PICTA FRAGMENTA. LA VILLA DI POSITANO E PROGETTI FUTURI

Come presupponevamo, la Villa Romana di Positano, presentata in tutti i dettagli tecnici  ed estetici dall’architetto Guarino ha riscosso enorme successo con tanti applausi e senza tradire le aspettative di un pubblico speciale ed esigente come quello di Picta Fragmenta, costituito dai massimi esperti mondiali di pittura romana.

Gli inviati di Positanonews hanno avuto la possibilità di intervistare gran parte dei relatori internazionali, riportando video foto e impressioni.La Prof Antonella Coralini, ideatrice e organizzatrice di questo grande convegno internazionale, ha preannunciato i progetti in procinto di realizzazione a Pompei, a Ercolano e a Villa Sora, con la facoltà di archeologia dell’Università di Bologna.

Riportiamo qui il pensiero di Giuseppe Di Leva:

https://www.facebook.com/giuseppe.dileva.5/posts/2201097749962107?__xts__[0]=68.ARDhvwfI4C257-puOgQkxR-GsBQxIbbREV7RttoT11GzMOVYQY5LcX9j5qENdJRfQrFZiR8iR44knlszj0UFZVi_WUYmPLeJTW0ZGIY7iDLEVXHR7BedelHogUSo6kMs9P6Zgz9zJkEVorLdfozQh9S8sYxvhZKNWS0j-GZ2oNkiySCdEXZowE0&__tn__=C-R

Tre giorni, tre sedi diverse, tre motivi per cui è valsa la pena esserci stati. Il Convegno Internazionale “Picta Fragmenta. Rileggendo la Pittura Vesuviana” si è concluso appena ieri, ma cosa ha lasciato in chi vi ha partecipato, in chi ha presentato relazioni e ricerche spesso ancora in corso? Sei sessioni a cui si è aggiunta quella dei poster, tanti contributi che sembrano offrire quasi una base di partenza per ulteriori approfondimenti. Studiare la pittura vesuviana, che poi vuol dire studiare la maggior parte della pittura romana antica, è impegno ad osservare una realtà che non era solo fatta di forme d’arte alte ma anche di estreme e sbrigative decorazioni, realizzate per dare un minimo di dignità ad un ambiente, ad una dimora. Artisti? Artigiani? Chi erano gli esecutori di quel mondo d’immagini che il Vesuvio ci ha restituito in un tragico giorno dell’anno 79 dopo la nascita di Cristo? Il convegno ha provato solo incidentalmente a dare una risposta a questo quesito che forse poteva essere l’elemento centrale delle giornate di studio. “Rileggere” la pittura pompeiana nei suoi risultati compositivi, attraverso nuove interpretazioni, restituzioni, valorizzazioni, scoperte è stato invece il tema focale degli incontri che hanno avuto momenti di interesse in alcune relazioni che promettono ulteriori e feconde ‘appendici’. Tre motivi per esserci stati, ebbene. Il primo: la ricchezza del programma, l’inappuntabile stile organizzativo che dà merito al MANN di Paolo Giulierini e alla tenacia di Antonella Coralini. Il secondo: la voglia di comunicare una conoscenza aperta che non rimane al chiuso delle accademie o in scritti di difficile accessibilità. E’ un altro merito della professoressa di Bologna di aver coinvolto anche il pubblico dei non specialisti in un convegno completamente ‘open access’, una lezione che dovrebbe avere seguito anche per il futuro. Il terzo: il piacere di aver conosciuto personalità straordinarie e dotate di grande amore per comunicare ‘conoscenza’. Alix Barbet, a mio avviso, è stata l’autentica protagonista del convegno. Una studiosa di una disponibilità e simpatia uniche. L’ipostasi della scienza alla portata di tutti. Ma che dire poi di quei tanti archeologi che fanno ormai parte di una “scienza della terra” che tenta di diventare archeologia ‘pubblica’: Nappo Salvatore CiroGirolamo Ferdinando De Simone, Domenico Camardo, Mario Notomista, Mario GrimaldiChicca Ciardiello,Priscilla Munzi. Il piacere di aver ascoltato Irene Bragantini con la sua severa e professorale autorità, la signorilità di Valeria Sampaolo, Agnes Allroggen Bedel, Luisa Melillo, Grete Stefani. La ‘scoperta’ di studiosi come Massimo Limoncelli, uno di quelli che “bucano il video”, Gabriella Prisco, Kenneth Lapatin, Eric Morvillez. Senza dimenticare l’elegante cortesia di Paola D’Alconzo e la gentilezza di Francesca Bologna, Sara Lenzi, Aurora Raimondi Cominesi. La presenza, quasi da “nume tutelare”, di Antonio De Simone ha fatto poi praticamente da suggello al convegno. Dulcis in fundo l’Antonella. Un ciclone d’entusiasmo che si fa fatica a contenere. La “professoressa di Bologna” ha ormai eletto Napoli a sua città d’adozione. Ne siamo lieti. Con Paolo Giulierini sembra ormai avviato un piano sinergico d’idee a cui l’appassionato scrivente non potrà che auspicare floridi successi. Naturalmente, se Dioniso vorrà, solo alle falde del Vesuvio…

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