SALERNO ROBERTI NUOVO CAPO DELLA PROCURA DI SALERNO A GIORNI L´INSEDIAMENTO

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NAPOLI. Sessantuno anni, in magistratura da 33, Franco Roberti, oggi procuratore aggiunto a Napoli, si insedierà a capo della Procura di Salerno entro la metà di aprile. Prende il posto di Luigi Apicella, rimosso dal Csm dopo lo scontro tra procure sul caso De Magistris. Criminalità organizzata e terrorismo, il pane quotidiano su cui il pm ha costruito per un quarto di secolo un tessuto di esperienza con pochi eguali, che lo ha portato a guidare, negli ultimi 4 anni, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Ne ha viste tante, Roberti. Lo scacco al gruppo di fuoco dei Casalesi è solo l’ultima pagina di storia recente. I media in questi giorni legano il suo nome anche all’inchiesta su Calciopoli e all’affaire Romeo, ma lui, magistrato napoletano svezzatosi come pretore a Borgo San Lorenzo, in Toscana, va molto più indietro. «Le indagini più importanti le ho svolte dall’82 quando ero giudice istruttore a Sant’Angelo dei Lombardi, con il terremoto istruii processi per i palazzi crollati e per le ruberie della ricostruzione. Poi gli intrecci tra politica, impresa e camorra, i processi contro il clan Nuvoletta, sul legame tra camorra e Banco di Napoli, la corruzione che investì il Comune nell’abusivismo di Pianura, il S. Carlo». Grazie a lei i superboss Alfieri e Galasso decisero di collaborare. «Si, lavorai in collegamento con le indagini della procura di Salerno, fu la prima volta che entrai in stretto contatto con la procura di questa città». A Salerno troverà 29 sostituti procuratori, di cui 7 in organico alla Dda, 3 procuratori aggiunti. E un bel po’ di veleni… «Lo so…». Una procura travolta dalle decisioni del Csm sul caso De Magistris. «Non credo di trovare proprio un clima avvelenato, ma una situazione che richiede un rilancio dell’azione di quell’ufficio e un momento di serenità. Serenità e funzionalità saranno le mie parole d’ordine». Come ha preso la nomina del Csm? «Sono onorato, perché è stata unanime. Un segno di fiducia e di stima che mi inorgoglisce e mi carica di responsabilità, semmai ce ne fosse bisogno, in una procura di grande tradizione come quella salernitana». Lascia una città polveriera come Napoli e trova una forse meno complessa, cambierà il suo lavoro? «Da 25 anni mi occupo quasi esclusivamente di criminalità organizzata e terrorismo, ora mi occuperò di tutto, di tutte le problematiche legate anche al personale amministrativo. Un impegno complesso». Conosce il territorio salernitano? «Non come conosco quello napoletano ma ho una conoscenza discreta». Dai casalesi ai clan salernitani, che cosa cambia? «Non cambia molto, anche a Salerno c’è una camorra molto agguerrita e pericolosa, penso all’Agro nocerino sarnese. Le motodologie di lavoro saranno sempre le stesse». Secondo la relazione sull’amministrazione della giustizia a Salerno sono in aumento estorsioni e usura, in calo omicidi volontari e rapine. Che cosa significa per la sua esperienza? «E’ lo stesso trend di Napoli, identico, almeno per gli omicidi. Significa che la camorra a Salerno spara di meno ma fa più affari». La camorra non spara perché lo Stato la neutralizza: una chimera? «Per arginare la camorra l’intervento giudiziario non è sufficiente da solo. La lotta alle mafie deve costituire per una priorità dell’azione di governo, a Salerno come in tutto il Paese. Non accade oggi, non è mai accaduto dall’unità, solo interventi tampone. Abbiamo un sistema penitenziario tra i peggiori d’Europa. La criminalità organizzata è una grande questione nazionale irrisolta». La prima cosa che farà da “salernitano”? «Sto già cercando di orientarmi negli aspetti organizzativi. La prima cosa da fare è riempire gli organici, per le carenze tra i magistrati e tra il personale. Qui manca il dirigente amministrativo, una figura apicale per il buon funzionamento di un ufficio giudiziario». Salerno sarà l’ultima città di una brillante carriera? «Salerno è il mio ufficio, io non ho mai badato alla carriera. Per me è un traguardo, non lo vedo come una tappa. Io non ho fatto domanda per andare in un ufficio particolare, ho chiesto alcun uffici direttivi e mi hanno dato Salerno. Ne sono felice, perché posso lavorare con continuità e coerenza, le mie attitudini professionali». Ferruccio Fabrizio, La Città

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