QUELLA PUBBLICITA´ E´ DEMENZIALE. DE MASI ATTACCA LA CAMPAGNA DELLA REGIONE

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NAPOLI — Appena dieci giorni alla guida dell’assessorato regionale al Turismo, neanche il tempo di passare il testimone a Claudio Velardi, che spara: «Quella pubblicità è demenziale». Il sociologo, Domenico De Masi, intervistato dal Sole 24Ore, commenta la campagna pubblicitaria inventata dal vulcanico Velardi, suo successore, avendo, De Masi, preferito impegni accademici e Fondazione Ravello (di cui è presidente) al lavoro istituzionale. Dice: «È stato chiesto anche a me di realizzare una campagna pubblicitaria, ho rifiutato. Come consulente aziendale non consiglierei mai una pubblicità nei momenti di débacle». Il commento sferzante è: «Demenziale». Va oltre, poi. De Masi parla di «atteggiamento culturale. Se a Brescia ci fosse l’emergenza spazzatura, il vescovo pregherebbe e poi si metterebbe a organizzare. A Napoli tira fuori il sangue di San Gennaro e vede se si scioglie». Insomma ne ha da dire anche al cardinale Crescenzio Sepe. Qual è il risultato della sua analisi sociologica? Che questo atteggiamento (cioé l’incapacità di fare sistema, di organizzarsi) «ha radici profonde, ma non ha più attenuanti. È un’incapacità strutturale.
L’immondizia non è solo una metafora, ma un esempio. È come se nel corpo umano non funzionasse cuore, milza, fegato, intestino e reni. Tutto insomma». Qual è l’antidoto? «In Campania si finisca, come in altre regioni del Sud, con un approccio preindustriale basato sull’informalità e sull’approssimazione». Un ragionamento condito da altre chicche: del tipo «le denunce della stampa estera sono legittime » e «le intelligenze più fervide qui si dedicano alla criminalità». Gomorra docet. De Masi dixit. E Velardi? Cosa risponde?
«Non vale la pena rispondere a De Masi», se la sbriga così l’assessore al Turismo. Mentre l’ideatore della campagna demasianamente «demenziale », che ha come fil rouge «munnezza a chi?», Luca Maoloni della AmNewton21, oltre a precisare che non è stata mai proposta a De Masi perché è un’idea successiva smonta la teoria dal punto di vista del marketing: «Tutte le regole della comunicazione internazionale ci dicono che è nei momenti di grande difficoltà si deve investire nella pubblicità. Se tutto andasse bene, non ce ne sarebbe bisogno». Ma quando si capiscono i risultati? «Diciamo che nell’arco di un paio di mesi — prosegue Maoloni — ce ne dovrebbero essere. Ma un prodotto come la Campania ha un meccanismo differente. Il nostro intento è far tornare la gente a Napoli. E diciamocelo la gente non gira più in città per quello che ha letto e visto in tv, perché l’emergenza ha lambito Napoli, ma mai invaso il centro cittadino». «Demenziale non lo direi mai — spiega Teresa Naldi, presidente degli industriali del turismo —. È un giudizio che non darei su nessuna cosa. Detto questo certo meno si parla di immondizia in questo momento meglio è. Il problema va affrontato non discusso».
Simona Brandolini

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