Napoli. ArtexArte. Giuseppe Di Guida. Open Mouthed. foto

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    ARTEXARTE  PRESENTA LA MOSTRA “OPEN MOUTHED  di  GIUSEPPE DI GUIDA                                           

    27 febbraio / 27 marzo 2009    Napoli Via Chiatamone 7

    vernissage _ venerdì  27 Febbraio 2009_ ore 18,30

    PROROGA FINO AL 3 APRILE 2009

    Dal 27 febbraio al 27 marzo 2009 ARTEXARTE, Box di via Chiatamone 7 Napoli, presenta una personale di Giuseppe Di Guida dal titolo OPEN MOUTHED. La mostra riflette sullo stato attuale dell’arte, definito dall’artista “globotecnoestetico”. Un sistema ormai in declino, giunto oltre la sua stessa fine. Denuncia una pratica molto diffusa oggi, una sorta di “minimalismo estetizzante”, l’esatto contrario di quello storico degli anni sessanta del secolo scorso, che adesso tende solo a tirare a lucido i prodotti artistici al pari di quelli di consumo. Un’assuefazione e una complicità con l’industria globale, che dall’arte saccheggia la sola componente formale e si compiace della banalità del vuoto. Un “minimalismo” traboccante che non migliora il mondo e gli uomini: “siamo sull’orlo di una catastrofe ecologica, sono aumentate le disparità sociali e convivono, in modo stridente, bellezza e spazzatura, sicurezza e morte, ricchezza e fame”. Giuseppe Di Guida, nel suo lavoro, punta a superare l’aspetto estetico per affermare un’arte che non teme più di essere rivoluzionaria, anzi lavora per scardinare un sistema che non vuole rinunciare all’ideologia folle del progresso illimitato. Persegue invece un “minimalismo radicale” per recuperare quella pluralità di sensi, che abbiamo smarrito, nella realtà virtuale ad alta definizione, di uno schermo a cristalli liquidi. Quelle sensazioni vere che ci consentono di percepire la finitezza di questo mondo tellurico, questa terra madre, che calpestiamo da sempre.

    Il titolo della mostra è tratto da un’opera fotografica montata su di-bond, che ritrae il volto di un giovane che emerge da un fondo nero, come un Caravaggio, il più rivoluzionario degli artisti. Impeccabile sul piano estetico, l’immagine è come corrosa da una forza, un virus interno che la distorce. La lucida perfezione tecnologica contrasta con lo sgomento del giovane, che sembra sconvolto dalla vista del mondo reale al di qua dello spazio del quadro. Con gli occhi stravolti, la testa deformata e “a bocca aperta”, dove è visibile la macchinetta dei denti, è l’immagine stessa di un futuro negato. Ai lati di questa figura, altre due grandi foto a fondo nero, raffigurano lo stesso artista che da un lato imbraccia una bombola del gas e “si nutre” del suo contenuto e dall’altro beve da un bidone di rifiuti tossici nel quale è immerso. In un’altra opera, il monitor di un computer, incastrato in una morsa, mostra un video con l’artista che si dimena nel tentativo di liberarsi dalla stretta. Gli altri lavori sono piccoli oggetti: flaconi di medicinali dai quali fuoriescono teste e membra umane realizzate con il das, e ancora, una confezione di veleno per scarafaggi con sopra montato un succhiotto da latte per bambini.

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