SALERNO . CARFAGNA, SOLDI PUBBLICI USATI PER FINI CLIENTELARI
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SALERNO — Una critica alla classe dirigente del Sud, che amministra gli enti locali sperperando i fondi pubblici «solo per fini clientelari», e una stilettata «ad una parte piccola della magistratura che ancora oggi usa le inchieste per fini di lotta politica».La ministra Mara Carfagna coglie una occasione speciale — la presentazione del libro di Carmelo Conte «Dal quarto stato al quarto partito» ieri al Mediterranea — per tracciare un parallelo tra le vicende politiche degli anni Ottanta-Novanta e lo scenario attuale. C’è un parterre d’eccezione per la presentazione del lavoro dell’ex ministro del Psi, ed al tavolo di presidenza siedono il direttore de «il Mattino» Mario Orfeo, nelle vesti di moderatore-ispiratore insieme alla giornalista Anna Bisogno, il filosofo Giuseppe Cacciatore, l’assessore regionale Andrea Cozzolino e lo stesso Conte. Tocca però alla ministra, vista anche l’assenza di Ciriaco De Mita, stuzzicare i presenti sulle vicende politiche al centro del dibattito. La prima stoccata è indirizzata, seppur non direttamente, agli amministratori campani del centrosinistra.«Apprezzo l’appello all’impegno in ambito locale che Conte fa nel suo libro — esordisce la Carfagna — perchè solo sul territorio si può avviare quella selezione della classe dirigente necessaria per non creare politici stampellati. Il Sud ha pagato l’incapacità dei suoi amministratori. E non è una questione di carenza di soldi. I fondi sono stati stanziati. E sono stati anche tanti. Ma una certa politica li ha utilizzati solo per clientelismo e assistenzialismo. Non certo per lo sviluppo. Oggi, inoltre, i politici del Sud contano meno. Perchè oramai i territori non sono più importanti solo per i voti che rappresentano, ma anche per i centri decisionali ed economici che ci sono in quelle aree. E noi, nel Meridione, abbiamo un problema economica e di rappresentatività che ancora non abbiamo risolto». La sferzata più diretta, però, la Carfagna la riserva per la magistratura. Tracciando un filo diretto tra quanto avvenuto negli anni Novanta e quanto sta accadendo oggi.«Nel 1993 la magistratura è stata utilizzata dai poteri forti per far crollare i partiti storici — incalza la ministra — è giusto che vengano perseguiti i reati, ma i partiti dovevano essere giudicati dagli elettori.Ancora oggi esiste una piccola parte della magistratura che non svolge un controllo sulla legalità ma avvia inchieste per fini di lotta politica. Su questo bisogna essere vigili per evitare che questa piccola frangia possa causare danni al Paese».Carmelo Conte ha richiamato l’esperienza della giunta laica e di sinistra di Salerno, guidata dallo scomparso sindaco Vincenzo Giordano, quale esempio italiano di costruzione di un riformismo dal basso.«Ci riuscimmo prima a Salerno e poi in Campania — ha detto l’ex ministro del Psi — nonostante Craxi non ci credesse. Avviammo un processo di costruzione dal basso del riformismo che ci portò a egemonizzare la sinistra».Sul ruolo della magistratura nella trasformazione politica degli anni Novanta, l’esponente socialista non crede ai complotti ma a una serie di interessi comuni che riunirono poteri forti, borghesia e giudici.«La magistrura non fu protagonista ma sussidiaria — conclude Carmelo Conte — si ritrovò in un momento di congiuntura degli interessi. Certo è che una parte della magistratura, ovvero Md (Magistratura democratica; ndr), teorizzò il controllo della legalità come strumento di opposizione. E così la magistratura diventò uno strumento politico. In quegli anni furono i poteri economici a prendere il sopravvento sulla politica. Si associarono inoltre i partiti di opposizione e una fetta della borghesia. E si mosse anche la mafia per destabilizzare il governo. E usò mezzi stragisti: la grande delinquenza, insomma, si mosse contro lo Stato». Felice Naddeo Corriere del Mezzogiorno