POSITANO, PROCESSATE ZEFFIRELLI

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POSITANO — Una storia favolosa quella di Franco Zeffirelli e del suo buen retiro a Positano, finita in modo inglorioso: con una richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero Roberto Penna, della Procura di Salerno. I capi di imputazione vanno dal concorso in abuso d’ufficio, truffa ai danni dello stato, del falso ideologico alla occupazione di area demaniale.
I fatti si riferiscono a una transazione giudicata irregolare dall’accusa avvenuta con l’Agenzia del demanio nel 2006, in base alla quale al complesso di tre ville sulla scogliera di Positano venne annesso un pezzo di area demaniale; le tre ville di recente sono state vendute all’imprenditore sorrentino Giovanni Russo, già proprietario degli isolotti de Li Galli, ex proprietà del ballerino russo Rudolph Nureyev. Le indagini cominciate nel 2007 hanno riguardato la transazione fatta dall’immobiliare Ipa Srl cui è intestata villa Zeffirelli. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda il regista, quale gestore, detentore e fruitore della proprietà, due suoi figli adottivi che facevano parte della società, l’avvocato romano che l’amministrava, un alto dirigente dell’Agenzia del demanio di Roma, l’ex dirigente dell’Agenzia a Salerno, un avvocato salernitano, un geometra, e il responsabile di area del Comune di Positano.
Un acquisto illegittimo e ingiustificato, fatto a prezzi stracciati e per uno spazio superiore a quello dichiarato, secondo il sostituto procuratore Roberto Penna che conduce le indagini. In base a queste accuse la sezione operativa della Guarda di Finanza di Salerno aveva sequestrato 4.315 metri quadrati di area demaniale di pertinenza degli immobili di proprietà della società Ipa srl, ma in uso da decenni dal famoso regista. L’inchiesta è nata in seguito all’annullamento da parte del Tar, il 15 giugno 2006, amareggiato Franco Zeffirelli è indagato insieme ad altre 11 persone per l’acquisto dell’area costiera dove sorge la sua dimora del l’acquisto dell’area demaniale delle ville per 96.000 euro perché non vi riscontrò quello che doveva essere un «pubblico interesse» . Costruite su un piccolo nucleo, le dimore detta « Tre ville» è diventata con il tempo un enorme complesso che si è esteso fino al mare, nonostante esistano alcuni vincoli di inedificabilità. La società Ipa ha il diritto reale per uso proprio e l’esercizio di attività culturale del luogo. La Mia Investissement, con sede in Svizzera, ha invece rilevato la nuda proprietà al prezzo dichiarato nel 1990 di 500 milioni di vecchie lire. Il complesso, invece, varrebbe circa 14 milioni di euro. Così, tra varie vicissitudini si arriva poi alla vertenza tra l’Ipa ed il ministero delle Finanze per la scogliera costruita ed occupaga abusivamente, alla fine si decide per la transazione.

Michele Cinque

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