Il prodotto culturale della città tra Arti visive e Cinema

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Martedì 31 marzo, terzo appuntamento dei Percorsi d’Analisi promossi dalla Seventh Degree con una conversazione tra Stefania Zuliani, Claudio Gubitosi e Pasquale Napolitano, moderati da Marcello Napoli intorno al rapporto tra la città e l’arte 

Nel panorama contemporaneo il binomio architettura-arti visive si sta rivelando sempre più vincente, come dimostrano le ultime edizioni della Biennale Architettura a Venezia o le recenti mostre, dall’allestimento complesso, arricchito da videoproiezioni e disegni, che musei internazionali dedicano dedicate a importanti architetti di fama mondiale. Reinventare lo spazio, ridisegnare la dimensione del vivere, da quella dell’abitare a quella dell’ambiente urbano, rileggere con sguardi sempre nuovi la realtà. Sono temi che affascinano un pubblico via via sempre più ampio, e che in anni recenti hanno avvicinato la gente a questa sfera della creatività, grazie anche alla mediazione dell’arte, al potere evocativo delle immagini, riproponendo quell’approccio all’“opera d’arte totale” che riecheggiava come un leitmotiv già nelle avanguardie storiche del primo Novecento, dal Futurismo al Bauhaus. Del prodotto culturale riguardante la città tra Arti visive, fotografia, cinema, se ne discuterà nel corso del terzo appuntamento della terza edizione dei Percorsi d’Analisi, promossi dall’Associazione Seventh Degree, di Liberato Marzullo e Antonello Mercurio, con il contributo delle amministrazioni provinciale e comunale di Salerno e del nostro ateneo, con la partecipazione del Liceo Scientifico “Giovanni da Procida” di Salerno, martedì 31 marzo, alle ore 19,30, presso il Convento San Michele. Alla tavola rotonda condotta da Marcello Napoli, siederanno Claudio Gubitosi, Stefania Zuliani e Pasquale Napolitano, con la partecipazione speciale di Lillo d’Agostino (grande accusatore) e Alfonso Amendola (grande difensore).  Stefania Zuliani, ricercatrice presso il nostro ateneo, schizzerà un quadro della città come luogo dell’arte, della sua produzione prima ancora che della sua fruizione, riprendendo alcuni contributi importanti di artisti poeti e architetti– da Baudelaire a Sant’Elia, da Gatto, con la sua esemplare Guida sentimentale di Milano e la prefazione all’architettura organica di Wright – , da Koolhaas e la sua città generica alla città meravigliosa dei Surrealisti – per evidenziare come la città, agli inizi del nuovo millennio, si attesti ancora, nelle sue feconde contraddizioni, come irrinunciabile spazio di scambio e di costruzione di piccole ma diffuse utopie. In questa prospettiva, verrà sottolineato il ruolo della Fondazione Filiberto Menna come motore di riflessioni, di consapevolezza storico-critica dei problemi ed anche come promotore di attività (i laboratori didattici, di cui l’ultimo con Centenari dedicato proprio all’immagine della città) e come partner di iniziative di produzione artistica (la mostra Fate presto..). Claudio Gubitosi, il nostro architetto dell’immaginario, ci renderà partecipi del suo amore per il cinema, che si è manifestato alla fine degli anni ‘60, quando non ancora maggiorenne, realizzava corti in super 8 e come la sua passione si è incanalata in un’altra direzione: promuovere il cinema e dare dignità culturale ad un particolare metagenere: il cinema per ragazzi. Tutto questo in una realtà culturalmente pigra e fondamentalmente rurale di un paese meridionale quale era Giffoni Valle Piana, il suo paese, ove si è inventato il festival del cinema per ragazzi,  inglobando dentro le dinamiche di un processo culturale e di “culturalizzazione” generazioni di adolescenti, decine di migliaia di teenager che hanno avuto la possibilità di vedere del cinema altrimenti irreperibile, di discutere, parlando e ascoltando con loro, coetanei e i testimoni più autorevoli della cultura, dello spettacolo e della società.

 

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