ESCLUSIVA – Rastelli:

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    Intervista esclusiva della redazione di Tutto Napoli.net all’evergreen del calcio italiano e soprattutto campano Massimo Rastelli, attualmente in forza alla Juve Stabia. Attaccante dotato di una straordinaria velocità e agilità, nel 1998 nella sua prima apparizione in serie A con la maglia del Piacenza viene definito il calciatore più veloce della massima serie, test atletici evidenziarono che “Speed” Rastelli percorresse i 100 metri in 11 secondi.



    I tifosi partenopei sono estasiati dalla classe del Pocho Lavezzi ma soprattutto dalla sua enorme velocità, tu che sei stato in passato tra i calciatori più veloci del nostro campionato, ci sveli se questa caratteristica è una dote o frutto di allenamenti specifici?

    “La velocità è un dono naturale, gli allenamenti servono a dare forza, a migliorarsi tecnicamente e a displinarsi a livello tattico, ma in questo ambito contano esclusivamente le peculiarità fisiche. I calciatori veloci sono dotati di fibre muscolari particolari, le cosiddette fibre bianche, che sono più spesse rispetto alle fibre rosse e sfruttano prevalentemente Atp e meccanismi di anaerobici di risintesi, dotando l’atletica di una velocità esplosiva. Nei primi anni della mia carriera non potevo disporre dei mezzi tecnologici che ci sono ora, dove preparatori impostano un particolare carico di lavoro rapportato al fisico e cercando di limare i punti deboli. I miei primi mezzi erano spirito di sacrificio e allenamenti durissimi, col tempo ho raccolto i frutti del mio lavoro, nel 1998 test atletici evidenziarono che risultavo sui 20 e 60 metri il giocatore più veloce della serie A, e percorrevo i 100 metri in 11 secondi netti, cifre da sprinter. L’allora telecronista del Piacenza, Fabio Caressa, mi soprannominò “Speedy”Rastelli”. Per quanto riguarda Lavezzi, lo trovo un giocatore fantastico unisce velocità, tecnica e controllo di palla, quando è veramente in giornata è un missile”


    Perchè in alcune circostanze giocatori veloci vengono additati anche come giocatori egoisti?

    “Quando capita di sentirsi in forma, un giocatore affamato di successo cerca sempre di mettersi in mostra e la gloria personale, è una pecca soprattutto di calciatori giovani, poi col passar del tempo si capisce che bisogna giocare per il gruppo, è solo una questione di esperienza. Il mio maestro Corrado Errico mi diceva sempre che ero un grande giocatore quando giocavo ad ritmi alti, poi quando la fase della partita prendeva un ritmo blando ero un giocatore modesto, ma non sono mai stato egoista, preferivo più regalare assist ai compagni che segnare”.



    Che partita sarà Napoli-Benfica di questa sera?


    “Un po tutti temono questo Benfica, ma a mio parere sono i portoghesi che dovranno temere il Napoli, gli azzurri attraversano un periodo di forma ottimale e sulle ali dell’entusiasmo potrebbero surclassare tra le mura amiche la squadra di Sanchez Flores. Questa squadra mi piace moltissimo, i giovani azzurri non sono per niente appagati, e giocheranno sempre per vincere, l’organico poi è stato puntellato nelle zone più sofferenti, negli anni se la società riuscisse a trattenere i giocatori più forti questo Napoli diventerebbe una corazzata insuperabile



    Che ricordo hai della tua esperienza napoletana?

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