MASSA LUBRENSE, E´ SCONTRO DON ALFONSO VIZZARI PER LA GUIDA DELL´ESPRESSO
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Il giorno dopo aver lanciato la «bomba» contro la guida de l’Espresso e il curatore Enzo Vizzari attraverso le telecamere di «Striscia la notizia », replica Vizzari e Livia Iaccarino, l’anima femminile del Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui Due Golfi, non è pentita di aver chiesto l’esclusione dalle prossime edizioni della guida in questione, non ritenendo appropriato un giudizio limitato alla sola cucina. «Da quando è andata in onda l’intervista — racconta — abbiamo ricevuto un numero impressionante di mail, di sms e di telefonate». Clienti o colleghi? «Moltissimi clienti, ma anche alcuni colleghi. Tra i campani ci ha chiamato Rocco Iannone (lo chef di Pappacarbone a Cava de Tirreni ndr), intervistato da Striscia la scorsa settimana, e un’altra collega che, però, mi ha chiesto riservatezza ». Ma, a sentirla, la solidarietà più forte è stata quella che le è stata espressa praticamente in diretta, cioè subito dopo la fine del programma su Canale 5, dai colleghi di tutt’Italia riuniti a Venezia per la «cena della stelle Michelin». «Non so — confida Livia Iaccarino — quante persone mi hanno abbracciato. Solo a pensarci mi viene la pelle d’oca». Secondo lei la questione non è chiusa. «Ci saranno — assicura l’imprenditrice — altre denunce, sono certa che altri colleghi troveranno il coraggio di evidenziare quello che non va nel mondo della critica enogastronomica ». È il figlio Ernesto, che da anni affianca il papà Alfonso in cucina a spiegare il perché del gran rifiuto. «Il giudizio della guida de l’Espresso si basa esclusivamente sulla cucina. Premetto che da questo punto di vista non abbiamo paura del confronto. Ma, allo stesso tempo, riteniamo che un ristorante non si può giudicare solo dal cibo. Sarebbe come giudicare un’auto di F1 solo dal motore, senza tener conto del telaio. Per passare al merito, Vizzari da anni professionalmente ci maltratta. Per una volta anche noi, altrettanto professionalmente, ci lamentiamo». Il curatore ribatte: «La loro risposta non mi sembra molto professionale. Professionale sono io che, all’inizio del volume, dichiaro che il voto attiene solo alla cucina. Ma aggiungo anche che l’impressione complessiva si deduce solo dalla lettura della scheda del ristorante». Vizzari entra nel merito: «È da anni che al Don Alfonso non si mangia come si mangiava tempo fa. La cucina ha perso identità e verve nel momento in cui — e questo lo sostengo da anni — il vero fenomeno della cucina italiana è la crescita impressionante della cucina campana. Al di là dei punteggi, in Campania, grazie a Dio, c’è una vera e propria proliferazione di cucine eccellenti. È bene ribadire che tutto questo non sarebbe avvenuto se Alfonso Iaccarino non avesse aperto la strada. Ma non è colpa mia se lui ha rallentato mentre gli altri acceleravano. In fin dei conti, c’è solo un ristorante campano che ha un punteggio superiore al Don Alfonso ». E alla richiesta di escludere il locale di Sant’Agata dalle prossime edizioni della guida, il curatore replica così: «Non ci penso nemmeno». E spiega il perché. «Si tratta di una richiesta irricevibile. La guida è per i lettori, non per i ristoratori. Finora, comunque, non mi è arrivata alcuna diffida». Intanto don Alfonso dopo aver guidato la cucina in Campania facendo crescere tutta l’area da Sorrento Vico Equense ad Amalfi, Penisola Sorrentina e Costiera amalfitana, ora guida la protesta degli chef contro le guide