Forza Nuova.

    «A Berlusconi non interessano né il programma né gli alleati. Gli basta il potere – ha commentato D’Alema – per questo non si preoccupa del fatto di aver ‘imbarcato’ neo fascisti. O dell’avere sintetizzato in dieci punti ciò che non è riuscito a fare in cinque anni. E nemmeno si dispiace troppo delle dichiarazioni del ministro Calderoli sull’Islam, nel senso che dopo la finta fatta del chiedergli le dimissioni, non è più tornato sul tema».

    ELEZIONI: MUSSOLINI, AS SARA’ GARANTE DEL SOCIALE

     

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