Punto quotidiano: Per Berlusconi, nessuna marcia indietro. Tutti a Napoli

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Sulla questione dell’immigrazione clandestina. Berlusconi assicura che “non c’è stata nessuna marcia indietro. Ho solo espresso certe considerazioni, premettendo che era solo una mia opinione personale”. Poiché le norme sono state inserite in un disegno di legge, invece che nel decreto legge, il Parlamento ha la possibilità “di approfondire la materia e la sua fattibilità”. Quindi ha annunciato che riprenderà “i contatti con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo”.
Sul reato di immigrazione clandestina precisa: “Una norma che preveda il carcere per, mettiamo caso, 4 mila immigrati clandestini che entrano al giorno, vuol dire avere tantissimi magistrati capaci di operare, altrettante carceri dove ospitarli. E’ un fatto che non ha nessuna concretezza”. D’accordo, ma è stata inserita nel ddl. Il Parlamento potrà non approvarla, ma resta il fatto che il Governo l’aveva inserita: era stato solo un gesto?
Berlusconi ha fatto queste dichiarazioni nel corso della conferenza stampa seguita al suo incontro con il presidente egiziano Munarak, dal quale è uscito un “partenariato strategico rafforzato” che, secondo il premier italiano, vuole inaugurare “un nuovo stile, un nuovo metodo di estrema concretezza”. Se sono rose, fioriranno. In concreto, Mubarak ha accettato l’invito a passare un week-end a Villa Certosa e, a sua volta, ha invitato Berlusconi, che ha accettato e ha precisato: “Non è la politica della pacca sulle spalle, è la politica della stima e del contributo che ciascuno può dare per migliorare la situazione in Medio Oriente e nelle situazioni di difficoltà”.
La vicenda del reato di immigrazione clandestina è però tutt’altro che finita. Mentre la Lega manifesta il proprio malumore, senza però andare molto oltre, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha detto di ritenere che non ci possa essere incostituzionalità tra l’eventuale introduzione del reato di immigrazione clandestina e gli articoli della Costituzione che prevedono il dovere dello Stato italiano di rispettare i diritti dell’uomo. Quindi ha precisato: “Ci sono altri Paesi, come la Francia e la Germania, che già prevedono nel loro ordinamento il reato di ingresso clandestino sul territorio nazionale, e va ricordato che qualora il Parlamento intendesse introdurre in Italia questo reato, sarebbe impossibile estenderlo a chi può dimostrare di essere un rifugiato politico, a chi è costretto a fuggire da un paese in cui non ci sono più le condizioni per rispettare i diritti degli uomini. Quindi non credo che ci possa essere una incostituzionalità fra gli articoli che prevedono il dovere dello Stato italiano di rispettare i diritti dell’uomo, e l’eventuale introduzione di questa fattispecie di reato”.
Ricordiamo che il disegno di legge sulla sicurezza presentato dal governo al Senato è di venti articoli e contiene l’istituzione del reato di ingresso illegale nel territorio dello Stato. Chi entra in Italia, “violando la normativa contenuta nel testo unico in tema di ingresso e permanenza degli stranieri”, viene condannato alla reclusione da sei mesi a quattro anni. In più c’è l’obbligatorietà dell’arresto del reo che verrà giudicato con rito direttissimo. Nel testo si stabilisce anche che il giudice, nel pronunciare sentenza di condanna, ordini l’espulsione dello straniero.

ECOMAFIA 2008. Una conferma dell’illegalità diffusa è venuta dal rapporto Ecomafia 2008 presentato ieri da Legambiente. In particolare, nel campo dei rifiuti, i reati accertati nel 2007 per violazione alla normativa sui sono oltre 4800, il 36% dei quali commessi nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Dopo la Campania, stabilmente al primo posto, il Veneto è balzato al secondo posto, a conferma dello spostamento verso nord del baricentro di questi traffici, non solo come zona di procacciamento degli scarti industriali smaltiti illegalmente nelle regioni centrali e meridionali d’Italia ma anche come sito finale. Se, al terzo posto, la Puglia.
E proprio in Puglia, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 imprenditori foggiani che operano nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è stata eseguita ieri dai carabinieri del Noe di Bari. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, diversi reati: associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito dei rifiuti, disastro ambientale, falso, deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento e deviazione delle acque di un fiume.
Si tratta di una discarica abusiva di circa 500.000 metri cubi, ritenuta dai carabinieri tra le più grandi d’Europa. Per costruirla, era stato deviato il corso delle acque di un fiume, forse per non farla apparire, anche durante i controlli aerei, come luogo di stoccaggio abusivo di rifiuti.
Nell’indagine sono coinvolte nove società, nei confronti delle quali sono in corso i sequestri di mezzi e attrezzature utilizzate nel traffico illecito dei rifiuti.
Più in generale, secondo il Rapporto, sono in aumento i reati, le persone denunciate, i sequestri effettuati e i clan: nel 2007 tutti i numeri dell’illegalità ambientale in Italia crescono in maniera preoccupante. Crescono in particolare gli incendi boschivi dolosi e gli illeciti accertati nei cicli del cemento e dei rifiuti. Sparisce nel nulla una montagna di rifiuti speciali alta poco meno di 2000 metri. Cosa nostra entra a pieno titolo nella gestione del ciclo dei rifiuti ed emerge la multifunzionalità del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall’agricoltura al racket degli animali. I clan dell’ecomafia salgono a 239 (36 in più rispetto allo scorso anno) e il loro giro d’affari stimato per il 2007 si attesta sui 18 miliardi e 400 milioni di euro (quasi un quinto del business totale annuo delle mafie) pur contraendosi rispetto all’anno precedente di circa 4,4 miliardi di euro.
Il bilancio dell’anno appena trascorso è di 83 reati contro l’ambiente al giorno: oltre 3 reati all’ora. Gli illeciti accertati dalle forze dell’ordine nel corso del 2007 sono 30.124, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate 22.069, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati 9.074 (più 19% rispetto al 2006).

TUTTI A NAPOLI. Evidentemente non si può lasciare solo Berlusconi a risolvere l’emergenza rifiuti. Ieri si è recato nel capoluogo campano il presidente Napoletano, il quale ha sottolineato che, per quanto riguarda i traffici dei rifiuti tossici, “in gran parte sono arrivati dal nord” e di questo deve essere “consapevole l’opinione pubblica delle regioni del Settentrione”.
La soluzione, ha detto il Presidente, “consiste nell’estirpare la criminalità e nell’eliminare la piaga dei traffici camorristici riprendendo la strada per creare le condizioni per un ordinato ciclo di smaltimento con soluzioni urgenti e non più rinviabili”.
Questa analisi l’avevamo fatta già alcuni giorni fa: il problema rifiuti si inserisce in quello più vasto della illegalità, che riguarda anche il Nord.  Questo aspetto era stato finora trascurato e il Capo dello Stato spiega che per sconfiggere la camorra “la magistratura sta facendo e farà la sua parte dando il suo contributo alla definizione e alla realizzazione di misure urgenti”.
L’impostazione restrittiva del Governo ha così consentito a Napoletano di creare una logica e ovvia cornice e di introdurvi la magistratura, invitata comunque a non ostacolare le misure urgenti.
Parallelamente, il Pd di Veltroni ha deciso  di intervenire con una serie di iniziative. Sabato prossimo il segretario del Pd, insieme ad una delegazione del governo ombra composta da Minniti (Interni) e Tenaglia (Giustizia) e di parlamentari, tra cui Serra e De Sena, insieme a dirigenti ed eletti campani, avrà a Caserta una serie di incontri con le istituzioni e le associazioni del territorio e nel pomeriggio darà vita insieme ai cittadini ad una iniziativa anticamorra tra San Cipriano e Casal di Principe.

ECONOMIA MALE. Secondo l’Ocse, l’economia italiana crescerà nel 2008 dello 0,5%, cioè praticamente niente. Nel 2009, invece, il Pil dovrebbe invece aumentare dello 0,9%. Nella Relazione unificata sull’economia, il Tesoro ha previsto a marzo una crescita dello 0,6% per quest’anno.
Di conseguenza, i conti pubblici potrebbero deteriorarsi nel 2008, come effetto del rallentamento della crescita e delle misure di aumento del deficit, compreso il taglio dell’Ici e dell’Irap.
Per questo motivo, il Governo, a parere dell’Ocse, dovrebbe tenere sotto controllo la spesa. Per questo l’avanzo primario non migliorerà nei prossimi due anni.
In altre parole, l’Ocse è meno ottimista dell’Ue sul “piano Tremonti”. 


Identità perduta? Certo non ci ritroviamo nella «dis-unione» a cui ci aveva abituato il governo di Romano Prodi, ma è innegabile che non ci si poteva aspettare un esecutivo di centrodestra compatto a dismisura e privo di criticità al suo interno. Se non altro perché, nonostante il repulisti delle ultime politiche, gli attori sul palcoscenico rimangono tanti, e tutti con il loro «pegno elettorale» da pagare. 

Ed ecco quindi che sul reato di immigrazione, gli alleati hanno iniziato a fare la voce grossa. Nel centrodestra infatti sono molte le resistenze e i dubbi di questi giorni rispetto ad una norma che presenta alcune lacune palesi. Non ci ritroviamo davanti ad una reazione come ci aveva abituato la sinistra radicale ai tempi dell’Unione. Non vedremo cortei, fischietti e girotondi. Le critiche rimangono sotto il pelo dell’acqua, ma abbastanza in superficie da far destare alcune perplessità sulla «coesione» del neonato PdL. Per esempio, Rotondi (Dc) e Giovanardi (PdL) non hanno perso tempo nel criticare aspramente il disegno di legge, entrambi ovviamente sensibili al richiamo di Santa Madre Chiesa, che pochi giorni fa ha voluto puntualizzare sulla proposta del Ministro dell’Interno leghista Maroni. Lo stesso senatore Ghedini (il primo che ha proposto a Berlusconi l’inserimento del reato nel pacchetto sicurezza), non ha escluso proprio ieri che, nel corso del dibattito parlamentare, questa ipotesi possa essere accantonata. Esiste quindi una palese mossa strategica di passare la patata bollente all’opposizione, scaricando un eventuale modifica al decreto su proposta alternativa del Partito Democratico.


E mentre An (o quel che ne rimane), sta cercando disperatamente di non farsi scavalcare dal «Carroccio» sul tema sicurezza (suo cavallo di battaglia), Berlusconi è sembrato non rimanere indifferente alle critiche sul disegno di legge incriminato, tanto da suggerire un dibattito parlamentare, mettendo in mezzo a forza il Partito Democratico che, ora come ora, non potrà rifiutare l’invito, pena l’attacco dell’opinione pubblica rispetto alla nuova serenità politica ritrovata. Almeno per il momento per il Cavaliere, la luna di miele «s’ha ancora da fare». Anche perché ora Silvio Berlusconi ha un altro bel problema per le mani da risolvere.


La maggioranza, in queste prime settimane, aveva ben poco tempo per osservare le sue «beghe» interne. Si doveva rispondere subito al paese. E così, fortunatamente, è stato. Purtroppo però fin quando il Popolo della Libertà non sarà un unico partito costituito, strutturato e concreto, ciascuna componente baderà prevalentemente ai propri interessi, ai propri uomini, continuando ad agire come partito composto da gruppi in concorrenza fra di loro per la supremazia ed il potere. Quando sentiamo uno come Italo Bocchino richiamare deputati facenti parte di «An», quando assistiamo alle lotte sanguinose per le poltrone delle commissioni parlamentari, allora scopriamo la vera faccia di un partito che ancora è solo «segnato sulle carte», e che di concreto e di unito, ha poco. E ciò che fa pensare e che, almeno per il momento, non si stia neanche pensando di procedere in maniera serena e sicura verso quel grande partito che dovrebbe sostituire il carrozzone targato «Forza Italia».


A parte An, e l’apparentamento della Lega, le piccole formazioni poi, vorranno aderire al progetto? Il Pri ad esempio, con due soli eletti, si ritrova Nucara nel gruppo misto e La Malfa nel PdL. Giunge voce che i due, a fine settimana, si scontreranno al congresso dei Repubblicani (non quelli americani purtroppo) e se ne daranno di santa ragione. E il partito dei Pensionati? E le varie DC? Per costringere queste formazioni ad entrare nel PdL sarà basilare una soglia di sbarramento alle prossime europee, pena il naufragio del neonato gruppo «liberal-moderato» (!?!).


Anche nel Partito Democratico si litiga. Veltroni e D’Alema, si stanno addirittura giocando la leadership dopo la sconfitta devastante di aprile (dopo le europee, o subito prima, ne vedremo delle belle in casa democratica). Litigare è fisiologico in un partito composto da tante anime. Nel centrodestra però, al contrario del centrosinistra, si sono sempre odiate le criticità e le divisioni. Berlusconi ha vinto, non solo per l’inaspettato slancio leghista, ma soprattutto per il coraggio dimostrato nel formare un partito unico e coeso in risposta al neonato Partito Democratico. Le incrinature, al momento quasi impercettibili, se non fermate in tempo, rischierebbero di fermare il progetto unitario del Cavaliere che verrebbe aspramente punito dal suo elettorato. Ora Berlusconi non può più stare a guardare e sarebbe conveniente porre subito rimedio anche alle piccole «scaramucce» prima che diventino furibonde liti. Sarebbe davvero un regalo inaspettato al Partito Democratico. Non ce lo possiamo permettere.  Da Punto Quotidiano


                                              Michele De Lucia

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